mercoledì, 11 Giugno 2025
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AL J.P. GETTY MUSEUM UNA MOSTRA SUGLI SPLENDORI DELLA GRECIA MICENEA

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Il J. Paul Getty Museum presenta The Kingdom of Pylos: Warrior-Princes of Ancient Greece , una mostra con oltre 230 opere d’arte e manufatti provenienti dalla Messenia, epicentro della civiltà micenea che fiorì nella Grecia della Tarda Età del Bronzo.

In mostra al Getty Villa Museum dal 27 giugno 2025 al 12 gennaio 2026,  Kingdom of Pylos  è la prima grande mostra in Nord America dedicata ai Micenei, che prendono il nome dalla leggendaria cittadella di Micene.

Durante la Tarda Età del Bronzo (circa 1700-1070 a.C.), la Messenia fu un centro di cultura micenea in cui insediamenti e grandi tombe di famiglie, con individui sepolti con le loro armi e ricchi corredi, sono stati rinvenuti in tutta la regione. Fiorenti comunità guidate da principi-guerrieri prepararono il terreno per l’ascesa del potente Regno di Pylos, che al suo apice comprendeva un territorio di 2.200 chilometri quadrati.

Nell’Iliade   nell’Odissea di Omero, la “sabbiosa Pilo” era la patria di re Nestore, eroe della guerra di Troia e saggio sovrano. Gli esploratori del XIX secolo cercarono la sua dimora sulla costa sud-occidentale del Peloponneso, ma senza successo. Nel 1939, gli archeologi americani e greci Carl Blegen e Konstantinos Kourouniotis scoprirono un’imponente struttura a chilometri di distanza nell’entroterra, con tavolette incise che confermavano l’ubicazione dell’antica Pilo. Chiamandola Palazzo di Nestore, Proseguirono nelle ricerche e portarono alla luce il palazzo miceneo meglio conservato della Grecia continentale, poi denominato Palazzo di Nestore.

Timothy Potts, Maria Hummer-Tuttle e Robert Tuttle, direttori del J. Paul Getty Museum sono felici di presentare la mostra e che il Getty Villa sia la prima sede al di fuori dell’Europa a presentare al pubblico l’arte e la cultura dei Micenei, che rappresentano una delle più antiche culture greche continentali conosciute dell’antichità, con la realizzazione di alcuni dei monumenti funerari e palaziali più spettacolari della Tarda Età del Bronzo. I direttori confermano che questa mostra non sarebbe stata possibile senza i numerosi e generosi prestiti e la stretta collaborazione del Ministero della Cultura Ellenico, dell’Eforato delle Antichità della Messenia e dell’Università di Cincinnati.

Presentato in quattro sezioni, il visitatore scoprirà una cultura sofisticata e colta che divenne la potenza preminente in Grecia e nella regione orientale dell’Egeo. Oltre all’architettura palaziale e funeraria, i Micenei svilupparono un’ingegneria avanzata, arti e mestieri raffinati e un sistema di documenti amministrativi scritti. Gli stretti legami con i Minoici dell’isola di Creta si riflettono in diversi oggetti in mostra, realizzati da artisti minoici ma rinvenuti in tombe micenee.

La prima sezione, “Il Palazzo di Nestore” , espone i reperti provenienti dal palazzo e dalle sepolture adiacenti. Un complesso di quattro edifici, l’antico Palazzo di Nestore era costituito da 105 stanze al piano terra destinate a funzioni cerimoniali, commerciali e residenziali. Vicino all’ingresso, durante il primo giorno di scavi di Blegen, è emerso un vasto archivio di tavolette d’argilla, ciascuna iscritta in “Lineare B“, una delle più antiche forme scritte della lingua greca. Tra i cinque esempi esposti, la famosa  Tavoletta del Tripode reca un pittogramma e sillabe della parola greca “tripode”, che hanno fornito agli studiosi un primo indizio per decifrare la Lineare B.

Osserva Claire Lyons, curatrice delle antichità al Getty Villa Museum, che, all’interno del Palazzo di Nestore, un tesoro di reperti segna l’ultimo periodo di vita di uno stato miceneo e la mostra innovativa invita i visitatori a scoprire l’arte e la scienza dell’archeologia nel loro contesto, attraverso gli occhi degli archeologi.

La seconda galleria, La Tomba del Guerriero del Grifone, mette in luce quella che è stata considerata una delle più importanti scoperte archeologiche in Grecia degli ultimi cinquant’anni. Nel 2015, nei pressi del Palazzo di Nestore, gli archeologi dell’Università di Cincinnati hanno scoperto un pozzo rivestito di pietra che custodiva i resti di un guerriero miceneo vissuto intorno al 1450 a.C. È noto come il “Guerriero del Grifone” per la scena raffigurante un grifone mitologico che combatte contro un leone incisa su un contenitore d’avorio.

