lunedì, 11 Novembre 2024
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IL “LIBRO DELLE DUE VIE”, UNA MAPPA PER L’ALDILA’ EGIZIANO

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Nel marzo/aprile del 2012, vicino alla città egiziana di Minya,  il Progetto Dayr al-Barsha, dell’università belga KU Leuven, ha scavato nel sito del complesso funerario di Medio Regno del nomarca Ahanakht I. La tomba di Ahanakht I è piuttosto conosciuta, dal momento che è stata esplorata tra il 1891 ed il 1891 e completamente scavata dallarcheologo americano George Andrew Reisner nel 1915, sostenuto dalla Harvard University e dal Museum of Fine Arts di Boston.

Il sito conserva la necropoli principale dei governatori della regione durante il Medio Regno, all’incirca dal 2055 al 1650 a.C., e vanta molte tombe riccamente decorate.

Gli scavi dell’università belga hanno portato alla luce i resti di un sarcofago del Medio Regno, di una donna di nome Ankh, sulle cui pareti sono riportati i versi della prima versione de Il Libro delle due vie, una sorta di mappa mistica mappa per l’aldilà egiziano.

Libro delle due vie

Questa “guida per l’utente”, un precursore del corpus di testi funebri egiziani noto come “Il Libro dei Morti“, descriveva due percorsi con i quali l’anima, avendo lasciato il corpo dei defunti, poteva navigare attraverso degli ostacoli spirituali negli inferi per raggiungere il regno di Osiride, il dio della morte, che era lui stesso morto.

Secondo Rita Lucarelli, docente di Egittologia all’Università della California, Berkeley, gli antichi egizi erano ossessionati dalla vita in tutte le sue forme e la morte era una nuova vita. I due viaggi rappresentati nel Libro delle due vie, uno via terra e l’altro via acqua, erano una sorta di odissea purgatoria, straordinariamente ardua e così piena di pericoli che avevano bisogno di guide mortuarie come questo libro per accompagnare l’anima e garantire il suo passaggio sicuro.

Harco Willems, egittologo dell’Università di Lovanio in Belgio, ritiene che tra gli ostacoli, il defunto deve combattere contro demoni, fuoco ardente e custodi armati, che proteggono il corpo di Osiride contro le divinità intenzionate a impedire la sua rinascita. Il successo nel viaggio nell’aldilà richiedeva un’attitudine per la teologia arcana, una padronanza dei potenti incantesimi di resurrezione e una conoscenza dei nomi, non solo dei custodi degli inferi, ma anche dei bulloni delle porte e delle assi del pavimento.

In un recente studio pubblicato sul Journal of Egyptian Archaeology, Willems ha spiegato in dettaglio come un team di ricercatori, sotto la sua direzione, abbia scoperto i resti di un “Libro delle due vie” di circa 4.000 anni or sono, la prima copia conosciuta illustrata.

Nel 2012, dunque, il team ha riaperto una tomba abbandonata da tempo e il pozzo su cui Willems ha investigato era uno dei cinque nel complesso tombale del nomarca Ahanakht I. Alcuni metri più in basso, i ricercatori hanno scoperto i resti di un sarcofago trascurato dalle precedenti campagne di scavo il cui contenuto, però, era stato saccheggiato e distrutto da funghi degradatori del legno. Solo due pannelli di cedro in decomposizione hanno rivelato incisioni preziose con immagini e geroglifici.

Con stupore di Willems, i frammenti di testo provenivano da una copia de “Il libro delle due vie” e le iscrizioni trovate nelle vicinanze si riferivano al regno del faraone Mentuhotep II, che regnò fino al 2010 a.C. Questa scoperta suggerisce che il testo è più vecchio di quattro decenni di una delle due dozzine di copie esistenti.

La spedizione Reisner del 1915 è principalmente ricordata per la scoperta della tomba del governatore provinciale Djehutynakht, il predecessore di Ahanakht I. Tra i rinvenimenti, una testa mummificata, un busto senza testa e senza arti, diversi sarcofagi in legno di cedro finemente decorati appartenuti a Djehutynakht e sua moglie, diversi vasi canopi e un gran numero di manufatti del corredo  funerario come ceramiche, diversi modellini di barche, molti modelli di uomini e donne raffigurati nello svolgere attività quotidiane; il portico della cappella è in cattivo stato, la camera funerario ancora integra, seppur saccheggiata.

Purtroppo, un albero secondario della tomba, etichettato come Tomb 17K85/1B, è risultato vuoto, anch’esso completamente saccheggiato e abbandonato alla ricerca.

Aiutato dal diario di scavo di Reisner, Willems ha ripreso a documentare la Tomba 17K85/1B in modo più dettagliato. La tomba ha riportato centinaia di frammenti di assi di sarcofago in cedro sparsi come se fossero stati sparpagliati da un’esplosione. Data la fragilità del legno antico, gli archeologi hanno accuratamente prelevato i frammenti per la conservazione all’università, in Belgio.

Le decorazioni sono tutte realizzate in colori brillanti, mentre i testi ieratici venivano scritti con inchiostro nero o rosso e successivamente rintracciati grossolanamente con un coltello. Sebbene quasi tutto il colore sulle tavole fosse scomparso e fossero rimasti solo i graffiti, Willems è riuscito a decifrare molte delle incisioni usando immagini ad alta risoluzione e io software DStretch, uno strumento per la valorizzazione digitale dell’arte rupestre.

Alcune delle assi erano incise con il nome Djehutynakht e Willems inizialmente ha creduto che il sarcofago fosse quello del governatore. Ma un’attenta ispezione ha rivelato che la sua occupante era in realtà una donna di nome Ankh, imparentata con un alto funzionario della provincia, anche se i riferimenti nelle iscrizioni adoperano il pronome maschile “lui”, usualmente usato per le donne decedute che avevano bisogno di essere, nel viaggio nell’aldilà, come Osiride.

Ultima considerazione. In base alla generosità e alla ricchezza dell’individuo deposto, l’iscrizione de Il Libro delle due vie nei sarcofagi differiva in lunghezza e decorazione.

Differenze di classe…

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

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