DALLE DISTRUZIONI DELL’isis AL PALAZZO ASSIRO
Un team di archeologi tedeschi dell’Università di Heidelberg ha recentemente esplorato le rovine di un antico palazzo tardo assiro: siamo a Mosul, l’antica Ninive, in Iraq, tristemente conosciuta recentemente per questioni non archeologiche o storiche, e gli studiosi hanno potuto accedere ai resti architettonici di un particolare palazzo alla fine dei contrasti bellici, dopo che l’area aveva subito la recrudescenza della milizia terroristica dello stato islamico o isis (volutamente in minuscolo…).
Peter Miglus, docente di archeologia all’Università di Heidelberg, conferma amaramente che gli estremisti islamici, che hanno causato un’ennesima grande distruzione, avevano due obiettivi: un’ennesima distruzione ideologica o propagandistica ai danni della famosa moschea eretta sulla Tomba del profeta Giona (per la violazione al divieto delle immagini…) e una depredazione senza precedenti. La fitta rete di tunnel scavata sotto la mosche, tra gli ambienti del palazzo, dimostra che i conquistatori di Ninive non abbiano distrutto tutto nel 612 a.C. che, invece, i predatori islamici hanno rimosso per rivendere e per finanziare la loro sporca guerra.
Il palazzo tardo assiro di Tell Nebi Yunus, la collina dell’insediamento meridionale di Ninive, era precedentemente noto dalle iscrizioni dei re assiri Sennacherib (704 – 681 a.C.) e Asarhaddon (680 – 669 a.C.). I primi scavi archeologici sono stati effettuati già nel XIX secolo ma lo sviluppo della collina, la costruzione della moschea, delle case private e di un cimitero moderno ancora esistente hanno impedito un’indagine approfondita del complesso palaziale.
Nell’estate del 2017, dopo la liberazione di Mosul, la direzione del Consiglio di Stato per le Antichità e il Patrimonio iraqeno ha proposto a Miglus di indagare sullo stato dei resti archeologici di Tell Nebi Yunus. Nel 2018, durante due viaggi di ricerca, è stato realizzato il completo rilievo topografico della collina di Nebi Yunus, l’esplorazione, la documentazione degli scavi illegali e dei resti architettonici rimasti esposti del palazzo assiro. Nell’estate del 2018, Stefan M. Maul, docente dell’Istituto di Assiriologia di Heidelberg, ha ottenuto una concessione di ricerca di cinque anni per la parte occidentale di Ninive.
Gli studiosi confermano di essere rimasti estasiati quando, durante le ricognizioni, si sono imbattuti nella “sala del trono”, un ambiente lungo circa 55 metri, la più grande conosciuta fino ad oggi nell’Impero assiro. All’interno hanno fatto scoperte sensazionali, dalle lastre di pietra posti come ortostati, che hanno iscrizioni dai committenti costruttori assiri, a frammenti di sculture, tavolette di argilla, iscrizioni di ogni tipo e anche oggetti più piccoli che erano stati tenuti nelle stanze intorno alla sala del trono e non portati via dai predoni islamici.
La prima campagna di scavi a Tell Nebi Yunus si è svolta dal 20 agosto al 15 ottobre 2019, guidata dai due studiosi tedeschi. Durante gli scavi 2019, sono emersi gli ultimi preziosi reperti non depredati che mostrano ancora la bellezza dell’arte e dell’architettura di quel periodo.
Miglus conferma, purtroppo, che a causa della pandemia sarà difficile organizzare una campagna per il 2020 e ricorda che gli anni dell’embargo, tra il 1991 e nel 2003, è stato tutto molto più semplice. Oggi, le infrastrutture del paese risultano ancora gravemente distrutte dalla Seconda Guerra del Golfo e dalla successiva guerra civile.
Il servizio antichità iracheno continua a fare un ottimo lavoro a sostegno della ricerca, ma non può occuparsi di tutto e i mezzi finanziari non sono sufficienti per ripristinare e proteggere i monumenti antichi danneggiati. La situazione a Mosul, il cui centro città è stato completamente bombardato, è particolarmente problematica e il raggio di movimento è limitato a causa della situazione ancora pericolosa: lo scavo può avvenire solo sotto la protezione della polizia e dei militari.
Daniele Mancini
Per ulteriori info: AINA