martedì, 19 Marzo 2024
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Le esplorazioni di Tebe: Kent Weeks e la riscoperta di KV 5

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KENT WEEKS OUTSIDE LIBRARY
Kent R. Weeks del Theban Mapping Project

KV 5 è la tomba dei figli di Ramses II realizzata su più livelli e decisamente unica nel suo complesso. «Abbiamo finito, Dottore. Vuole entrare?», è questa la frase che Mohammed, uno degli operai che lavorava con la missione di Kent R. Weeks del Theban Mapping Project da più tempo, ha pronunciato in piedi accanto all’imboccatura della profonda buca appena scavata vicino all’ingresso della Valle dei Re. Indicava una porta, tagliata nella roccia all’estremità orientale, l’ingresso di una tomba. Proprio qui, per parecchie settimane, avevano scavato una trincea lungo la base della collina alla ricerca di KV 5, una tomba che era stata scoperta quasi duecento anni fa ed era poi stata dimenticata[1].

L’esploratore inglese, James Burton, nel 1825, aveva visto l’ingresso di KV 5, ma da allora non risultava che altri vi fossero penetrati[2].

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Pianta della KV 5 posizionta su una carta della Valle dei Re – da Theban Mapping Project

KV 5 si è rivelata la tomba più grande che fosse mai stata trovata nella Valle dei Re, forse la più grande di tutto l’Egitto, e una delle più importanti e insolite sia per la pianta che per lo scopo per cui fu costruita. La sua storia abbraccia i regni di parecchi re e fu usata come tomba non soltanto di uno, ma di molti figli di Ramses II. Adesso sappiamo che contiene ben più di cento camere e i manufatti e le iscrizioni che vi sono state trovate, hanno già cambiato le nostre conoscenze sul regno di uno dei più famosi e più potenti sovrani d’Egitto. Si può sostenere che KV 5 sia diventata il sito archeologico più noto dai tempi della scoperta della tomba di Tutankhamon e alcuni egittologi ritengono che sia una delle scoperte più importanti tra tutte quelle che nel ventesimo secolo siano state fatte in Egitto[3].

Nel corso del lavoro, l’equipe del Theban Mapping Project è stata in grado di rivelare notizie nuove e appassionanti a proposito dei figli di Ramses II e del loro ruolo nella corte reale d’Egitto; tuttavia la storia di KV 5 è la storia di un lavoro che non è ancora stato terminato. Dal 1989 è stato sgombrato e ripulito soltanto un numero ridotto dei suoi molti locali e dei suoi molti corridoi; ne rimangono moltissimi, ancora pieni di detriti, che si estendono per centinaia di metri quadrati ciascuno e che probabilmente contengono una quantità ancora maggiore di pareti decorate e di manufatti. Ci sono ancora anni di lavoro da compiere e con probabilità la tomba rivelerà altre nuove stanze oltre a quelle che sono già state scoperte[4].

Nel 1989 il Theban Mapping Project aveva ormai compiuto rilevamenti topografici nella Valle dei Re per più di un decennio e i dati estratti erano praticamente completi. Tuttavia rimaneva ancora una cosa da fare nella Valle: andare alla ricerca di tracce di tombe che erano andate “perdute” o di cui non si aveva più notizia. Sembrava impossibile che un sito archeologico studiato in modo tanto intensivo potesse avere delle tombe perdute. E’ noto che alcuni viaggiatori del diciannovesimo secolo e degli inizi del ventesimo avevano citato ingressi di tombe che oggi sono andate perdute. Di alcune tombe si ipotizza l’esistenza soltanto perché piante della valle schizzate nel diciannovesimo secolo hanno punti interrogativi o “X” in luoghi che da un punto di vista geologico e topografico sembrano adatti a una tomba. Segni simili si trovano sulla carta della Description de l’Égypte, sulle carte di Belzoni e Burton e in diversi schizzi di Howard Carter. Queste carte forniscono solo un’idea approssimata di dove possa trovarsi una tomba “perduta”, tuttavia la loro genericità e mancanza di scala hanno costretto gli archeologi a cercare di indovinare in che punto del fianco della collina potesse trovarsi la tomba, ma non siamo di grado di determinarne la collocazione esatta[5].

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L’altezza raggiunta dall’inondazione di uno degli acquazzoni. Qui, nella KV 38

Le tombe della Valle dei Re sono scomparse per due motivi.

