giovedì, 18 Aprile 2024
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IDENTIFICATI SCRIBI DEI ROTOLI DEL MAR MORTO

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I Rotoli del Mar Morto, scoperti circa 70 anni fa, contengono i più antichi manoscritti dell’Antico Testamento e molti altri antichi testi non canonici. Sconosciute, invece, sono le notizie sugli scribi redattori dei rotoli, fino ad oggi anonimi.

In una  proficua combinazione tra scienze e discipline umanistiche, i ricercatori dell’Università di Groningen avrebbero decifrato un codice che consentirebbe di individuare gli scribi redattori dei rotoli.

Gli scribi che hanno redatto i rotoli non hanno, ovviamente, firmato i loro lavori ma gli studiosi hanno suggerito che alcuni manoscritti potrebbero essere attribuiti a un unico scriba, basando l’analisi sull’identificazione della scrittura dell’amanuense.

Secondo Mladen Popović, docente biblista e di Antico giudaismo presso la Facoltà di Teologia e religione dell’Università di Groningen, nonché direttore dell’Istituto di Qumran dell’università, queste identificazioni sono soggettive e spesso oggetto di accesi dibattiti. Tuttavia potrebbero, nello studio del tratto grafico, identificare molto chiaramente uno scriba.

Popović e Lambert Schomaker, docente di informatica e intelligenza artificiale presso la Facoltà di Scienze e Ingegneria, hanno pubblicato i risultati della loro ricerca sulla rivista PLOS ONE. Schomaker ha lavorato a lungo su alcune tecniche che consentirebbero ai computer di leggere la scrittura a mano, spesso da materiali storici. Ha anche eseguito studi per indagare su come i tratti biomeccanici, come il modo di impugnare una penna o uno stilo, influenzerebbero la scrittura a mano.

In questo studio, in collaborazione con la ricerca di Maruf Dhali, si sono concentrati su un rotolo in particolare: il Grande Rotolo di Isaia (1QIsaa) rinvenuto nella Grotta di Qumran 1.

La grafia in questo rotolo sembra quasi uniforme, ma è stato suggerito che sia stato realizzato da due scribi che condividono un simile stile di scrittura simile stile. Schomaker ritiene, per esempio, che questo rotolo contenga la lettera aleph, o” A “, almeno 5.000 volte. È impossibile confrontarli tutti solo a occhio ma le intelligenze artificiali sono adatti ad analizzare set di dati di grandi dimensioni, come 5.000 lettere A manoscritte.

Anche se l’occhio umano è sorprendente e presumibilmente tiene conto dei diversi livelli, consentendo agli esperti di identificare le mani di autori diversi, tale decisione non viene raggiunta da un processo trasparente. L’imaging digitale rende possibili tutti i tipi di calcoli al computer, fino al microlivello dei caratteri, come la misurazione della curvatura, così come dei caratteri interi.

Il primo ostacolo è stato quello di “addestrare” un algoritmo per separare il testo (inchiostro) dal suo sfondo (la pergamena di pelle o il papiro). Per questa separazione, detta binarizzazione, Dhali ha sviluppato una rete neurale artificiale all’avanguardia che può essere addestrata utilizzando l’apprendimento profondo. Questa rete neurale mantiene intatte le tracce di inchiostro originali fatte dallo scriba più di 2.000 anni fa come appaiono sulle immagini digitali: le antiche tracce di inchiostro si riferiscono direttamente al movimento muscolare degli scribi e sono specifiche di un singolo individuo

Nel primo test analitico eseguito da Dhali, le analisi delle caratteristiche strutturali e allografiche hanno mostrato che le 54 colonne di testo nel Grande Rotolo di Isaia cadevano in due diversi gruppi non distribuiti casualmente attraverso il rotolo ma raggruppati, con una transizione, intorno al segno della metà del “folio” di scrittura.

In considerazione della presenza di più di uno scrittore, Dhali ha quindi consegnato i risultati a Schomaker che ha ricalcolato le somiglianze tra le colonne utilizzando gli schemi dei frammenti di lettere. Questa seconda fase analitica ha confermato la presenza di due differenti scribi!

Sono stati eseguiti numerosi ulteriori controlli ma il risultato non è cambiato. Gli studiosi sono anche riusciti a dimostrare che il secondo degli scribi mostrerebbe più variazioni nella sua scrittura, sebbene la loro scrittura sia molto simile.

Nella terza fase, Popović, Dhali e Schomaker hanno prodotto un’analisi visiva. Hanno creato mappe di calore che incorporano tutte le varianti grafiche di uno scriba attraverso la pergamena. Quindi hanno prodotto una versione media di queste varianti per le prime 27 colonne e le ultime 27 per poi realizzate un confronto a occhio, collegando l’analisi computerizzata e statistica all’interpretazione umana dei dati.

Alcuni aspetti del rotolo e il posizionamento del testo avevano portato alcuni studiosi a suggerire che dopo la colonna 27 fosse iniziato un nuovo scriba, tesi non generalmente accettata. Popović ritiene che ora è possibile confermare questo dato con un’analisi quantitativa della grafia e con solide analisi statistiche, dimostrando che la separazione è statisticamente significativa.

Oltre a trasformare gli studi paleografici dei rotoli e, potenzialmente, altri corpora di manoscritti antichi, questa ricerca sul Grande Rotolo di Isaia apre un modo totalmente nuovo di analisi dei testi di Qumran in base alle caratteristiche fisiche, offrendo la possibilità, ai ricercatori, di accedere al microlivello dei singoli scribi e osservare attentamente come hanno lavorato sui vari manoscritti.

La ricerca di Groningen apre una nuova finestra sul mondo antico e può rivelare connessioni molto più intricate tra gli scribi che hanno prodotto i vari rotoli. Il prossimo passo sarà quello di indagare su altri rotoli, individuare origini o addestramento diversi per gli scribi, riconoscere meglio le comunità che hanno prodotto i Rotoli del Mar Morto.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: University of Groningen 

Rotoli del Mar Morto

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