STELLE E ASTRI CELESTI NEI RITUALI MAYA DURANTE IL CALENDARIO ANNUALE E LE ECLISSI
Viviamo in un mondo inquinato dalla luce, dove i lampioni, le pubblicità elettroniche e persino l’illuminazione dei cortili bloccano la visione degli astri celesti più luminosi nel cielo notturno. Per millenni, gli uomini hanno avuto una visione del cielo libera da ostacoli visivi e le società premoderne lo hanno osservato creando cosmografie e mappe dei cieli che fornivano informazioni per calendari e cicli agricoli.
Hanno anche creato cosmologie che, nell’uso originale della parola, trae le sue radici storiche dalle narrazioni religiose sulla nascita di tutte le cose (cosmogonie) e dai grandi sistemi filosofico-scientifici pre-moderni (come il sistema tolemaico), in sostanza erano credenze religiose per spiegare l’universo in cui gli dei e i cieli erano inseparabili.
I cieli sono di natura ordinata e ciclica, quindi è possibile osservare e registrarne abbastanza a lungo e determinarne i ritmi. Molte società sono state in grado di prevedere con precisione le eclissi lunari, e alcune avrebbero previsto anche le eclissi solari, come quella che si verificherà sul Nord America l’8 aprile 2024 quando il percorso della Luna bloccherà completamente il Sole, attraverserà il Messico sulla costa del Pacifico prima di entrare negli Stati Uniti in Texas e sarà visto come un’eclissi parziale attraverso il terre degli antichi Maya.
Un millennio fa, due eclissi solari di questo tipo sulla stessa area nell’arco di sei mesi avrebbero visto gli astronomi, i sacerdoti e i governanti Maya sicuramente lanciarsi in una frenetica attività.
Gli antichi Maya erano senza dubbio una delle più grandi società di osservazione dei cieli e matematici esperti registrarono osservazioni sistematiche sul movimento del Sole, dei pianeti e delle stelle e, da queste osservazioni, hanno creato un complesso sistema di calendari per regolare il loro mondo, uno dei più accurati dei tempi premoderni.
Gli astronomi osservavano da vicino il Sole e allineavano strutture monumentali, come le piramidi, per tracciare solstizi ed equinozi. Hanno anche utilizzato queste strutture, così come grotte e pozzi, per celebrare i giorni dello zenit, le due volte all’anno ai tropici in cui il Sole è direttamente sopra la nostra testa e gli oggetti verticali non proiettano ombre.
Gli scribi maya tenevano conto delle osservazioni astronomiche nei codici, testi pieghevoli in geroglifici realizzati con carta di corteccia di fico. Il Codice di Dresda, uno dei quattro antichi testi Maya giunti fino a noi, che risale all’XI secolo, contiene una ricchezza di conoscenze astronomiche e interpretazioni religiose fornendo la prova che i Maya potevano prevedere le eclissi solari.
Dalle tavole astronomiche del codice , i ricercatori hanno appreso che i Maya seguivano i nodi lunari, i due punti in cui l’orbita della Luna si interseca con l’eclittica, il piano dell’orbita della Terra attorno al Sole, che dal nostro punto di vista è il percorso del Sole attraverso il nostro cielo. Hanno anche creato tabelle divise nelle stagioni delle eclissi solari di 177 giorni, segnando i giorni in cui le eclissi erano possibili.
Sapere è potere e sacerdoti e governanti avrebbero saputo come agire sfruttando gli astri celesti, quali rituali eseguire e quali sacrifici fare agli dei per garantire che i cicli di distruzione, rinascita e rinnovamento continuassero, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Estudios de Cultura Maya.
Nel sistema di credenze dei Maya, i tramonti erano associati alla morte e al decadimento. Ogni sera il dio del sole, Kinich Ahau, intraprendeva il pericoloso viaggio attraverso Xibalba, il mondo sotterraneo Maya, per rinascere all’alba. Le eclissi solari erano viste come un “sole spezzato ” secondo uno studio INAH, un segno di una possibile distruzione catastrofica.
Kinich Ahau era associato alla prosperità e al buon ordine e suo fratello Chak Ek, la stella del mattino, che ora conosciamo come il pianeta Venere , ra associato alla guerra e alla discordia. Avevano un rapporto conflittuale, lottando per la supremazia.
La loro battaglia potrebbe essere testimoniata nei segni dei cieli: durante le eclissi solari, si possono vedere pianeti, stelle e talvolta comete nella loro totalità, Venere brillerà intensamente vicino al Sole eclissato, che i Maya interpretarono come Chak Ek durante l’attacco. Nel Codice di Dresda, un dio “Venere” in immersione appare nelle tavole delle eclissi solari, mentre la coordinazione delle eclissi solari si allacciano ai cicli di Venere nel Codice di Madrid, un altro testo Maya della fine del XV secolo.
Con Kinich Ahau, il Sole, nascosto dietro la Luna, i Maya credevano che stesse morendo e i rituali di rinnovamento erano necessari per ristabilire l’equilibrio e riportarlo sulla sua giusta rotta.
La nobiltà maya, in particolare il re, eseguiva sacrifici di sangue, perforando i propri corpi e raccogliendo gocce di sangue da bruciare come offerte al dio del sole e agli astri celesti. Questo “sangue dei re” era la più alta forma di sacrificio intesa a rafforzare Kinich Ahau, per nutrire la divinità. I Maya credevano che gli dei creatori avessero donato il loro sangue e lo avessero mescolato con l’impasto di mais per creare i primi esseri umani.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: The Conversation