Un team internazionale di ricercatori che ha identificato una vasta rete di strutture in pietra lungo il fiume Nilo, in Egitto e in Sudan, ritiene che questi massicci frangiflutti fluviali rivelano una forma di ingegneria idraulica eccezionalmente longeva nella Valle del Nilo e fanno luce sui collegamenti tra antica Nubia ed Egitto.

fluviale
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I risultati di questo studio, condotto nell’ambito dell’Amara West Research Project del British Museum, in collaborazione con la Sudanese National Corporation for Antiquities and Museums, sono stati pubblicati sulla rivista Geoarchaeology.

L’autore principale, Matthew Dalton, dell’Università dell’Australia occidentale, ritiene che, grazie alle immagini satellitari, ai rilevamenti di droni nonché fonti storiche, sono stati individuati  quasi 1300 frangiflutti fluviali tra la Prima Cataratta, nel sud dell’Egitto, e la Quarta Cataratta in Sudan.

Centinaia di queste strutture di carattere fluviale sono ora sommerse sotto il bacino idrico della Diga di Assuan e sono stati menzionati nei diari dei viaggiatori del XIX secolo, da cui è stato possibile trarre una mappa storica di 200 anni e archivi di fotografie aeree, tra cui alcune scattate dalla Royal Air Forza nel 1934.

Molti dei frangiflutti  fluviali si trovano ora nel deserto, all’interno di antichi e asciutti canali del Nilo. Secondo Jamie Woodward dell’Università di Manchester, coautore dello studio, tratti del Nilo in Sudan avevano più canali prima dell’Olocene e molti di loro si sono prosciugati quando i flussi del fiume sono diminuiti a causa del cambiamento climatico.

Woodward ritiene che la presenza di queste strutture in canali, che si sono prosciugati migliaia di anni fa, suggerisce fortemente che parte di questa ingegneria era in risposta al calo dei flussi e alla necessità di espandere l’area ripariale adatta all’agricoltura.

Il team ha utilizzato tecniche di datazione al radiocarbonio e luminescenza per stabilire che alcune pareti di questi antichi canali sono state costruite oltre 3000 anni fa.

Queste strutture hanno, dunque,  intrappolato fertili limi durante l’inondazione annuale del Nilo e le colture potrebbero essere coltivate su questa terra bonificata senza irrigazione artificiale.

La datazione radiometrica suggerisce che questa forma di ingegneria del paesaggio fluviale  sia stata intrapresa per la prima volta dalle comunità nubiane indigene della regione, così come dagli abitanti delle città fondate in seguito dall’antico stato egiziano.

Parlando con gli agricoltori della Nubia sudanese, sottolinea Dalton, il team ha appreso che i frangiflutti fluviali hanno continuato a essere costruiti fino agli anni ’70 e che la terra formata da alcuni muri è ancora coltivata oggi. Questa tecnologia idraulica, dunque, incredibilmente longeva. ha svolto un ruolo cruciale nel consentire alle comunità di coltivare cibo e prosperare nei difficili paesaggi della Nubia per oltre 3000 anni.

I ricercatori hanno anche identificato muri di pietra molto più grandi all’interno del Nilo, alcuni spessi fino a cinque metri e lunghi 200 metri, sbarramenti che avrebbero diretto il flusso del fiume e aiutato la navigazione attraverso le pericolose rapide del Nilo.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università di Manchester