martedì, 19 Marzo 2024
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DIVINITA’ E FARAONI NELLA VALLE DEI RE – ultima parte

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Si conclude la panoramica sulle rappresentazioni di divinità e faraoni all’interno dei complessi funebri della Valle dei Re. Cliccare qui per la prima parte e la seconda parte. Buona lettura.


Nefertum, figlio di Ptah e della consorte Sekhmet, era rappresentato come bambino o come uomo con un fiore di loto sulla testa. Il loto, particolarmente quello blu, era un importante simbolo di resurrezione e ringiovanimento, poiché i suoi fiori si chiudono al crepuscolo e sbocciano nuovamente all’alba. Nella mitologia della creazione, si diceva che dalle acque primordiali fosse emerso il fiore di loto, dal quale si sarebbe distaccato per la prima volta il dio sole. In tal modo Nefertum era visto come incarnazione del dio sole all’alba. Probabilmente in virtù della fragranza naturale del fiore di loto, Nefertum era venerato anche come dio degli unguenti e dei profumi[20].

Horemheb abbraccia Hator

Un’altra dea importante, che compare per la prima volta nella tomba di Horemheb, è Maat, presente su entrambi i lati del passaggio alla camera funeraria nell’atto di salutare il re. Raffigurata come donna con una piuma di struzzo [21] sulla testa, Maat simboleggiava il giusto ordine dell’universo. E’ citata fin dall’Antico Regno, in particolare nei Testi delle Piramidi, dove si dice stesse dietro Ra. A partire dal Nuovo Regno divenne figlia di Ra e perciò sorella del sovrano regnante (che era considerato figlio di Ra). Inoltre era associata a Osiride e a Ptah[22] ed era identificata come moglie di Thot, dio degli scribi. Uno dei ruoli principali del re era quello di preservare la Maat, ovvero di regnare con giustizia e saggezza e di reggere l’equilibrio dell’universo; la dea Maat era la personificazione di questo concetto[23].

La tomba di Ramesse I, anche se scavata frettolosamente e poco decorata, contribuisce ad arricchire il repertorio delle scene che coinvolgono il re e varie divinità. Sulla parete dell’entrata si vedono le rappresentazioni del re con Maat, Ptah e Nefertum. Una scena adiacente mostra il re abbracciato da Harsiese e Anubi.

Horus/Harsiese conduce Nefertari dinanzi ad altre divinità

La parete posteriore è dominata da Osiride e dal dio scarabeo Khepri, seduti schiena contro schiena sui rispettivi troni. Khepri è un’immagine del dio sole connesso specificamente all’alba, quindi è un’icona dell’unione di Osiride con una forma di Ra. Compaiono poi due nuove divinità nell’atto di aiutare Harsiese nel condurre Ramesse I a salutare Osiride: la prima è Atum (foto in alto), antico dio identificato come creatore nella teologia di Heliopolis. Ritratto come uomo con la barba arrotolata propria della divinità, spesso indossa la doppia corona dell’Egitto unificato. La seconda è Neith, una dea preistorica molto importante, identificata soprattutto quale divinità guerriera. Il suo nome veniva scritto con frecce e archi incrociati e due dei suoi epiteti erano “Signora dell’arco” e “Sovrana delle frecce“. Alla pari di Hathor, si sarebbe manifestata come l’occhio vendicativo di Ra. Inoltre era collegata con le acque primigenie del Nun, il mare primordiale, e sarebbe stata associata a Mehet-Ueret, divinità creatrice bovina connessa all’inondazione. Neith era anche una dea madre, che fin dall’Antico Regno rivestiva un ruolo nella religione funeraria: nei Testi delle Piramidi si unisce a Iside, Neftis e alla dea scorpione Serket per custodire Osiride[24].

Nella tomba di Ramesse I il re è rappresentato in atteggiamenti di giubilo anche con le anime di Pe, a testa di sciacallo, e di Nekhen, a testa di falco. Questi esseri semi-divini rappresentano i sovrani predinastici dell’Alto e del Basso Egitto, risultando così antenati simbolici dei monarchi del Nuovo Regno. Il loro ruolo era quello di servire i re sia viventi sia defunti nonché di celebrare il sorgere quotidiano del sole, e perciò la resurrezione.

Ra Harakhti

La tomba vanta un repertorio molto ampio di scene che includono un certo numero di nuove divinità. Il rapporto reciproco tra sovrano e dio diventa qui più evidente, ad esempio nella scena che mostra il re mentre offre incenso e libagioni a Osiride. Nel primo corridoio d’accesso compare per la prima volta l’icona del monarca nell’atto di compiere offerte a Ra-Harakhty: questa scena è visibile nella maggior parte di tombe reali per il resto del Nuovo Regno. Ra-Harakhty, una sintesi degli dei solari Ra e Horus dei Due Orizzonti, rappresenta il sole al mattino. Si tratta soltanto di uno dei molteplici aspetti in cui Ra appare nelle tombe reali, poiché, con Osiride, era essenziale alla resurrezione del re[25].

