venerdì, 26 Luglio 2024
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TRACCE DELLE DEVASTAZIONI DI ANNIBALE A TOSSAL DE BALTARGA, SITO PRESSO BARCELLONA

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L’avanzata di Annibale su Roma durante la Seconda Guerra punica causò il caos tra coloro che si trovavano sul suo cammino e un devastante incendio in una fattoria di Tossal de Baltarga dell’Età del Ferro iberica potrebbe essere la prova del danno causato dalle sue truppe più di 2.200 anni fa, secondo un nuovo studio.

Secondo l’autore principale dello studio, Oriol Olesti Vila, un docente di Antichità e Medioevo presso l’Università Autonoma di Barcellona, l’incendio avrebbe completamente distrutto la fattoria e quasi tutto ciò che conteneva, incluso quattro pecore, una capra e un cavallo, arsi vivi, anche se gli individui che vivevano nelle strutture sembrano essere scappati, poiché non sono stati trovati resti umani.

Olesti Vila conferma che si è trattato di un incendio mlto grande in cui tetto e soffitto di legno, i due piani dell’edificio erano separati da un tramezzo di legno, sono stati completamente andati distrutti. Lo studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Environmental Archaeology, descrive gli scavi archeologici e analisi dei resti di Tossal de Baltarga, un insediamento dell’Età del Ferro nella catena montuosa dei Pirenei, a circa 115 chilometri a nord di Barcellona, ​​nella regione spagnola della Catalogna e vicino al confine con la Francia.

I manufatti includono un singolo orecchino d’oro, che sembra essere stato deliberatamente nascosto, e potrebbe essere la prova dell’attacco cartaginese, secondo Olesti Vila.

L’insediamento di Tossal de Baltarga ospitava un gruppo di Ceretani, una popolazione autoctona famosa per l’allevamento del bestiame nelle valli montane e menzionata negli scritti sia greci che romani di quel periodo.

Gran parte dell’insediamento è stato gravemente danneggiato durante i millenni, ma i resti della fattoria sono parzialmente sopravvissuti perché chi si stabilì nel sito, utilizzò i resti per costruirvi altre strutture.

Le monete provenienti dalla Gallia meridionale scoperte nel sito fanno risalire l’incendio distruttivo all’ultimo quarto del III secolo a.C., al tempo della Seconda Guerra punica tra Cartagine e Roma, dal 218 al 201 a.C.

Olesti Vila ritiene che l’intero insediamento sia stato dato alle fiamme dalle truppe predoni dello statista cartaginese Annibale Barca, che notoriamente portò i suoi eserciti da Cartagine nel Nord Africa e attraverso quelle che oggi sono la Spagna, la Francia meridionale e le Alpi europee per invadere l’Italia.

La più grande impresa di Annibale fu quella di portare elefanti da guerra attraverso le Alpi, quale arma in più per l’invasione, probabilmente i primi elefanti mai visti in Europa, fino a realizzare il quasi controllo di gran parte dell’Italia meridionale.

Roma si riorganizzò e nel 204 a.C. il console romano Publio Cornelio Scipione invase l’Africa cartaginese; Cartagine richiamò quindi Annibale e i suoi eserciti dall’Italia, ma alla fine subì la sconfitta. Da allora in poi Scipione fu conosciuto come Scipione l’Africano e Cartagine divenne subordinata a Roma; fu distrutta definitivamente nel 146 a.C. al termine della Terza Guerra punica, dopo la rottura di tutti gli arcordi commerciali e politici stabiliti in precedenza.

Olesti Vila ritiene che lo storico greco Polibio (che visse tra il 200 e il 118 a.C. circa) registrò che Annibale combatté diverse battaglie durante la sua traversata dei Pirenei, ed è probabile che l’incendio distruttivo a Tossal de Baltarga fosse una conseguenza di una di queste.

Sebbene gli incendi domestici fossero comuni in quel periodo, questo avrebbe distrutto l’intera casa e ci sono tracce di un simile incendio in molti altri edifici dell’insediamento e secondo Olesti Vila, il fatto che gli animali fossero rinchiusi nel piano inferiore della casa, invece di vagare nei pascoli all’aperto, era la prova che gli abitanti dell’insediamento si aspettavano una sorta di attacco. Inoltre, tra i resti di un altro edificio sono stati rinvenuti i resti carbonizzati di un cane, che probabilmente era stato legato.

Anche l’orecchino d’oro sembra essere stato deliberatamente nascosto in un piccolo vaso al secondo piano della casa, un’ulteriore evidenza che i padroni di casa sospettavano guai in arrivo.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: UAB Barcelona

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