venerdì, 19 Aprile 2024
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STUDIO SUI CAMBIAMENTI GENETICI NELLA PENISOLA IBERICA DELL’ETA’ DEL BRONZO

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Il III millennio a.C. è stato un periodo altamente dinamico nella preistoria dell’Europa e dell’Asia occidentale, caratterizzato da cambiamenti sociali e politici su larga scala. Nella penisola iberica, l’Eneolitico o Calcolitico o Età del Rame, intorno al 2.500 anni a.C.. ha portato una crescita demografica sostanziale, attestata da una grande diversità di insediamenti e fortificazioni, strutture funerarie monumentali attorno a territori urbanizzati con estensioni di oltre 100 ettari. Per ragioni ancora in fase di studio, la seconda metà del millennio ha conosciuto lo spopolamento e l’abbandono dei di siti, degli insediamenti fortificati e delle necropoli.

Nel sud-est della Penisola iberica, una delle entità archeologiche più importanti dell’Età del Bronzo europea emerse intorno al 2.200 a.C. ed è stata denominata Cultura di El Argar, una delle prime società a livello statale del continente europeo, caratterizzata da grandi insediamenti centrali posizionati su un colle, ceramiche distinte, armi specializzate e manufatti in bronzo, argento e oro, oltre a riti funebri precisi.

Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, esplora la relazione tra i cambiamenti dinamici su scala della popolazione e i principali cambiamenti sociali e politici del III e del II millennio a.C., analizzando i genomi di 136 antichi individui iberici, vissuti tra il 3.000 e il 1.500 a.C.

Oltre ai genomi provenienti dalla Penisola iberica, lo studio ha preso in considerazione anche quelli di altri 300 individui europei e si concentra in particolare sulla transizione dall’Età del Rame all’Età del Bronzo intorno al 2.200 a.C.

Ricostruzione del sito

Secondo il ricercatore Wolfgang Haak, del Max Planck Institute, autore principale dello studio, se erano conosciuti gli antenati provenienti dalle steppe eurasiatiche, che si erano diffusi in tutta Europa durante il III millennio a.C., che alla fine raggiunsero anche la Penisola iberica settentrionale intorno al 2.400 a.C., la sorpresa scaturisce nel verificare che il genoma degli individui della Cultura di El Argar includeva solo una parte di questa ascendenza mentre gli individui calcolitici / Età del Rame non la mostravano affatto.

I dati genomici rivelano, dunque, alcuni dei processi alla base di questo cambiamento genetico. Mentre la maggior parte del genoma mostra che gli individui dell’Età del Bronzo sono un mix di antenati calcolitici / Età del Rame iberici locali e, in parte inferiore, di antenati provenienti dal continente europeo, i lignaggi del cromosoma Y, ereditati del genitore maschile, mostrano un ricambio completo legato al movimento di ascendenza ascrivibile anche in altre parti d’Europa.

I nuovi e ricchi dati dei siti di El Argar mostrano anche che queste due componenti non tengono pienamente conto della composizione genetica delle prime società dell’Età del Bronzo.

Vanessa Villalba-Mouco, ricercatrice  presso l’Istituto Max Planck e l’Instituto de Biologia Evolutiva, conferma che siano stati individuati segnali di ascendenza nel Mediterraneo centrale e orientale e nell’Asia occidentale. Lo studio non conferma esattamente se queste influenze siano arrivate contemporaneamente all’ascendenza proveniente dalle steppe ma mostra che ha comunque costituito una parte integrante degli individui della Cultura di El Argar, attestando contatti continui con queste regioni più lontane.

Anche Roberto Risch dell’Universitat Autonoma di Barcellona, co-autore dello studio, ritiene che sarebbe sciocco pensare che tutto possa essere spiegato da un semplice modello a un solo fattore. Mentre la coincidenza temporale è sorprendente, è probabile che molti fattori abbiano avuto un proprio ruolo.

Uno di questi fattori potrebbero essere le pandemie, come una delle prime forme di peste, che è stata attestata in altre regioni d’Europa nel corso del tempo. Sebbene non siano state trovate tracce direttamente tra gli individui testati provenienti dall’Iberia meridionale, potrebbe essere una causa o un fattore trainante per lo spostamento o la scomparsa di altri gruppi nella regione.

Secondo Risch, dunque, è possibile concludere che il movimento di popolazione iniziato nelle zone steppiche dell’Europa orientale intorno al 3000 a.C. non fu un singolo evento migratorio ma richiese oltre quattro secoli per raggiungere la penisola iberica e altri 200 anni per apparire nelle attuali regioni di Murcia e Alicante.

La documentazione archeologica sulla Cultura di El Argar mostra, infatti, una chiara rottura con le precedenti tradizioni calcolitiche. I riti funerari, ad esempio, passarono da comuni a sepolture singole e doppie all’interno dei complessi edilizi e le sepolture d’élite indicano anche la formazione di forti gerarchie sociali. Testando la “parentela biologica”, i ricercatori hanno scoperto che gli individui maschi sono in media più strettamente imparentati con altri individui della comunità, indicando che il gruppo sia stato probabilmente strutturato in modo patrilineare. Una tale organizzazione sociale potrebbe spiegare, quindi, la netta riduzione della diversità del lignaggio Y.

Haak ritiene, dunque, che modelli simili di organizzazione sociale e crescente stratificazione sono osservabili anche in altre zone dell’Europa della prima Età del Bronzo, con caratteristiche simili alle prime formazioni statali, suggerendo un riavvio strutturato o un ripristino in seguito a una qualche forma di crisi che è riuscita a coinvolgere l’intero continente.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Max-Planck-Gesellschaft

Migrazioni del Bronzo

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