La prima sala ipostila della tomba di Sethi I ha quattro pilastri, sulle cui superfici furono scolpite e dipinte rappresentazioni di molte divinità. Si riconoscono Hathor, Iside, Neftis, Serket, Maat e Neith, insieme ad Atum, Ptah-Sokar-Osiride, Nefertum, Khepri e Ra-Harakhty. Per la prima volta compaiono anche Shu, dio dell’aria, e Geb, suo figlio. Shu era figlio del dio creatore Atum, sposato alla sorella Tefnut. Insieme generarono Geb, la terra, e Nut, il cielo. Padre, figlio e figlia sono spesso ritratti insieme nell’arte egizia, con Shu, in piedi, interposto fra Geb e Nut nell’atto di separarli. Un mito narra dei due uniti in amplesso soltanto nei cinque giorni epagomeni che completavano l’anno, durante i quali venivano concepiti Osiride, suo fratello Seth e le sorelle Iside e Nefti[26].

Shu è rappresentato come leone o come uomo con una piuma (il geroglifico del suo nome) sulla testa. Lo troviamo nei Testi dei Sarcofagi e Testi delle Piramidi, ma compare di rado prima del Nuovo Regno. Il centro principale di culto di Shu e della sua consorte Tefnut, era Leontopolis[27].

Geb e il suo geroglifico in alto

Geb è spesso citato nei Testi delle Piramidi, spesso associato a Ra, o utilizzato per rappresentare la tomba in cui il re sarebbe stato sepolto. In quanto padre di Osiride, primevo re d’Egitto, è anche collegato alla monarchia. Rappresentato solitamente come uomo, il suo animale sacro era l’oca (il geroglifico usato per il suo nome); nella tomba di Ramesse VI è ritratto con testa di lepre. La sua pelle è solitamente verde, a simboleggiare lo stretto legame con la fertilità e il suo corpo può essere adorno di piante. Le immagini lo mostrano con il fallo eretto mentre si unisce a Nut ricurva su di lui[28].

Thot, a testa di ibis, dio degli scribi e della saggezza, appare per la prima volta nella tomba di Sethi I. Le sue funzioni erano per lo più quelle di guarire e di riconciliare, intervenendo nelle dispute fra gli dei. In origine divinità lunare, è ritratto, oltre che come ibis o come uomo a testa di ibis, anche come babbuino. Già importante in epoca predinastica, Thot è spesso citato nei Testi delle Piramidi, dove accompagna o assiste Ra nel suo viaggio attraverso il cielo. I suoi natali sono incerti, poiché è noto come figlio di Ra, di Horus e persino di Seth. L’importanza di Thot nel Nuovo Regno si rispecchia nel nome Tuthmosis[29], portato da quattro faraoni della XVIII Dinastia. Il principale tempio di Thot sorgeva nell’Egitto centrale, a Hermopolis. Cimiteri sotterranei e pozzi gremiti di ibis mummificati dei periodi tardi della storia egizia attestano l’alta considerazione di cui questo dio continuava a godere[30].

Se il repertorio delle divinità rappresentate insieme al re rimane pressoché costante per tutto il resto della XIX dinastia, nella tomba di Ramses III, secondo re della XX dinastia, troviamo delle novità. Da questo momento in avanti, infatti, gli dei maggiori sono ritratti con minore frequenza, mentre divinità meno importanti assumono più rilevanza. Un oscuro dio chiamato Shepsi, ad esempio, divinità provinciale di Hermopolis, congloba Ptah, Ra-Harakhty, Khepri, Atum, Thot, Nefertum e Geb sui pilastri di una sala. Appaiono anche Meret, una dea della musica collegata all’ordine cosmico, e Horus-Khentekhtai da Athribis, sito del Delta. Nella tomba di Ramses II incontriamo gli dei del deserto Sopdu e Onuri e, nell’anticamera, Bes, un dio della famiglia rappresentato sotto forma di nano grottesco con coda di leone.

Muro posteriore della camera sepolcrale di Ramses VI con immagine della dea Nut

A partire dalla tomba di Ramses V/VI l’immagine del re dinnanzi a Ra-Harakhti nel corridoio d’accesso è combinata con quella dello stesso re con Osiride. Compare una nuova dea, Meretseger, “Colei che ama il silenzio”, patrona di el-Qurn, il picco che domina la Valle dei Re. Meretseger viene rappresentata generalmente come un cobra in posizione d’attacco, a volte con testa di donna, più di rado come donna a testa di serpente o come scorpione dalla testa muliebre.

Molti altri dei, dee, demoni e spiriti appaiono nella decorazione delle tombe reali a Tebe e popolano le scene relative ai vari libri del cielo e dell’Aldilà, oppure partecipano alle illustrazioni connesse al Libro dei Morti[31].

 

Daniele Mancini

Note e approfondimenti bibliografici:

[20] HAWASS, Z., LeTombe Reali di Tebe, NOVARA, 2006, p. 82

[21] Geroglifico che sta per il suo nome.

[22] Spesso rappresentato in piedi su un basamento, che è un’altra forma del nome della dea

[23] HAWASS, 2006, p. 84

[24] WEEKS, K. R., (a cura di), La Valle dei Re. Le Tombe e i Templi funerari di Tebe Ovest, VERCELLI, 2001, p. 129

[25] ABITZ, F., Konig und Gott. Die Gotterszenen in den agyptischen Konigsgrabern von Thutmosis IV bis Ramses III, WIESBADEN, 1984, pp. 66-77

[26] HAWASS, 2006, p. 86

[27] Oggi Tell el-Muqdam

[28] REEVES, N., WILKINSON, R.H., The Complete Valley of the Kings, LONDRA, 1996, pp. 40-42

[29] Letteralmente “generato da Thot”

[30] WEEKS, 2001, pp. 130-135

[31] HAWASS, 2006, p. 87-88

 

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