mercoledì, 24 Aprile 2024
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RISCOPERTA UNA HUACA PINTADA, UN TEMPIO DIPINTO PERDUTO “MOCHE”, A ILLINO, PERU’

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Eccezionale “riscoperta” a Illimo, in Perù, presso il sito di Huaca Pintada: l’archeologo Sâm Ghavami della Pontificia Università Cattolica del Perù, durante un viaggio lungo la tortuosa autostrada panamericana, presso la minuscola frazione di Illimo, in Perrù, notava la presenza di un cartello blu accanto alla strada che indicava un sito storico o archeologico con la scritta Huaca Pintada, Tempio dipinto. Quando Ghavami ebbe finalmente la possibilità di scendere dall’autobus e visitare il sito, non vide un antico tempio, ma si imbatté invece in un tumulo abbandonato coperto da alberi, erbacce e immondizia.

Ghavami conosceva la Huaca Pintada ed era stato incuriosito dai pochissimi articoli pubblicati che menzionavano il tempio, costruito da membri della Cultura Moche che prosperò in questa parte del Perù dal I al IX secolo d.C. Una di queste fonti era un documento del 1917 in cui l’etnologo tedesco Hans Heinrich Brüning scrisse un solo paragrafo sul sito. L’altro era un articolo del 1978 dell’antropologo dell’Università del Texas ad Austin, Richard Schaedel, sulla rivista Archaeology che mostrava fotografie che Brüning aveva scattato prima che i saccheggiatori depredassero il sito.

Nel 2018, quando Ghavami decise di voler riscavare Huaca Pintada, le foto originali di Brüning erano ormai andate perdute, non era stato scritto nulla sul sito in 40 anni e si credeva che i murales presenti sulle pareti del tempio fossero stati completamente distrutti. Negli ultimi quattro anni, Ghavami, ora all’Università di Friburgo, e il suo condirettore, l’archeologo Christian Cancho Ruiz dell’Università della Virginia, hanno scoperto, sotto la folta vegetazione tropicale, tra manufatti abbandonati, altre sezioni del murale, sfuggite a Brüning, fanno parte di un complesso decorativo che contribuiranno alla comprensione degli archeologi della complessità della cultura vissuta più di 1.000 anni fa.

Ghavami conferma quanto tutto sia stata complicata la ricerca perché  la huaca si trova su un terreno privato che appartiene alla famiglia Granados da almeno 150 anni che ha posto notevoli ostacoli allo scavo del sito. E’ dovuto addirittura intervenire uno sciamano locale, con cui l’antropologa dell’Università di Buffalo, Ana Mariella Bacigalupo, aveva lavorato durante le sue ricerche nella regione, affinché fosse condotto un rituale  con i Granados per Ghavami e le sue ricerche.

Ghavami e il suo team sono tornati a Illimo nel 2021 ma non nella proprietà dei Granados ma in particella confinanti senza trovare nulla di rilevante.  Solo dopo qualche mese, Granados ha finalmente permesso alla squadra di iniziare a scavare nella huaca. Durante tre settimane di scavi, la squadra di Ghavami ha portato alla luce alcuni frammenti di intonaco dipinto.

Nell’autunno del 2022, Granados ha finalmente dato il via libera al progetto e, in poco a poco, il team ha trovato più tracce del murale. Le foto di Brüning mostrano sei guerrieri con l’elmo posti di profilo che portano armi sul lato sinistro e altri cinque guerrieri, molti dei quali indossano copricapi altamente decorativi con piume nere, sulla destra. Ciascuno degli 11 guerrieri è circondato da dozzine di forme geometriche. I guerrieri camminano tutti verso una grande divinità centrale che si erge su una piattaforma, ha piedi con artigli affilati e indossa un indumento dai motivi elaborati. Tutti i guerrieri documentati da Brüning, insieme alla maggior parte della figura centrale, andarono successivamente perduti. Tuttavia, Ghavami ha scoperto le raffigurazioni di altri quattro guerrieri a sinistra e cinque a destra, tutti ben conservati.

Usando le foto di Brüning, Schaedel aveva calcolato che l’intero murale misurava quasi 15 metri di lunghezza, ma il team di Ghavami ha rivelato che in realtà è lungo quasi 30 metri e alto circa 3 metri. Il registro superiore del murale è ora distrutto ma è noto dalle foto di Brüning e vi erano raffigurate immagini di fiumi, pesci, uccelli e piccole figure umane. Secondo Ghavami, la scena rappresentata sembra ispirarsi a una forte idea di gerarchia sacra costruita attorno al culto degli antenati e al loro intimo rapporto con le forze della natura. I guerrieri possono rappresentare uno status speciale, come capi di un gruppo sociopolitico, che sembrano tutti riconoscere la maggiore autorità di questa divinità centrale.

I murales sono stati realizzati durante un periodo di cambiamento, quando il popolo della Cultura Moche iniziò a passare alla Cultura Lambayeque che avrebbe dominato la regione per quasi i successivi cinque secoli.

Per i ricercatori, dunque, lo studio di Huaca Pintada contribuisce a comprendere come si si sia creata una nuova identità collettiva con il passaggio alla nuova cultura. Il murale è una traccia che già combina elementi dell’iconografia e dello stile Moche con i successivi motivi Lambayeque, una cultura in cui non esiste un’unica divinità principale.

Per ora, le esplorazioni di Ghavami della Huaca Pintada sono terminate e il murale è stato coperto mentre il progetto si occupa di intraprendere dei lavori sul modo migliore per conservarlo e ripristinare le sezioni danneggiate, sempre con un occhio alle tradizioni antiche ricche, anche oggi,  di offerte di alimentari alla terra o alla huaca, nella speranza di assicurare una buona stagione di ricerche.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università di Friburgo

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