giovedì, 5 Dicembre 2024
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LE COMPLESSE CONSEGUENZE DELL’INNALZAMENTO DEI MARI

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Un nuovo studio realizzato sugli ultimi 12.000 anni dimostra quanto l’innalzamento del livello del mare influenzerà la geografia delle coste e le società umane, in modi complessi e imprevedibili.

Secondo lo studio pubblicato sulla rivista Science Advances, i ricercatori hanno ricostruito l’innalzamento del livello del mare per produrre mappe dei cambiamenti costieri a intervalli di mille anni e hanno scoperto che le odierne Isole Scilly, al largo della costa sud-occidentale del Regno Unito, sono emerse da una singola isola che ha assunto l’attuale configurazione di oltre 140 isole meno di 1.000 anni fa.

scilly innalzamento mare
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Lo studio, condotto dall’Università di Exeter in collaborazione con la Cornwall Archaeological Unit, l’Università di Cardiff e altri 14 istituti culturali scientifici, ha messo in evidenza che i cambiamenti sia nelle aree terrestri che nelle culture umane avvenivano a ritmi variabili e spesso in seguito all’aumento del livello del mare.

Con l’attuale cambiamento climatico che  determina un rapido innalzamento del livello del mare, il team di studiosi ritiene che gli effetti non produrranno un semplice allontanamento dalle coste da parte dei gruppi umani. Secondo Robert Barnett dell’Università di Exeter, con il futuro innalzamento del livello del mare è necessario considerare la complessità dei sistemi coinvolti, in termini sia di geografia fisica che di risposta umana.

Barnett ritiene che la velocità con cui la terra scompare non è solo una conseguenza dell’innalzamento del livello del mare, ma dipende dalla specifica geografia locale, dalla morfologia e dalla geologia del territorio e, in alcuni casi, i gruppi umani possono anche rifiutarsi  di abbandonare un luogo particolare.

I ricercatori hanno sviluppato una curva del livello del mare degli ultimi 12.000 anni per le Isole Scilly, realizzando specifiche ricostruzioni del paesaggio, della vegetazione e della popolazione umana grazie ai dati palinologici (pollini), dei carboni e dalle prove archeologiche raccolte. La nuova ricerca amplia e migliora ulteriormente i dati raccolti dal The Lyonesse Project (2009-2013), uno studio sull’ambiente storico costiero e marino delle Isole Scilly.

I risultati del nuovo studio suggeriscono che durante un periodo compreso tra 5.000 e 4.000 anni or sono, mentre le terre emerse continuavano a essere sommerse, i gruppi umani sembravano adattarsi, piuttosto che abbandonare il nuovo paesaggio formatosi. Dall’Età del Bronzo, nel 2200 a.C. circa, la documentazione archeologica suggerisce che l’area ha conservato una popolazione stabile con significative accelerazioni delle attività economiche.

Le ragioni non sono chiare ma una possibilità è che i nuovi mari poco profondi e le zone di marea abbiano offerto nuove opportunità per la pesca, raccolta dei molluschi e caccia agli uccelli selvatici. Questo periodo di rapida perdita di terra si è verificato in un momento di innalzamento del livello del mare relativamente lento, perché gran parte della terra di Scilly, in quel punto, era relativamente piatta e vicina al livello del mare.

Lo studio ha rilevato, dunque, che tra 5000 e 4.000 anni or sono, la terra si concedeva al mare a un ritmo di  circa 10 ettari all’anno e circa la metà di questi territori si trasformavano in habitat intercotidali, la zona del litorale che dipende dalle maree, che potrebbero essere stati in grado di sostenere le comunità costiere.

Charlie Johns, della Cornwall Archaeological Unit, co-direttore del The Lyonesse Project, ritiene che questa nuova ricerca confermi che il periodo immediatamente precedente a 4.000 anni or sono abbia visto alcune delle perdite di terra più significative nella storia di Scilly; in seguito, il gruppo di isole ha continuato a essere sommerso dall’innalzamento del livello del mare ma con tassi di innalzamento più modesti.

Barnett afferma che un rapido cambiamento delle coste può avvenire anche durante un innalzamento del livello del mare relativamente piccolo e graduale: infatti, l’attuale tasso di innalzamento medio globale del livello del mare (circa 3,6 mm all’anno) è già di gran lunga superiore a quello medio subito dalle Isole Scilly (da 1 a 2 mm all’anno) che ha causato una diffusa riorganizzazione costiera tra 5.000 e 4.000 anni fa.

Barnett  ritiene che è fondamentale studiare e considerare le risposte umane a questi cambiamenti fisici, che possono essere imprevedibili. Come si può vedere oggi nelle nazioni a carattere insulare, le pratiche culturali definiscono la risposta delle comunità costiere, come quella pianificata da programmi di ricollocazione nelle Fiji contro la resistenza alla migrazione climatica osservata a Tavalu.

Secondo lo studio, dunque, se in passato la riorganizzazione costiera delle Isole Scilly ha portato alla disponibilità di nuove risorse per le comunità costiere, potrebbe essere improbabile che la futura riorganizzazione costiera porterà a una nuova disponibilità di risorse in grado di supportare per intero le future comunità ma è certo che le prospettive sociali e culturali delle popolazioni costiere saranno fondamentali per rispondere con successo ai futuri ed attesi cambiamenti climatici.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: University of Exeter

Cambiamenti climatici

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