LA FUNZIONE DEI MATERIALI PIROCLASTICI NELLA CONSERVAZIONE DEGLI AFFRESCHI POMPEIANI
L’eruzione del Vesuvio dell’ottobre del 79 d.C. ha reso possibile la conservazione, senza precedenti, della cittadina romana di Pompei, grazie a i materiali piroclastici eruttati dal vulcano. Questa combinazione rende possibile, in termini culturali e scientifici, non solo calchi e spettacolarizzazioni mediatiche ma anche una messe di studi che mescola argomenti di valorizzazione, tutela e conservazione fondamentali per le conoscenze archeologiche.
Da oltre 10 anni il gruppo Ikerkuntza eta Berrikuntza Analitikoa (
Nel 2015 l’università e il Parco Archeologico di Pompei hanno siglato il primo degli accordi grazie ai quali le metodologie e le nuove tecnologie utilizzati dal gruppo di ricerca consentono di analizzare gli affreschi pompeiani con tecniche non distruttive.
Recentemente uno studio pubblicato sulla rivista Angewandte Chemie mostra i risultati di un’interessante ricerca che si è avvalsa dell’analisi spettroscopica attraverso la laser-induced breakdown spectroscopy (LIBS). La LIBS è una soluzione portatile per interpretare le caratteristiche bande di emissione prodotte da molecole differenti quando vengono illuminate col laser e distingue con facilità il fluoruro, per esempio, da altri ioni.
Secondo Maite Maguregui e Silvia Perez-Diez, dell’università basca, vari studi condotti presso la Casa di Arianna e la Casa degli Amorini Dorati hanno stabilito che i sali inorganici rilasciati dalle eruzioni sono responsabili del danno peggiore e più visibile sugli affreschi pompeiani. I sali, seppur possano dissolversi, come conseguenza possono asportare materiale organico come i pigmenti, lo strato pittorico in generale e la malta.
I ricercatori, dunque, hanno concluso che gli ioni rilasciati dai materiali piroclastici e le acque percolanti a contatto con le rocce vulcaniche, a loro volta ricche di ioni, permettono la cristallizzazione di alcuni sali.
Secondo la Maguregui, quando gli affreschi restano sepolti dai materiali piroclastici sono ancora protetti ma una volta portati alla luce, i sali iniziano a formarsi a causa della combinazione con aria e umidità. Per conservare gli affreschi è necessario conoscere sempre quale sia la quantità di sale dei materiali piroclastici circostanti l’affresco e per poter bloccare, ridurre o prevenire potenziali danni, sempre in considerazione che il materiale vulcanico non è omogeneo in tutta l’area.
Nello studio sono state effettuate analisi mineralogiche di campioni raccolti in vari punti ed è stata eseguita la modellazione termodinamica per prevedere quali sali possano penetrare a seguito della lisciviazione e per determinarne l’origine. Si è concluso che i sali riscontrati dalla modellazione termodinamica coincidono con quelli rilevati sugli affreschi.
I sali analizzati contengono ioni fluoruri, di origine vulcanica, e indicano, secondo i ricercatori, che i materiali vulcanici e le acque percolanti stanno esercitando un’influenza sulla cristallizzazione di questi sali. Con il floruro individuato sugli affreschi è possibile tracciare l’impatto che è stato esercitato e continua a esercitare il materiale piroclastico sulle acque percolanti e, di conseguenza, sugli affreschi.
Il prossimo obiettivo del team di ricerca sarà quello di mappare tutti gli affreschi su larga scala per verificare l’entità della presenza dei sali e anche per essere in grado di determinare un protocollo affinché i tecnici responsabili della conservazione dovranno seguire quando riporteranno in luce i preziosi affreschi pompeiani.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Università dei Paesi Baschi