Sharon Stocker, co-direttrice degli scavi, ricorda che la tensione aumentava man mano che ci avvicinavamo al deposito funerario; gli archeologi osavamo a malapena sperare di aver trovato una tomba intatta. Riassumendo dieci anni di ricerca per recuperare, documentare e conservare migliaia di manufatti depositati nella tomba, il co-direttore Jack Davis osserva che il  risultato è stato più di quanto avrebbero potuto immaginare: scoperte  che avrebbero riscritto la storia della civiltà micenea.

Il pezzo forte della mostra è l’Agata da Combattimento di Pilo, probabilmente realizzata da un artigiano minoico e annoverata tra le opere d’arte preistorica egea più eccezionali conosciute. Incisa nei minimi dettagli sulla superficie di un sigillo in pietra ricoperto d’oro, raffigura un guerriero dai lunghi capelli che sottomette un avversario, mentre un terzo combattente nemico giace morto ai suoi piedi. L’opera era appoggiata al polso del Guerriero del Grifone e si può immaginare che l’artista si sia ispirato a un simile eroe, che indossa un sigillo in pietra inciso su un braccialetto.

Nelle vicinanze, i nuovi scavi intrapresi da Stocker e Davis nel 2018 hanno portato alla luce altre due tombe. La terza sezione, Tombe a Tholos di Pylos, presenta una coppia di monumenti funerari a cupola costruiti con lastre di pietra e blocchi di muratura, che fungevano da grandiosi memoriali di famiglie d’élite sepolte per diverse generazioni. Sebbene precedentemente saccheggiate in antichità, le camere funerarie contenevano manufatti lasciati sul posto. Ornamenti decorati con la testa della dea egizia Hathor e il simbolo a stella di Ishtar, una divinità mesopotamica, sono la prova delle reti commerciali a lunga distanza che Pylos stabilì da Creta al Vicino Oriente.

L’ultima sezione della mostra,  Il Regno di Pylos  si concentra su dieci siti del regno che, grazie alle intense esplorazioni condotte da archeologi greci e americani, è l’area meglio conosciuta del mondo miceneo. La maggior parte dei reperti proviene da tombe a tholos a forma di alveare e include due pugnali intarsiati con figure in argento e oro e una corona da Routsi, oltre a corredi funerari recentemente rinvenuti a Psari, completi di un elmo con zanna di cinghiale simile a quello descritto da Omero. Verso la fine del 1300 a.C., questi prosperi insediamenti furono gradualmente incorporati sotto il governo centralizzato del Palazzo di Nestore, che sopravvisse fino alla sua distruzione a causa di un incendio intorno al 1180 a.C.

La mostra The Kingdom of Pylos: Warrior-Princes of Ancient Greece  è stata organizzata da Claire Lyons, curatrice delle antichità al Getty Museum, insieme a Nicole Budrovich, assistente curatrice al Getty Museum.

Evangelia Militsi-Kechagia, direttrice dell’Eforato delle Antichità della Messenia a Kalamata, Sharon R. Stocker, ricercatrice associata senior presso il Dipartimento di Studi Classici dell’Università di Cincinnati; Jack L. Davis, docente di Archeologia greca Carl W. Blegen presso l’Università di Cincinnati, hanno collaborato allo sviluppo della mostra e, con Lyons, hanno co-curato il catalogo di accompagnamento,  The Kingdom of Pylos: Warrior-Princes of Mycenaean Greece, un’esplorazione delle ultime scoperte dal dinamico mondo dei Micenei.

Tra i programmi pubblici correlati figurano una conferenza di apertura il 28 giugno tenuta dagli archeologi di Pylos Sharon Stocker e Jack Davis; un programma dedicato al vino Bacchus Uncorked il 9 e 10 agosto; una conversazione il 14 agosto tra Dimitri Nakassis e Hana Sugioka sulla vita quotidiana micenea rivelata nelle tavolette d’argilla in Lineare B; e una presentazione il 18 ottobre di Cynthia Shelmerdine e Michael Nordstrand sulla ricreazione di un profumo di Pylos di 3000 anni fa.

La mostra è organizzata dal J. Paul Getty Museum in collaborazione con il Ministero della Cultura ellenico. Dopo la presentazione al Getty Villa Museum, la mostra sarà esposta al Museo Archeologico Nazionale ellenico di Atene dal 1° marzo al 30 giugno 2026.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

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