venerdì, 29 Marzo 2024
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SPETTROMETRIA RETRODATA MACHU PICCHU, PERU’

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Il 13 agosto del 1521, con la Caduta di Tenochtitlan, si perpetrò il tragico epilogo dell’Impero azteco, una delle civiltà mesoamericane culturalmente più fiorenti che capitolò a favore dei crudeli e tecnologicamente avanzati Conquistadores spagnoli.

Nell’abito delle civiltà precolombiane sviluppatesi nel Sud-America, invece, Machu Picchu, il famoso sito Incas del XV secolo dislocato nel sud del Perù, grazie a nuovi studi condotti da Richard Burger, docente di antropologia dell’Univesità di Yale, ha subito un ridimensionamento cronologico di diversi decenni, considerandolo più antico di quanto si pensasse in precedenza.

Burger e i suoi colleghi ricercatori provenienti da diverse istituzioni statunitensi hanno utilizzato la spettrometria di massa con acceleratore (AMS), una forma avanzata di datazione al radiocarbonio, per datare i resti umani recuperati all’inizio del XX secolo nel complesso monumentale incaico, un tempo tenuta di campagna dell’imperatore inca Pachacuti.

Fonti storiche risalenti all’invasione spagnola dell’Impero Inca indicano che Pachacuti prese il potere nel 1438 d.C. e successivamente conquistò la bassa valle dell’Urubamba, dove si trova Machu Picchu. Sulla base di tali documenti, gli studiosi hanno stimato che il sito sia stato costruito dopo il 1440 d.C., e forse fino al 1450 d.C., a seconda di quanto tempo impiegò Pachacuti per sottomettere la regione e permettere costruire il palazzo di pietra. Il test AMS della spettrometria indica che la cronologia storica non è accurata.

Secondo Burger, fino ad oggi le stime dell’antichità di Machu Picchu e della durata della sua occupazione si basavano su contraddittori resoconti storici scritti dagli spagnoli nel periodo successivo alla conquista e con questo primo studio basato su prove scientifiche è possibile fornire una stima per la fondazione di Machu Picchu e la durata della sua occupazione, elaborando un quadro più chiaro delle origini e della storia del sito.

La scoperta suggerisce che Pachacuti, il cui regno mise gli Inca sulla strada per diventare l’impero più grande e potente dell’America precolombiana, ottenne il potere e iniziò le sue conquiste decenni prima di quanto indicano le fonti testuali.

Foto storica Yale University

Le loro scoperte, pubblicate sulla rivista  Antiquity, rivelano che Machu Picchu sia stata in uso in uso dal 1420 d.C. al 1530 d.C. circa, finendo intorno al periodo della conquista spagnola, rendendo il sito almeno 20 anni più vecchio di quanto suggerito dai documenti storici accettati e sollevando domande sulla cronologia Inca.

I risultati della ricerca, conferma Burger, suggeriscono che la discussione sullo sviluppo dell’impero Inca basata principalmente sui documenti coloniali necessita di una revisione e i moderni metodi al radiocarbonio forniscono una base migliore rispetto ai documenti storici per comprendere la cronologia Inca.

La tecnica AMS della spettrometria può datare ossa e denti che contengono anche piccole quantità di materiale organico, ampliando il ventaglio di resti adatto per l’analisi scientifica. Per questo studio, i ricercatori lo hanno utilizzato per analizzare campioni umani di 26 individui che sono stati recuperati da quattro necropoli di Machu Picchu nel 1912, durante gli scavi guidati da Hiram Bingham III, di Yale, che aveva “riscoperto” il sito l’anno precedente.

Le ossa e i denti utilizzati nell’analisi probabilmente appartenevano a servitori, o assistenti, assegnati alla tenuta reale, afferma lo studio. I resti mostrano poche prove di coinvolgimento in lavori fisici pesanti, come la costruzione lasciando desumere che, probabilmente, provenivano dal periodo in cui il sito funzionava come un palazzo di campagna e non in costruzione.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università di Yale

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