  1. Innanzi tutto, acquazzoni torrenziali si sono abbattuti su Tebe a intervalli di due o tre secoli e hanno trascinato grandi quantità di fango e di detriti giù dalle colline depositandoli nelle aree più basse della valle. E poiché era proprio lì che era stata scavata la maggior parte degli ingressi, le tombe finirono per essere danneggiate quasi tutte, sia pure in misura diversa, dall’inondazione. Negli ultimi tre millenni gli ingressi di molte tombe sono stati riempiti e sepolti sotto alti cumuli di detriti trasportati dalle inondazioni.
  2. Il secondo motivo è da imputarsi ai primi esploratori, i quali ordinarono ai loro operai di accumulare i detriti provenienti dai loro scavi su una tomba vicina. Una volta che una tomba era stata sepolta, veniva dimenticata facilmente. Era sufficiente una generazione o poco più perché il ricordo delle guardie,e dei ladri, svanisse e la collocazione della tomba fosse dimenticata[6].

Dall’inizio del diciottesimo secolo sono “sparite” tredici tombe: KV 5, 21, 27, 28, 31, 33, 41 e quelle che vanno dalla 48 alla 54. Alcune erano state esplorate sommariamente nel corso dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento, ma di solito erano disponibili ben poche informazioni e la loro collocazione era stata semplicemente dimenticata. Eppure, le carte dell’Ottocento danno un’idea generica del punto in cui è stata scavata la tomba.

Il modo più semplice per ritrovare queste “tombe” perdute sarebbe quello di scavare lungo tutti i fianchi delle colline della Valle dei Re fino a quando non compaia l’ingresso di una tomba. Tuttavia, dal momento che le aree di ricerca erano relativamente piccole ed eravamo praticamente certi dell’esistenza di tombe “perdute” nella valle, sembrò l’occasione buona per sperimentare diversi strumenti geofisici che, in altre parti del mondo, venivano utilizzati per individuare siti archeologici[7].

Nel 1984 Weeks e la sua troupe, si mise in contatto con il Southwest Research Institute di San Antonio, in Texas, e gli fu proposto di usare metodi basati sulla resistività elettrica e misure elettromagnetiche ad alta fre

quenza. Sperimentarono questi metodi in aree diverse, trascinando il pesante e poco maneggevole equipaggiamento lungo i fianchi delle colline, cercando di individuare “anomalie” nelle letture che potessero indicare la presenza di una tomba sotto la superficie. Sfortunatamente, la natura geologica della Valle dei Re rendeva i risultati dei rilevamenti ambigui e difficili da interpretare. Gli strumenti non davano risultati utilizzabili[8].

Nel 1986 cercarono di sperimentare altre tecniche geofisiche, lavorando insieme alla Weston Geophysical Company di Boston. Tali tecniche comprendevano radar a penetrazione del suolo, rifrazione sismica e magnetometria. Le prime due tecniche si rivelarono inutili, mentre il magnetometro (uno strumento che misura variazioni, minuscole e localizzate, nel campo magnetico terrestre) diede risultati utili – quanto meno nel caso di tombe che altro non erano che camere, singole e vuote, sul fondo di pozzi verticali. In questi casi le letture del magnetometro erano diverse rispetto a quelle effettuate nelle immediate vicinanze e l’individuazione della posizione della tomba era immediata: bastava scavare nel punto in cui il magnetometro aveva segnalato un’anomalia e il gioco era fatto. In ogni modo i magnetometri non sono dei rilevatori di tombe. Si limitano a segnalare possibili anomalie, che possono essere dovute a sacche d’aria nel cumulo di detriti, a vecchie scatolette sepolte nella sabbia o a una pietra di tipo diverso rispetto a quelle vicine. Così facendo, per due volte furono riscoperte delle piccole tombe a pozzo verticale: KV 48,  la tomba di Amenemopet, il governatore di Tebe sotto Amenhotep II, scoperta nel 1906 da parte di Edward Ayrton;  KV 49, scoperta anch’essa da Ayrton, era stata costruita per un ignoto dignitario della XVIII Dinastia ed era stata usata nuovamente verso la fine del Nuovo Regno come magazzino per le bende usate per riavvolgere le mummie. Tutte e due le tombe erano state disseppellite dai detriti estratti dalle tombe vicine[9].

