domenica, 28 Aprile 2024
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RICCHE TOMBE FEMMINILI IN PIENO DESERTO DEL NEGEV, VICINO TLALIM, ISRAELE

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Gli archeologi israeliani hanno portato alla luce una grande tomba contenente dozzine di resti umani, molti dei quali donne, che furono sepolti più di 2.500 anni fa nel mezzo del Deserto del Negev, a Tlalim, in un antico incrocio viario, lontano da qualsiasi insediamento conosciuto al momento.

I defunti sono stati seppelliti con cura e, secondo gli archeologi, onorati ritualmente bruciando incenso. Tra i resti, sono stati rinvenuti corredi composta da manufatti originari di luoghi lontani, dall’Arabia meridionale al Mediterraneo occidentale, lasciando diversi dubbi sui motivi di questa sepoltura fuori dal normale.

Come spesso accade per le scoperte archeologiche in Israele, anche questa ha avuto corso grazie a uno scavo di archeologia preventiva prima dei lavori di realizzazione di una nuova conduttura idrica vicino a Tlalim, un kibbutz nel cuore del Deserto del Negev, a circa 30 chilometri a sud della città di Be’er Sheva. Quando nel 2021 sono emersi due piccoli tumuli di pietre chiaramente, gli archeologi hanno ipotizzato che fossero modesti tumuli funerari spesso associati a tribù nomadi locali e generalmente datati all’Età del Bronzo antico/intermedio, cioè a più di 4.200 anni fa.

Durante lo scavo condotto da Martin David Pasternak, archeologo dell’Israel Antiquities Authority, sono emerse due camere sepolcrali accuratamente costruite, separate da un cortile, con soffitti sostenuti da grandi pilastri rettangolari. All’interno della camera più grande, gli archeologi hanno contato almeno 50 corpi. Altri sette scheletri sono stati trovati nella camera più piccola. La tomba è stata conservata e restaurata per ulteriori studi, invece di essere sacrificata per l’acquedotto!

Pasternak e Tali Erickson-Gini, un’esperta dell’IAA di antiche culture del deserto nel Levante, hanno pubblicato i loro risultati preliminari sulla rivista Journal of the Institute of Archaeology of Tel Aviv University.

Nel loro articolo, i due archeologi offrono alcuni primi interessanti dati e teorie sulla natura di questa enigmatica necropoli. La datazione al radiocarbonio dei resti è ancora in sospeso, ma i numerosi reperti rinvenuti nella tomba sono tipici della Tarda Età del Ferro fino al Primo periodo persiano, icirca 2.600 a 2.500 anni fa, il periodo durante il quale i Babilonesi conquistarono il Levante, comprese Gerusalemme e Giuda nel 586 a,C., per essere sostituiti pochi decenni dopo dall’Impero persiano.

Sono necessari approfondimenti per comprendere se le tombe di Tlalim siano state utilizzate per l’intero periodo, parte di esso o se abbiano ospitato individui che sono morte tutte in un unico evento, dice Pasternak. Tuttavia, alcuni degli scheletri sono stati trovati in integri e deposti con cura, altri ridotti e accatastati, tipico delle antiche sepolture che venivano periodicamente riaperte per essere riutilizzate, allargando, quindi, l’orizzonte cronologico.

Tracce di cenere all’interno della tomba e nel cortile esterno potrebbero essere state causate da incensi bruciati ritualmente, suggerendo anche molteplici cerimonie funerarie.

L’analisi preliminare conferma la presenza di resti di molte donne adulte. È ancora in corso uno studio antropologico completo, quindi gli archeologi non sanno con certezza se si trattasse di una tomba tutta femminile, ma la natura dei manufatti indica certamente una forte presenza femminile.

Pasternak ed Erickson-Gini confermano che solo due punte di freccia sono state rinvenute tra gli altri manufatti. Nel corredo funerario sono inclusi rari vasi di alabastro e bruciatori di incenso in pietra, che sembrano essere stati ritualmente spezzati come parte dei riti di sepoltura.

Numerosi monili e gioielli sono stati rinvenuti: braccialetti di rame, numerose perle di corniola e pietre levigate; anelli d’osso ricavati dai metapodi dei cammelli; ciondoli realizzati con grandi conchiglie di ciprea del Mar Rosso dalle dimensioni di un pugno,  scarabei fenici ed egiziani. un bruciatore con orlo e bollo tipico di Giuda della Tarda Età del Ferro che sembrerebbe essere stato usato anche per bruciare l’incenso, alcuni altri piccoli vasi di ceramica portatili che indicano connessioni con Edom, Moab e la Fenicia.

