sabato, 27 Luglio 2024
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RESTI DI PALAZZO MINOICO PORTATI ALLA LUCE AD ARCHANES, CRETA

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Un possente palazzo minoico è quanto gli scavi archeologici nella città di Archanes, villaggio a Sud di Candia, a Creta,  hanno svelato quest’anno sotto la direzione di Efi Sapouna-Sakellaraki.

Lo scavo, condotto nella sezione più settentrionale del palazzo, ha fornito numerose nuove informazioni sull’edificio e ha ampliato la conoscenza della sua architettura e costruzione. Nello specifico sono stati scavati il piano terra e il primo piano, mentre numerosi conci erano crollati dal secondo o terzo piano, portando con sé parti dei solai.

La scoperta più intrigante degli scavi di quest’anno è stata l’uso di un materiale radiante, il gesso alabastro, conosciuto da Festo  nella costruzione del palazzo di Cnosso, Ad Archanes, l’alabastro di gesso veniva usato in modo stravagante per architravi, porte e altro, creando l’immagine di una struttura. Un’altra scoperta significativa è stata la rivelazione del polythyron che, insieme a una doppia porta anch’essa in gesso alabastro e una colonna centrale, forma parte di una “sala minoica“, elemento essenziale dell’architettura minoica d’élite.

Altro elemento di novità è l’individuazione del punto in cui ebbe origine l’incendio che portò alla distruzione di questa parte del palazzo. Come già accertato nella relazione scavi del 1999/2000, tutta l’area nord scavata (ambienti 30-33) era stata distrutta da un violento incendio, a differenza delle parti sud e ovest, anche scavate in quel periodo. L’incendio aveva raggiunto temperature fino a 1000 gradi, come accertato dai vigili del fuoco, intervenuti. Nella stanza 33, non adibita a deposito, sono stati rinvenuti circa 20 pithoi di grandi dimensioni, contenenti vino, olio, tessuti e anche vasi aromatici, insieme a uno scarabeo egiziano.

Lo scavo del 2023 ha rivelato che l’incendio aveva avuto origine da un piano superiore. Uno spesso strato di cenere e legno bruciato si trovava principalmente nella sezione nord-occidentale e raggiungeva il pavimento. In questo angolo dell’area scavata, dal quale si sarebbe propagato l’incendio,  doveva esserci un santuario, come indicano i pochi frammenti superstiti di vasi in pietra: uno in cristallo di rocca, uno in steatite grigio/bianca e uno con motivo inciso su pietra ollare, oggetto che suggerirebbe un probabile scopo rituale o magico.

Nel santuario sono stati rinvenuti frammenti di repliche in miniatura di grandi vasi, come calderoni, che probabilmente erano offerte votive destinate alla divinità Un altro ritrovamento rituale era un tridente marino, utilizzato come strumento per invocare una divinità, come noto da un sigillo rinvenuto nella Grotta dell’Idaion.

Un po’più lontano (ambiente 37) sono stati rinvenuti ciottoli marini più grandi, che simboleggiano l’aspetto marino della divinità. Questi ciottoli erano sparsi vicino ad un pregiato sigillo di agata raffigurante un pesce, rinvenuto nella stanza adiacente (34). Il santuario, come spesso accade, non fu riutilizzato nella successiva epoca minoica.

Negli strati superiori sono stati rinvenuti un pezzo di punta di lancia in bronzo e il piede di una coppa micenea, una moneta veneziana e una americana del 1963. Infine, altri frammenti di coppe coniche e moderni “portauova”, indicano disturbi negli strati, come prova di uno “scavo” clandestino ell’area sovrastante il palazzo. I pavimenti dell’edificio sono stati eccezionalmente ben conservati mostrando pavimenti in ciottoli al primo piano e mosaici costituiti da piccole pietre di scisto, lastre di scisto con sottili strisce di intonaco e lastre di argilla, in un altro settore.

Al piano terra c’erano lastre di pietra calcarea levigata. Le pareti, conservate fino ad un’altezza di 2 metri, erano rivestite da un sottile strato di intonaco. Frammenti di intonaco finemente decoratp in rosso, blu e nero suggeriscono che recassero pitture murali, che furono accuratamente rimosse in un secondo momento.

Di grande interesse sono anche i setti divisori in mattoni crudi rinvenuti in due ambienti (34, 34A), intonacati in argilla, con funzione quasi unica di divisori di ambienti, nonché i ripiani in argilla con intonaco in argilla del primo piano ed alcuni dal piano terra, forse crollati dal piano superiore, rinvenuto disintegrato. I depositi (o ciste) sono ben noti a Cnosso, come depositi del tempio, e dall’edificio stesso di Archanes, che fungeva da deposito con una moltitudine di coppe coniche.

Il Palazzo di Archanes si trova a 15 chilometri da quello di Cnosso, che, secondo i calcoli di Giannis Sakellarakis, avrebbe le stesse dimensioni. Per la storia della sua scoperta, va notato che Sir Arthur Evans, apparentemente avendo notato alcuni elementi rinvenuti, credeva, in accordo con le nozioni vittoriane dell’epoca, che lì si sarebbe trovato il “palazzo estivo” di Cnosso.

Così, negli anni ’60, il giovane archeologo dell’epoca, Giannis Sakellarakis, frugando nei sotterranei delle case e registrando rovine visibili incastonate nelle strade, ebbe la fortuna di ritrovarsi all’ingresso del palazzo, che si rivelò essere magnifico: alto tre piani, costruito in pietra calcarea finemente tagliata, con pitture murali raffiguranti motivi vegetali e marini, una figura femminile, pavimenti in scisto colorato, altari e una moltitudine di oggetti preziosi come figurine d’oro, lampade, vari vasi , figurine in argilla e altro ancora. Inoltre, uno dei ritrovamenti più importanti, consiste nella famosa “casa di Archanes”, modello per la forma di una casa minoica, collocando così al suo interno.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Ministero della Cultura greco

 

 

 

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