Tra le numerose tombe “perdute”, KV 5, secondo le antiche mappe, doveva trovarsi vicino all’ingresso della Valle. Nello schizzo disegnato nel 1825 da James Burton sul suo taccuino, già si denotava un’insolita tomba, confermata anche dall’ipotesi avanzata da Elizabeth Thomas, che riteneva risalisse al regno di Ramses II[10]. Ma nel 1989, l’Egyptian Antiquities Organization rese noti i piani di ampliamento della strada che si trovava all’ingresso della valle. La strada era larga soltanto una decina di metri ed era interamente fiancheggiata da dozzine di chioschi in cui la gente del posto vendeva cartoline e finti oggetti antichi. Moltissimi pullman turistici, inoltre, si fermavano proprio lì, poi dovevano fare marcia indietro in mezzo a schiere di turisti e di altri pullman per poter uscire. Tuttavia, se le carte dell’Ottocento erano esatte e se da qualche parte c’era una tomba non lontana dalla strada, qualsiasi lavoro di ampliamento della strada stessa avrebbe causato danni alla tomba. Questo fatto rendeva urgente riscoprire la collocazione di KV 5 e nel 1989 l’Egyptian Antiquities Organization diede la propria approvazione ad iniziare i lavori di scavo.

A quanto sembra, KV 5 non era nota agli antichi visitatori della Valle oppure, se era nota a greci, romani, cristiani e agli altri viaggiatori, era stata da loro trascurata. Ma a partire dal XIX secolo, la sua esistenza venne citata assai di frequente nei diari dei viaggiatori e sulle carte degli egittologi. È possibile che Richard Pococke, per esempio, ne abbia visto l’ingresso nel 1738, interpretando in modo corretto la sua carta, alquanto fantasiosa. Compariva inoltre sulla pianta della Description, su quella della Denkmàler e su molte altre. La fossa in cui era stata scavata la porta di KV 5 è chiaramente visibile in un disegno fatto da Robert Hay o da uno dei suoi disegnatori nel 1825. Nessuno di questi antichi documenti parla però di quello che si trovava oltre la porta di ingresso, né dice con precisione dove si trovasse quella porta, tuttavia in linea di massima concordano tutti nell’indicare la collina in cui è stata scavata[11].

Le anomalie del magnetometro adoperato sulla collina soprastante erano così numerose e sparse che sembravano indicare null’altro che sacche d’aria sotto pietre smosse, variazioni nella densità della roccia o forse gli spostamenti incerti di un magnetometro guasto. Probabilmente avevano rilevato la presenza di una tomba, ma, come si scoprì in seguito, le stanze di KV 5 erano di dimensioni diverse ed erano piene di materiali di diversa densità. Inoltre, spesso contenevano pilastri che sul magnetometro comparivano come roccia solida. Tutto questo contribuiva a creare una confusione di letture quasi del tutto prive di significato e la pianta di KV 5, simile a una piovra, complicava ancora di più le cose. Era quindi necessario trovare l’ingresso: furono abbandonati i congegni geofisici e si tornò ai vecchi metodi di indagine archeologica: scavare con il piccone e la pala[12].

Le vecchie piante indicavano l’ingresso di KV 5 nella parte meridionale di un lungo declivio non lontano da KV 6, la tomba di Ramses IX. Una fotografia della collina, scattata verso il 1910, mostra una tettoia nel punto in cui erano poi stati costruiti i chioschi. La tettoia era stata fatta per fornire un posto all’ombra per gli asini che venivano noleggiati ai turisti. La fotografia mostra il fianco della collina del tutto sgombro da detriti, mentre fotografie scattate parecchi anni dopo ritraggano almeno tre metri di detriti che ricoprono il pendio. Probabilmente quei detriti erano il risultato degli scavi di Howard Carter e Theodore Davis. E certamente un’ironia della sorte che Carter e Davis abbiano inavvertitamente sepolto una delle tombe più spettacolari della Valle dei Re.

