RESTI DELLA PORTA DI ISHTAR DI BABILONIA SOTTOPOSTI ALLE MISURAZIONI DEL CAMPO MAGNETICO TERRESTRE
Della Babilonia dell’Impero neo babilonese (VII-V secolo a.C.), la Porta di Ishtar di Babilonia, oggi ricostruita presso il Pergamonmuseum di Berlino, rimane uno dei simboli più importanti: era una porta doppia, in quanto attraversava due mura, fiancheggiata da due torri avanzate e da vani che si aprivano nell’interno delle mura stesse e che servivano da corpo di guardia; la porta principale era fiancheggiata da due porte minori, che servivano da entrate secondarie, ed era decorata da mattoni smaltati con draghi e tori.
Si è ritenuto che la Porta di Ishtar, con il suo colore blu brillante, fosse stata costruita per celebrare la conquista di Gerusalemme, ma una nuova analisi rileva che potrebbe essere stata eretta diversi anni dopo.
L’iconico edificio in mattoni smaltati, che il re Nabucodonosor II ordinò di costruire e decorare con tori selvaggi e draghi mušhuššu mentre governava l’Impero babilonese dal 605 al 562 a.C.: fu costruito in tre fasi ed era una delle porte di ingresso a Babilonia. Tuttavia, le date esatte di ciascuna fase di costruzione sono state a lungo oggetto di dibattito e, secondo uno studio internazionale pubblicato sulla rivista PLOS One, soggette ad alcune revisioni. Allo studio hanno partecipato anche i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma.
E’ noto che Nabucodonosor II ordinò la prima fase grazie all’incisione del nome del re sui mattoni ma, secondo lo studio. sarebbe meno chiaro se fosse trascorso del tempo prima che la seconda e la terza fase fossero completate. Alcuni ricercatori ritengono, addirittura, che Nabucodonosor II fosse morto prima del completamento della porta.
Per mettere le cose in chiaro, gli archeologi hanno raccolto minuscoli campioni da cinque dei mattoni della Porta di Ishtar sparsi nelle tre fasi e hanno misurato i campi geomagnetici di ciascuno in un processo noto come archeomagnetismo., recentemente adoperato in un altro studio su resti provenienti dalla Mesopotamia.
L’archeomagnetismo misura l’effetto del campo magnetico terrestre conservato nella documentazione archeologica di un oggetto e, secondo gli archeologi del Museo McClung di Storia Naturale e Cultura dell’Università del Tennessee, a Knoxville, offre una cronologia ancora più accurata rispetto alla datazione al radiocarbonio, il metodo più comune di misurazione archeologica.
Questa nuova analisi ha stabilito che non c’erano “gap cronologici significativi” tra ciascuna fase di costruzione e che “il complesso della porta fu costruito qualche tempo dopo la conquista babilonese di Gerusalemme”, avvenuta nel 586 a.C. Durante la conquista di Gerusalemme, i Babilonesi avrebbero distrutto anche il Tempio di Salomone, noto anche come Primo Tempio, avrebbero bruciato e raso al suolo Gerusalemme e avrebbero esiliato la popolazione ebraica nella Mesopotamia meridionale, a Babilonia.
I ricercatori hanno concluso che, poiché tutte le misurazioni del campo magnetico nei cinque mattoni erano simili, le ricostruzioni sarebbero state eseguite più o meno nello stesso periodo, nel 583 a.C.
I ricercatori ritengono che la datazione sia riferibile al periodo del regno di Nabucodonosor II, durante il quale fu dato l’ordine di costruire la porta, periodo in cui il re era ancora vivo al momento del completamento della porta.
La scoperta suggerirebbe, dunque, che la Porta di Ishtar non avrebbe cambiato stile durante il processo di costruzione ma che le fasi II e III sarebbero legate al progetto originale della porta, riflettendone il processo di costruzione ed escludendo che fossero frutto di aggiunte successive disgiunte dalla costruzione originale della prima fase.
I ricercatori ora sperano di eseguire analisi archeomagnetiche simili anche su altre antiche strutture in Mesopotamia, poiché i mattoni di fango cotto si sono rivelati fonti affidabili per questa tecnica di datazione ed erano il materiale da costruzione principale in quell’epoca.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini