lunedì, 29 Aprile 2024
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ACCURATO STUDIO SUGLI OSSI DEI SACRIFICI ANIMALI DI V SECOLO A.C. RINVENUTI A BADAJOZ, SPAGNA

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Nel 2017, i ricercatori spagnoli hanno scoperto 6700 ossi di animali da sacrifici rituali  nel sito di un grande edificio dell’Età del Ferro noto come Casas del Turuñuelo, situato nella provincia di Badajoz, sulle rive del fiume Guadiana, nel sud della Penisola iberica.

In un nuovo studio, i ricercatori spagnoli di diverse università spagnole e francesi, in un articolo recentemente pubblicato sulla rivista PLOS ONE, indicherebbero in molteplici sacrifici rituali di animali la ragione di questo accumulo anomalo, gettando nuova luce sui sacrifici animali praticati nella Penisola iberica di questo periodo.

Secondo gli autori dello studio, più che un evento unico, l’incontro di queste ossa farebbe parte di una serie di rituali avvenuti in questo luogo che sarebbe stato utilizzato fino al suo abbandono. Le prove raccolte dalle valutazioni tafonomiche e da una serie di date al radiocarbonio indicano che i sacrifici hanno avuto luogo in tre fasi consecutive nell’arco di diversi anni.

Nella prima fase della fossa, nove dei depositi iniziali recano le caratteristiche tracce di esposizione prolungata all’aria aperta e di animali spazzini sparsi. Non sarebbero quindi stati soggetti ad immediata sepoltura. Altri 31 animali delle Fasi 1 e 2 sono rappresentati da scheletri articolati quasi completi, indicando che furono rapidamente coperti.

La fase 3, invece, rivela animali quasi completi e parziali con chiari segni di trasformazione per il consumo umano. Questo studio fa così luce sia sulla sequenza dei sacrifici animali sia sui protocolli legati ai riti accompagnati dalla celebrazione dei banchetti.

I risultati delle analisi zooarcheologiche mostrano chiaramente che gli animali avevano, per la maggior parte, raggiunto l’età adulta. Queste informazioni escludono la probabilità che siano morti per cause naturali o per un’epidemia.

Inoltre, la scenografica deposizione di alcuni equini in coppia, nonché le tracce di rogo di offerte vegetali, fanno pensare ad un sacrificio rituale intenzionale.

Si ritiene che i riti abbiano avuto luogo intorno alla fine del V secolo a.C., quando l’edificio e gli animali sacrificati furono intenzionalmente sepolti sotto un tumulo di 90 m di diametro e 6 m di altezza. Gli studiosi sostengono inoltre che l’edificio stesso sarebbe stato oggetto di una distruzione intenzionale e che alcuni elementi legati alla sigillatura di questo edificio sotto un tumulo testimoniano il declino della Cultura tartessiana.

I siti archeologici che forniscono prove di sacrifici animali su larga scala sono insoliti in tutta la sfera mediterranea durante l’Età del Ferro. Nella Penisola iberica è unico perché contiene diversi equini, rari in quanto animali sacrificati. Predominano gli equini adulti, con 41 esemplari identificati nel sito, seguiti da 6 bovini adulti e subadulti. Sono incluse anche alcune scrofe adulte e subadulte (quattro in numero). Gli zoologi hanno identificato anche un unico cane, di sesso indeterminato, di età compresa tra 3 e 4 anni. I rarissimi riferimenti regionali ai sacrifici animali menzionano solo buoi o arieti.

Le fonti sono ricche di citazioni di sacrifici animali: l’Odissea di Omero racconta il sacrificio di 81 tori neri da parte del re Nestore sulla spiaggia di Pilo, mentre l’Iliade evoca 50 arieti neri sacrificati da Peleo, il padre di Achille, se suo figlio fosse tornato vivo da Troia.

Questo studio fornisce, dunque, nuove nozioni che permettono di contestualizzare i sacrifici rituali di animali nel quadro di confronto delle pratiche osservate in altri siti dell’Età del Ferro nella penisola iberica e in altre parti d’Europa.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Construyendo Tarteso

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