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LA KV 5 all’ingresso della Valle

Nel luglio del 1989, dopo numerose giornate trascorse a scavare una trincea lungo la base della collina all’ingresso della valle, proprio a est della strada, a rimuovere pietrisco e sabbia a fianco della strada asfaltata, a chiedersi se era proprio qui che Burton aveva visto l’ingresso di una tomba, apparvero tracce di pareti verticali tagliate nella roccia, le pareti che delimitavano un pozzo che si apriva sotto e di fianco alla strada asfaltata alla base della collina[13]. Occorsero parecchie settimane affinché si portassero alla luce i gradini di accesso e una porta nella parete orientale del pozzo, circa quattro metri al di sotto della superficie della collina, dal momento che era stata ostruita da detriti molto più compatti di quelli che si trovavano sul fianco della collina. Gli stipiti della porta mostravano chiaramente il cartiglio di Ramses II[14].

Gli anni che seguirono furono di alacre lavoro: si continuava a scavare nei detriti accumulatisi nei locali della tomba e induritisi fino a diventare cemento, avendo cura di annotare meticolosamente la stratigrafia che veniva man mano rimossa e catalogare tutta la ceramica rinvenuta. Non c’era alcuna altra traccia, graffiti sulle pareti, per esempio, o segni di fumo sul soffitto provocati dalle lampade e dalle torce di antichi visitatori. In effetti si conosce il nome di una delle ultime persone che nell’antichità entrarono in KV 5: si tratta del ladro che derubò la tomba e il cui nome era Kenena. Il suo nome compare in un papiro scritto durante il regno di Ramses II, forse cinquant’anni dopo la morte di Ramses II. Numerosi operai di Tebe erano stati arrestati per aver commesso furti nelle tombe. Furono portati in giudizio, torturati e costretti a confessare i loro crimini e le loro confessioni furono registrate da uno scriba – un antico cancelliere del tribunale – su un papiro. Questo papiro si trova oggi nel Museo Egizio di Torino[15].

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Osiride controlla il rilievo all’interno di KV 5…

KV 5, come le altre tombe della XIX dinastia, non manca di geroglifici e bassorilievi scolpiti e colorati nello spesso intonaco posto sulle pareti. In origine le pareti dovevano essere molto belle, ma ora erano in condizione miserevoli. Le molte inondazioni avevano lasciato il segno, così come le vibrazioni dei pullman turistici e le perdite delle fognature che attraversavano la tomba. Inoltre mano a mano che i cristalli di sale aumentano di volume, allontanano l’intonaco dalla roccia fino a quando cade a terra per il proprio peso. Molti tratti di parete hanno già perso la loro superficie decorata, privandoci di importanti testi antichi. Ma molti di questi frammenti erano sepolti in mezzo ai detriti che riempivano le stanze e i corridoi[16]. Tra le scoperte di rilievo all’interno di stanze e corridoi e dell’enorme sala con sedici colonne, si scoprì che era stata scavata una nicchia al cui interno c’era una figura umana, una statua, finemente scolpita, che rappresentava il dio Osiride, per gli antichi egizi la divinità più importante dell’Aldilà, la divinità con la quale gli egizi buoni e puri – e delle classi sociali più elevate – si riunivano in morte. La statua, alta circa un metro e mezzo, aveva proporzioni eleganti, era ricoperta di stucco e poi dipinta[17].

Col trascorrere delle campagne, KV 5 si ampliava in continuazione fino a raggiungere le circa 130 tra stanze e corridoi, tutte adoperate per contenere le presunte spoglie degli oltre cinquanta figli di Ramses II, un unicum tra le tombe della Valle ma con alcune caratteristiche simili con altre tombe simili tombe di fine XVIII dinastia[18].

Infatti le particolarità che la tomba ha riservato non sono solo quelle sorprendentemente relative al numero delle stanze o ai suoi proprietari. Weeks e i suoi collaboratori ritenevano che KV 5 risalisse al regno di Ramses II, dal momento che sono stati trovati il suo cartiglio scolpito su molte pareti della tomba. Eppure alcuni aspetti di KV5 – la sua posizione, la pianta e le dimensioni – non rientravano nella gamma delle caratteristiche tipiche delle tombe della XIX Dinastia. ll Theban Mapping Project ritiene che ci sia stata una fase anteriore al regno di Ramses II. Non esistono valide testimonianze archeologiche od epigrafiche relative a quella fase, tuttavia lo studio dei dettagli architettonici della tomba fa pensare che una parte di KV5 sia stata scavata originariamente da cinquanta a cento anni prima che Ramses II salisse al trono e che sia stata poi da lui usurpata nei primi tempi del suo regno. Le ragioni di questi concetti sono riscontrabile nella posizione di KV 5, la pianta dell’ingresso e delle prime due camere, le dimensioni delle sue porte[19].

