giovedì, 28 Marzo 2024
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LA DIETA DEI NEANDERTHALIANI INCLUDEVA ANCHE I CARBOIDRATI!

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Un nuovo studio pubblicato sulla rivista PNAS da un team condotto da Christina Warinner dell’Università di Harward afferma che anche l’Uomo di Neanderthal mangiasse cibi ricchi di amido, un composto della classe dei carboidrati.

Secondo le recenti ricerche, intorno ai due milioni di anni or sono, le specie di ominidi che si sono succedute hanno avuto la cosiddetta “svolta carnivora che ha ovviamente influenzato Neanderthaliani e Sapiens.

A differenza dei felini, gli ominidi non possono nutrirsi principalmente di proteine e la più grossa ghiandola del corpo, il fegato, non riuscirebbe completamente a contribuire alla digestione dei grassi. Prima della rivoluzione agricola neolitica, il grasso animale era una componente cruciale della paleodieta, portando alla teoria che gli ominidi cacciassero principalmente animali più grandi, che avevano strati di grasso più importanti. Quando la mega-fauna ridusse la sua presenza, a causa di estinzione o di adattabilità, gli ominidi ricorsero a fauna più piccola e ad alimenti vegetali.

Nel caso dell’Homo Sapiens, la loro fase di caccia-raccolta si rivolgeva ad ogni tipo di alimento nutritivo e quello di tipo vegetale spaziava tra radici, bacche, noci, ghiande, i carboidrati della paleodieta. Per i Neanderthaliani, gli studi attestano una comunanza di intenti alimentari con i Sapiens ma si è anche ipotizzato che la loro cassa toracica attestasse l’ingrossamento del fegato per far fronte a una dieta a base quasi completa di carne. Gli studi realizzati nei numerosi siti neanderthaliani della Penisola iberica attestano, infatti, che i nostri cari ominidi si nutrivano anche di radici, bacche e noci.

Il nuovo studio coinvolge oltre 50 ricercatori provenienti da tutto il mondo e postula che non solo i Sapiens ma anche i Neanderthaliani mangiassero alimenti ricchi di amido e carboidrati già da 100.000 anni fa.

I ricercatori si sono proposti, dunque, di chiarire la storia evolutiva dei batteri orali generati dagli amidi nella linea degli ominidi: il microbioma orale. Hanno identificato i batteri nel calco dentale dei Neanderthaliani, dei primi Sapiens e degli umani contemporanei, confrontando i risultati con i batteri nella placca sui denti di grandi scimmie e scimmie urlatrici. La placca dei Neanderthaliani studiata in questa ricerca era datata a circa 100.000 anni or sono.

Il metodo di identificazione dei batteri è interessante: utilizzando tecniche all’avanguardia, i ricercatori hanno sequenziato miliardi di frammenti di DNA conservati nella placca fossilizzata per ricostruire i genomi batterici, una sorta di ricostruzione di un vaso ceramico in frammenti. Il team ha scoperto 10 gruppi di batteri che erano stati mantenuti durante l’evoluzione degli ominidi africani e sono stati trovati anche nelle scimmie urlatrici.

Il team ha anche identificato importanti differenze nelle specie e nella funzione dei batteri della bocca tra ominidi e scimpanzé e hanno trovato un alto grado di somiglianza tra i Neanderthaliani e i Sapiens moderni: questo fattore potrebbe indicare adattamenti condivisi nel metabolismo dei nutrienti.

La più grande sorpresa dello studio è stata la scoperta, nell’Uomo di Neanderthal e nel Sapiens, di particolari ceppi di streptococchi, appositamente adattati per abbattere l’amido: nessuno degli altri primati ha questo tipo di  batteri che “catturano” gli enzimi, che digeriscono l’amido dalla saliva umana, usati poi per nutrirsi.

Secondo lo studio, dunque, il meccanismo genetico utilizzato dai batteri per abbattere l’amido è attivo solo quando questo fa parte della dieta regolare e il “delizioso batterio” sembra essersi evoluto con la nostra dieta: dunque, Sapiens e Neanderthaliani avrebbero mangiato amido mentre altri primati no.

Inoltre, i ricercatori hanno rilevato diversità genetica nei batteri orali dell’Uomo di Neanderthal e il Sapiens della tarda età della pietra che non è stata osservata nelle popolazioni umane moderne successive.

Secondo la  Warinner, quindi, l’aggiunta di amido e carboidrati nella paleodieta, inondando il corpo di glucosio, avrebbe portato alla crescita del cervello umano e i dati sul dati sul microbioma chiaramente indicano che gli ominidi avevano scoperto una nuova fonte di cibo, radici, verdure ricche di amido e semi: il microbioma condiviso supporterebbe anche le ripetute teorie di mescolanza tra i Neanderthaliani e Sapiens in Europa e nel Medio Oriente.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Harvard

Uomo di Neanderthal

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