domenica, 8 Dicembre 2024
Archeologia&Dintorni

L’IMPERO INCA – prima parte

Per leggere questo articolo occorrono 4 minuti

L’Impero Inca era un vasto impero che fiorì nella regione andina del Sud America dall’inizio del XV secolo fino alla sua conquista da parte degli spagnoli nel 1530. Anche dopo la conquista, i capi inca continuarono a resistere agli Spagnoli fino al 1572, quando fu catturata la sua ultima città, Vilcabamba.

Gli Incas costruirono il loro impero, chiamato Tawantinsuyu o “Terra dei Quattro Angoli“, senza sfruttare la ruota, ma grazie a potenti animali da tiro, alla lavorazione del ferro, grazie a quello che considereremmo un sistema di scrittura.

L’impero si estendeva dall’odierna Argentina alla Colombia meridionale, ed era diviso in quattro “suyu“, che si intersecavano nella capitale, Cuzco. Questi suyu a loro volta erano divisi in province.

Machu Picchu, incastonato tra le montagne andine del moderno Perù moderno e il bacino amazzonico, è uno dei siti archeologici inca superstiti e tra ipiù famosi. Questa meravigliosa città antica, composta da circa 200 strutture costruite sulle montagne, è ancora in gran parte misteriosa. Gli archeologi non sanno a quale scopo siano servite molte delle strutture, ma le sue strade intricate, i sistemi di sentieri, i canali di irrigazione e le aree agricole terrazzate suggeriscono che gli umani hanno usato il sito per molto tempo. Oggi è parte del Patrimonio mondialedell’UNESCO .

Gli storici sono concordi nell’affermate che l’Impero Inca abbia avuto origine nella città di Cuzco. In alcuni racconti mitici, l’Inca fu creato dal dio del sole, Inti, che mandò suo figlio Manco Capac sulla Terra. La leggenda narra che abbia prima ucciso i suoi fratelli e poi condotto le sue sorelle in una valle vicino a Cuzco, dove si stabilirono intorno al 1200 d.C.

Cuzco era situato in un punto strategico tra due precedenti dominazioni: una chiamata Wari e, l’altra, con sede nella città di  Tiwanaku . Secondo McEwan, uno dei motivi principali per cui gli Inca siano stati in grado di espandersi in così breve tempo è dato dal fatto che le infrastrutture erano era già presenti, dai sistemi idraulici, alle grandi vie di comunicazione, lasciate dagli imperi precedenti.

L’espansione dell’Impero Inca iniziò nel momento in cui il quarto imperatore, Mayta Capac, si insediò sul trono, ma non guadagnò slancio fino al regno dell’ottavo imperatore, Viracocha IncaViracocha intraprese l’usanza di lasciare guarnigioni militari nelle terre più ai confini con lo scopo di mantenere la pace. La storia orale Inca, registrata dagli spagnoli, suggerisce che l’espansione iniziò massiccia durante il regno dell’imperatore Pachacuti Inca Yupanqui, il figlio di Viracocha Inca, che regnò dal 1438 al 1471.

Pachacuti divenne imperatore dopo aver fermato un’invasione di Cuzco condotta da un gruppo rivale chiamato Chancas. L’invasione aveva spinto suo padre in un lontano avamposto militare e, successivamente, Pachacuti lavorò per espandere il territorio controllato dagli Inca, estendendo la loro influenza oltre la regione di Cuzco.

Gli Incas furono anche abili diplomatici, cercando sempre di ottenere accordi di pace con i loro rivali e arrendersi pacificamente prima di ricorrere alla conquista militare.

Pachacuti fu anche un ammodernatore e ordinò che la capitale inca, Cuzco, fosse ricostruita e rafforzata in modo che potesse essere ricostruita a forma di puma. L’animale è rappresentato di profilo, con i blocchi residenziali della città che formano il suo corpo, con la grande fortezza o complesso di templi sulla collina sopra Cuzco che rappresenta la sua testa, con la confluenza dei fiumi Tullu e Saphi che rappresentano la coda, secondo McEwan parafrasando il resoconto registrato dal cronista spagnolo Juan de Betanzos. Aggiungono che tra le zampe anteriori e posteriori del puma si trovavano le due grandi piazze di Cuzco, dove convergono le vie di comunicazioni delimitatrici delle quattro regioni imperiali dell’impero.

Uno dei più grandi santuari religiosi di Cuzco era un tempio del sole chiamato “Coricancha“. Il cronista spagnolo Bernabé Cobo scrisse: “Questo tempio era chiamato Coricancha, che significa ‘casa d’oro’, a causa della ricchezza incomparabile di questo metallo incastonato nelle cappelle e nei muri del tempio, nei suoi soffitti e sugli altari. Gli spagnoli avrebbero poi saccheggiato quest’oro e costruito una nuova città nel luogo di Cuzco!

Mentre gli Incas non svilupparono quello che considereremmo un sistema formale di scrittura, usarono dispositivi di registrazione, come il quipu, un insieme di cordicelle annodate, distanziate in modo sistematico tra loro e legate a una corda più grossa e corta che le sorregge. Ecco che la maggior parte dei resoconti scritti sugli Incas provengono da estranei che ricevettero, grazie alla condivisione orale delle conoscenze, le notizie su storie e tradizioni incas.

Daniele Mancini

Per ulteriori info:

  • Mario Polia, Gli Incas, Milano 1999
  • Nathan Wachtel, La visione dei vinti, Torino 1977
  • AA.VV., L’Or des Incas, Parigi 2010
  • Gordon F. McEwan, The Incas: New Perspectives, Santa Barbara 2006
  • AA.VV., America andina, in Vol. I, Patrimonio dell’Umanità di National Geographic, Milano 2018

Ciao! Lascia un commento o una tua considerazione. Grazie

error: Il contenuto è protetto!!