La posizione è forse l’elemento meno significativo, ma non è irrilevante. KV 5 si trova in una piccola area rettangolare della Valle dei Re, lunga circa centocinquanta metri e larga venti. In questo rettangolo c’è anche un gruppo di quattro tombe dell’ultimo periodo della XVIII Dinastia. All’estremità meridionale del rettangolo c’è KV 62, la tomba di Tutankhamon; a quella settentrionale c’è KV 46, la tomba di Yuya e Thuya; vicino alla tomba di Tutankhamon si trova KV 55, la tomba di Akhenaton, forse… KV 5 si trova proprio al centro di quest’area. Elizabeth Thomas ha riconosciuto la posizione geografica comune di KV5, 46, 55 e 62, e ha ipotizzato che «per posizione e ubicazione … è possibile [far risalire KV5] alla fine della Diciottesima Dinastia così come [al] regno di Ramses II»[20].

Le tombe della XIX Dinastia[21] sono formate essenzialmente da una serie di corridoi lunghi e stretti, scavati uno dopo l’altro, che insieme formano un tunnel che porta nella camera funeraria. In effetti, queste tombe sembrano a tal punto dei lunghi tubi che i primi viaggiatori greci le hanno chiamate “siringhe” o flauti di Pan. Le uniche variazioni a questa pianta “a siringa” sono le svolte ad angolo retto trovate nella pianta della tomba di Ramses II[22] Ma KV 5 non ha una pianta “a siringa”. Ha una sala centrale, con sedici pilastri, su cui si aprono porte che vanno in tutte le direzioni. Nessuna delle tombe, attualmente note, di Tebe – nella Valle dei Re, nella Valle delle Regine e le Tombe dei Nobili – ha una pianta neppur lontanamente simile a questa. E neppure troviamo qualcosa di simile nelle tombe di qualsiasi altra importante zona archeologica d’Egitto, come Giza, Saqqara o Amarna. Tuttavia, anche se la sua pianta è unica, KV 5 mostra un elemento che, secondo Elizabeth Thomas, è caratteristico delle tombe dell’ultimo periodo della XVIII Dinastia: il suo ingresso porta direttamente in una camera rettangolare, non in un corridoio a siringa. Questo particolare lo troviamo anche nelle tombe di Tutankhamon (KV 62), Yuya e Thuya (KV 46), e KV 55 – le tombe racchiuse nel rettangolo di KV 5 – e in altre tre tombe, KV 12, 27 e 28, che si ritiene risalgano all’ultimo periodo della XVIII Dinastia. Per di più, gli ingressi di queste tombe sono stati scavati in profondità sul fondo della valle, proprio alla base di colline dai fianchi non troppo scoscesi.

Tuttavia sono le dimensioni delle porte l’elemento più significativo che ci porta a ritenere che le prime camere della tomba siano state scavate nell’ultimo periodo della XVII Dinastia. Le porte di accesso delle tombe della Valle dei Re risalenti a questa dinastia non sono mai più larghe di due metri; con una larghezza media di 150 centimetri per le tombe regali. Le porte delle tombe della XIX Dinastia non sono mai meno di due metri; con una larghezza media di 211 centimetri per le tombe regali. La differenza tra la larghezza delle porte delle due dinastie è di mezzo metro. La porta d’accesso di KV 5 è larga soltanto 110 centimetri[23]e inoltre questo è quanto misura la porta dopo essere stata ingrandita di più di 15 centimetri in un periodo imprecisato del regno di Ramses II. In origine era larga soltanto novantacinque centimetri.

Se si tiene conto separatamente di ciascuno di questi elementi, è possibile affermare che, originariamente, una parte di KV 5 è stata scavata verso la fine della XVIII Dinastia e successivamente è stata usurpata da Ramses II, da trenta a cento anni dopo[24].

Alcuni altri elementi collegano KV 5 agli ultimi tempi della XVIII Dinastia. Probabilmente il più importante fu il frequente uso, da parte di Ramses II, delle idee politiche e religiose a quelle architettoniche di Amenhotep III come modello per i sostanziali cambiamenti che volle introdurre nei concetti egizi di regalità e di governo. Nulla spiega lo scopo per cui fu costruita KV 5 meglio della consapevolezza che Ramses II si servì di tali idee come mezzo per farsi dichiarare un dio prima della morte, così come aveva fatto Amenhotep III nel trentesimo anno del suo regno, in occasione della sua prima festa Sed [25].

