lunedì, 29 Aprile 2024
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ECONOMIA DI NON SFRUTTAMENTO DEL TERRITORIO FAVORI’ SVILUPPO DELLE COMUNITÀ IBERICHE DELL’ETA’ DEL RAME

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Uno studio condotto dai ricercatori dell’Universitat Autònoma de Barcelona descrive come molto diverse le forze produttive delle comunità calcolitiche della zona meridionale della Penisola iberica, sia nel tipo di compiti svolti che nell’intensità, con un alto grado di cooperazione e nessun segno apparente di dipendenza tra i diversi tipi di insediamenti o di centralizzazione politica.

Lo studio, basato sull’analisi dei dati degli strumenti macrolitici e sul supporto aggiuntivo di informazioni bioarcheologiche, consente di confermare il grande fossato di Valencina de la Concepción (Siviglia) come una sorta di confine della macro area abitata da migliaia di persone, non solo come luogo di culto.

La ricchezza e la diversità produttiva delle comunità calcolitiche della zona meridionale della Penisola iberica, risalenti a 5.100-4.200 anni fa, furono prodotte senza segni di sfruttamento economico o marcate gerarchie sociali e con un alto grado di cooperazione. Questa organizzazione economica, basata su una grande varietà di risorse e di compiti, era presente in quasi tutti gli insediamenti, indipendentemente dalla loro tipologia o dimensione, e sarebbe stata determinante per lo sviluppo sociale, architettonico e demografico raggiunto dalle società dell’Età del Rame iberica.

Questa è la conclusione dei ricercatori del Dipartimento di Preistoria dell’Universitat Autònoma de Barcelona (UAB), Marina Eguíluz, Selina Delgado-Raack e Roberto Risch, in uno studio pubblicato sul Journal of World Prehistory, in cui hanno analizzato i dati sugli strumenti di pietra (manufatti macrolitici) dell’Età del Rame per conoscere la struttura economica delle diverse tipologie di insediamenti esistenti.

Secondo la Eguíluz, determinare se questi insediamenti fossero caratterizzati da specifiche modalità di produzione, con un’economia caratteristica tra recinti monumentali, fossati o fortificati rispetto a quelli situati su colline e spazi più aperti, è fondamentale per il dibattito in corso sull’importanza o meno di parlare di problemi e complessità sociali quando ci riferiamo alle società calcolitiche della Penisola iberica e alla loro organizzazione politica.

Le comunità dell’Età del Rame della Penisola iberica hanno prodotto una delle testimonianze archeologiche più importanti della Tarda preistoria, ma allo stesso tempo anche una delle più sconcertanti per i ricercatori. Come e perché raggiunsero questa grande complessità economica e sociale, resa evidente dal numero e dalle dimensioni degli insediamenti, dalla capacità creativa riflessa nei loro oggetti e dall’enorme circolazione di merci che avvenne, è ancora oggetto di dibattito.

Lo studio descrive le forze produttive di queste comunità basate soprattutto sui manufatti macrolitici, strumenti essenziali per realizzare gran parte dei compiti intrapresi nell’Età del Rame. Il risultato è la constatazione di una grande variabilità, sia nel tipo di compiti svolti che nella loro intensità, e senza segni apparenti di dipendenza politica o centralizzazione. Questa variabilità ha prevalso sulla specializzazione, in particolare nella produzione di cereali, e non è spiegata da aspetti quali la posizione geografica, la forma di occupazione o la monumentalità.

Non c’è nulla che indichi che gli insediamenti fortificati immagazzinassero grandi quantità di materie prime e dominassero gli insediamenti abbandonati o viceversa, secondo i ricercatori. Si osserva, invece, la diversità produttiva e, si potrebbe pensare, lo scambio di prodotti, conoscenze e persone tra le comunità sono stati fondamentali in questo periodo di eccezionale sviluppo economico, sociale e creativo.

Ogni comunità avrebbe organizzato la propria economia nel modo più produttivo possibile, tenendo conto dell’ambiente circostante, della dimensione della popolazione e delle condizioni sociali. I grandi insediamenti con fossati disponevano di tutti gli strumenti necessari per svolgere il lavoro di routine di una comunità, senza accumuli specifici di determinate materie, come cereali o punte di freccia.

Questo risultato è particolarmente rilevante nel caso del sito monumentale di Valencina de la Concepción (Siviglia), con un’estensione di oltre 250 ettari e molteplici fossati. Secondo la Eguíluz, lo studio di oltre 150 manufatti macrolitici provenienti dalla parte settentrionale del sito ha consentito di correlare attività di sussistenza quali la macinazione o la lavorazione della pietra e della fibra con strutture abitative, confermando che si trattava di un macro insediamento occupato da migliaia di abitanti e non è un luogo di culto.

La strategia di diversità produttiva rilevata sarebbe in linea con quelle che i ricercatori hanno chiamato “società cooperative del benessere” della Tarda preistoria dell’Europa e del Medio Oriente. Risch ritiene che queste società erano caratterizzate dal generare notevole ricchezza materiale e allo stesso tempo limitare la possibilità di sfruttamento della forza lavoro e, di conseguenza, di produzione di plusvalore. La loro organizzazione sfida un pensiero unico dei nostri tempi, quello secondo il quale la produzione di ricchezza di qualsiasi epoca storica richiede la presenza di una classe o di un gruppo di ricercatori.

L’organizzazione proposta dai ricercatori non implica che la violenza fosse un elemento estraneo all’Iberia calcolitica. In effetti, i ritrovamenti in alcuni siti suggeriscono che esistesse, ma non erano un aspetti onnipresenti, fatto confermato anche dalla documentazione antropologica. Invece di un mezzo per sottomettere la popolazione ed esigere obbedienza, la violenza avrebbe potuto essere una strategia per ottenere il contrario, cioè difendere una società ricca con un alto grado di cooperazione.

Nello studio, i ricercatori hanno analizzato i manufatti macrolitici che i gruppi delle comunità calcolitiche, provenienti da diciotto siti, utilizzavano per una moltitudine di compiti, come macinare cereali, lavorare alimenti, frantumare minerali, tagliare pietre, impermeabilizzare ceramiche, conciare il cuoio, forgiare e affilare strumenti e armi in metallo. , abbattere alberi e lavorare il legno o macellare animali.

Si trattano, dunque,  di strumenti chiave per comprendere l’economia di una società e il modo in cui vengono distribuiti i compiti”. I risultati ottenuti sono in linea con gli altri dati bioarcheologici (botanici, faunistici, paleonutrizionali) disponibili per siti dello stesso periodo.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università Autonoma di Barcellona

Preistoria Penisola iberica

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