Tra gli altri oggetti, un amuleto in maiolica del dio egizio Bes, protettore di donne e bambini; un sigillo cilindrico con cobra; un pendente in vetro a più facce che si ritiene provenga da colonie fenicie nel Mediterraneo occidentale e una fibula in rame. associata alla sepoltura delle donne nell’Europa meridionale, secondo la Erickson-Gini.

È probabile che tutti questi manufatti siano stati acquisiti attraverso il commercio ma possono fornire alcuni indizi sull’identità delle donne e su cosa avrebbero potuto fare nel Negev. La Erickson-Gini esclude la provenienze dai solitari avamposti persiani nelle vicinanze, di un periodo leggermente successivo, o da antichi insediamenti nomadi nelle vicinanze.

Gli archeologi osservano, invece, che sembra essere presente un forte elemento arabo meridionale, con confronti sepolcrali simili al territorio dell’attuale Dubai, in Oman e nello Yemen, anche se non molto è stato scavato o pubblicato in quel territorio a causa dell’attuale conflitto.

Tipici dell’Arabia meridionale sono anche i vasi di alabastro e gli incensieri, così come lo stesso incenso, che veniva portato nel Levante attraverso il Negev da carovane di mercanti arabi che attraversavano il deserto. Il ritrovamento di un piccolo set di bilance e pesi in pietra, probabilmente usati per pesare incenso, argento o altri metalli preziosi, collega anche le sepolture Tlalim al mondo dei commercianti di incenso e mirra.

Pasternak ed Erickson-Gini suggeriscono che le sepolture potrebbero essere collegate ai commercianti Qedariti che operavano nell’Arabia settentrionale e nel Negev, in questo periodo, o ai Minei, un popolo che proveniva da un antico regno nell’odierno Yemen. Tuttavia, il Negev è molto lontano dall’Arabia meridionale…

L’ubicazione e la diversa provenienza dei manufatti trovati con i corpi suggeriscono che le donne non provenissero dalla stessa Arabia ma potrebbero essere stati diretti in quei territori. Gli archeologi non escludono che siano stati vittime di un’epidemia o di un singolo agguato sulle pericolose strade del deserto.

Una fossa comune collegata a un tale massacro, del Periodo ellenistico, fu effettivamente trovata a Ein Ziq, a sud di Tlalim, ma i corpi includevano uomini, donne e bambini, per lo più seppelliti alla rinfusa, mentre a Tlalim sembra che si prestasse grande cura e ritualità per conservare i defunti, con una ritualità perpetrata per un periodo prolungato di tempo.

Il rapporto antropologico completo dovrebbe fornire maggiori dati sull’età e sul sesso dei corpi, sui segni di una morte violenta ma per ora sembra più probabile che si trattasse di persone morte sulle strade in tempi diversi e che per qualche ragione furono sepolte in questo luogo.

Per quanto riguarda l’identità delle donne sepolte a Tlalim, Erickson-Gini suggerisce che potrebbero essere state schiavizzate, acquistate in diverse località della costa levantina, che venivano portate in Arabia. Il traffico di donne dal Levante all’Arabia è attestato nelle iscrizioni minee dello Yemen e in altri testi antichi, e questo particolare potrebbe spiegare la diversa provenienza dei loro beni, destinate a essere prese come mogli e concubine, o forse a servire come prostitute sacre nei templi della zona. La prostituzione rituale è ben attestata in tempi antichi!

L’idea che le donne di Tlalim possano essere state vendute come prostitute rituali è in parte supportata dall’insolita presenza di grandi conchiglie di ciprea nella tomba. Nell’antichità, le piccole cipree erano spesso usate dalle donne come talismani della fertilità, ma conchiglie di queste dimensioni si trovano solitamente in contesti cultuali, come il Tempio dei Leoni Alati a Petra, dedicato a una dea femminile, e in un tempio nel porto di Berenike, sulla costa orientale dell’Egitto.

Secondo Erickson-Gini, la posizione della sepoltura di Tlalim potrebbe anche indicare pratiche rituali orientate alle donne; seppure in area isolata, la tomba si trova in un importante incrocio tra le antiche vie  commerciali che conducevano a sud verso l’Arabia e verso la Valle dell’Aravah e Edom a est. Le antiche religioni spesso associavano gli incroci viari con i poteri femminili divini e le attività rituali.

La ricerca prosegue, intanto, al fine di dipanare tutte le matasse…

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

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