Tutte queste notizie dimostrano come KV 5 sia un enigma. Nel corso di vari decenni la pianta della tomba subì numerosi cambiamenti e in nessun momento la tomba si avvicinò, neppure lontanamente, a una pianta standard. Le cose si complicano ancora di più se ci chiediamo chi furono le persone che Ramses II volle far seppellire a KV 5 e in quale successione i loro corpi vi furono sepolti. Fino a ora, sulle pareti delle otto camere già sgombrate, sono stati rinvenuti più di ventiquattro “figli” ritratti nelle pitture e nei rilievi. I loro nomi, però, sono stati quasi sempre distrutti dalle inondazioni e dalle infiltrazioni di sale. In generale, se KV 5 era destinata a tutti i figli principali di Ramses II, a eccezione di Khaemwese e Merenptah sepolti rispettivamente in QV 44 e KV 8[26], allora dobbiamo aspettarci di trovare nella tomba ben più di quaranta diverse figure sulle pareti e ben più di quaranta camere funerarie. Se al contrario non furono sepolti tutti qui, allora con quale criterio sono stati scelti e che cosa è accaduto agli altri? Questi quattro figli non hanno la stessa madre, i loro titoli sono diversi e ancora più diversa è la loro età. Forse in comune hanno soltanto il luogo di residenza. Forse i figli sepolti in KV 5 vivevano tutti a Tebe, mentre gli altri vivevano a Menfi o a Pi-Ramses. Tutto sembra possibile con questa tomba stupefacente[27].

 

Daniele Mancini

 

Note e per un approfondimento bibliografico:

[1] WEEKS, K. R., La Tomba perduta, NEW YORK, 1998, p. 7

[2] PETRIE, SIR W. F., Seventy Years in Archeology, LONDRA, 1933, p. 65

[3] WEEKS, 1998, p. 12

[4] WEEKS, 1998, p. 13

[5] WEEKS, 1998, p. 96

[6] REEVES, N., WILKINSON, R.H., The Complete Valley of the Kings, LONDRA, 1996, p. 144

[7] REEVES, N., After Tutankhamno: Reserch and Escavations in the Royal Necropolis of Thebes, LONDRA, 1992, pp. 87-99

[8] WEEKS, 1998, p. 97

[9] WEEKS, 1998, pp. 98-99

[10] THOMAS, E., The Royal Necropoleis of Thebes, PRINCETON, 1966, pp. 89-105

[11] REEVES-WILKINSON, 1996, p. 145

[12] WEEKS, 1998, p. 100

[13] WEEKS, 1998, pp. 101-102

[14] WEEKS, 1998, pp. 106-110

[15] REEVES, 1992, p. 102

[16] REEVES-WILKINSON, 1998, p. 148

[17] WEEKS, 1998, p. 139

[18] WEEKS, K. R., (a cura di), Atlas of the Valley of the Kings, II CAIRO NEW YORK, 2005, p. 9

[19] WEEKS, 1998, p. 226

[20] THOMAS, 1966, pp. 150-151

[21] Quella di Seti I, per esempio.

[22] Che riprende la pianta della tomba di Amenhotep III

[23] Uno dei valori decisamente più bassi tra tutti quelli delle tombe della Diciottesima Dinastia

[24] WEEKS, 1998, p.229

[25] JOHNSON, W.R., Amenhotep III and Amarna: Some new considerations, 1991, p.60

[26] REEVES-WILKINSON, 1996, p. 147

[27] WEEKS, 1998, p. 262

 

Si consulti anche:

WEEKS, K. R., Valley of the Kings.  National Geographic Magazine 194  (October, 1998).

WEEKS, K. R., (a cura di), La Valle dei Re. Le Tombe e i Templi funerari di Tebe Ovest, VERCELLI, 2001

WEEKS, K. R., KV 5. A Preliminary Report, II CAIRO NEW YORK, 2006

WEEKS, K. R., The Treasures of Luxor and the Valley of the Kings.  Vercelli, 2005

WEEKS, K. R., Theban Mapping Project, 2001-2003

THOMAS, E.,  The Royal Necropoleis of Thebes,  Princeton, 1966

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