venerdì, 29 Marzo 2024
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TOP 10 DELLE SCOPERTE ARCHEOLOGICHE 2022 – prima parte

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La rivista ARCHAEOLOGY, una pubblicazione dell’Archaeological Institute of America, pubblica la sua classifica Top 10 delle scoperte archeologiche 2022, secondo gli editori della rivista stessa. Per quelle del 2021, clicca qui e come ogni anno vi propongo il solito resoconto di scoperte archeologiche. Buona lettura.


Città del Messico, Messico. Per la prima parte della top 10 2022, tecniche di conservazione innovative e l’ausilio microscopia avanzata stanno rivelando nuovi dati sulla creazione e sul significato simbolico di una collezione straordinariamente ben conservata di 2.550 manufatti in legno portati alla luce da un team di archeologi guidati da Leonardo López Luján ai piedi del Templo Mayor di Tenochtitlan, la capitale degli Aztechi o Mexica. Gli oggetti finemente scolpiti, che includono scettri, paraorecchie, anelli per il naso e per le dita e maschere e armi in miniatura, furono sepolti tra il 1486 e il 1502 come offerte rituali. Tutti gli oggetti sono associati alle divinità che i Mexica veneravano nel tempio: il dio della guerra, Huitzilopochtli, e il dio della pioggia, Tlaloc. I sacerdoti depositavano gli oggetti in legno in casse di pietra che contenevano anche conchiglie marine, piante e ossa animali e umane. La conservatrice del progetto Templo Mayor, Adriana Sanromán, conferma che la maggior parte dei manufatti era impregnata d’acqua o aveva un livello di umidità molto elevato, caratteristica che ha permesso la conservazione degli oggetti in legno e una parte del loro deterioramento.

Nel corso dei loro continui sforzi per stabilizzare i manufatti e prevenire ulteriori danni, la Sanromán e la collega María Barajas, immergono i manufatti in concentrazioni crescenti di una miscela di zucchero sintetico, che muove l’acqua nella struttura cellulare del legno. Asciugano i manufatti e rimuovono lo zucchero in eccesso per un complesso processo di conservazione in più fasi che può richiedere fino a un anno. Esaminando minuscoli campioni di legno sotto un microscopio elettronico a scansione, i ricercatori hanno identificato diverse specie di legno che gli artigiani Mexica usavano per creare le offerte. La maggior parte degli oggetti campionati sono stati scolpiti da pini raccolti nelle foreste del Messico centrale, mentre altri sono stati modellati da mesquite, abete, cipresso, ontano o cespuglio di farfalle, tutti legni teneri che hanno reso facile scolpire questi oggetti in miniatura molto dettagliati,. Secondo la Barajas, sebbene la scelta degli scultori di specifici tipi di legno possa essere dipesa in parte dalla disponibilità, le loro selezioni sembrano avere anche un significato religioso.

 

Il Cairo, Egitto. Non capita tutti i giorni che gli scienziati hanno l’opportunità di guardare dentro i sarcofagi di un membro dell’antica famiglia reale egiziana e, farlo senza aprirla, potrebbe sembrare impossibile. Il sarcofago contenente il faraone Amenhotep I (regnò tra il 1525 e il 1504 a.C. circa) è stato ora praticamente aperto e la mummia all’interno praticamente sbendata, rivelando una grande quantità di nuove informazioni su uno dei grandi sovrani dell’Egitto. La mummia di Amenhotep I, trovata nel 1881, è una delle pochissime mummie reali conosciute che non sono state sbendate nei tempi moderni. Durante l’Era vittoriana, i ricchi mecenati inglesi organizzavano molte feste esclusive per sbendare la mummia e quella di Amenothep I non è mai stata sbendata perché gli studiosi, all’epoca, pensavano che fosse troppo bella per essere distrutta. Utilizzando la scansione TAC non invasiva, il radiologo Sahar Saleem dell’Università del Cairo, ha generato immagini 3D della maschera, delle bende, del corpo e del viso del faraone.

La mummia di Amenhotep I non è stata trovata nel suo luogo di sepoltura originale ma a Deir el-Bahari, in un deposito di mummie, molte delle quali anche reali. Queste mummie erano state raccolte durante la XXI Dinastia (1070–945 a.C. circa) da sacerdoti che le riavvolsero e le depositarono in nuovi sarcofagi. Molte delle mummie del nascondiglio erano state gravemente danneggiate dai tombaroli, prima di essere raccolte.

Le scansioni di Saleem mostrano che i sacerdoti che hanno riavvolto e ricomposto la mummia di Amenhotep I, riattaccandogli con cura la testa con una fascia di lino trattata con resina. Il suo collo era stato rotto, probabilmente, quando i saccheggiatori gli avevano strappato una collana. Gli antichi sacerdoti anche sistemato  il suo braccio sinistro rotto e sistemato il braccio destro ripiegandolo sul suo petto nella sua posizione originale di mummificazione, per farlo assomigliare a Osiride, gli hanno coperto un buco nello stomaco e gli hanno messo dentro nuovi amuleti d’oro. Lo studio fornisce la prova della grande cura prestata dai sacerdoti della XXI dinastia nel seppellire la mummia di Amenhotep I, conservando gli ornamenti d’oro e inserendo molti nuovi amuleti all’interno, ripristinando la fiducia nella buona volontà dei sacerdoti di seppellire nuovamente le mummie reali per preservarle, contrariamente alle moderne accuse secondo cui l’obiettivo era quello di rubarne gli ornamenti del corredo. Secondo i ricercatori, la mummia di Amenhotep I è il primo esempio dello stile di mummificazione a braccia incrociate che, in seguito, divenne lo standard per tutte le antiche mummie egizie.

Willendorf, Austria. Da più di un secolo, da quando la scultura in pietra di 30.000 anni conosciuta come la Venere di Willendorf è stata trovata sulle rive del fiume Danubio nel suo omonimo villaggio, molte incognite hanno avvolto la celebre statuetta di circa 11 cm. Il persistente mistero dell’origine del materiale utilizzato per realizzare la scultura è stato ora risolto, aprendo nuove strade di ricerca su quanto viaggiarono gli individui del Periodo gravettiano (circa 30.000-22.000 anni fa). Utilizzando una tecnica chiamata tomografia microcomputerizzata ad alta risoluzione, un team guidato da Gerhard Weber dell’Università di Vienna ha scansionato la figurina. Diverse altre statuette con cui è stata trovata erano realizzate in avorio, ma la Venere era modellata in calcare oolitico, un tipo di roccia sedimentaria la cui composizione varia notevolmente a seconda del luogo. Weber afferma che l’oolite agisce come una sorta di impronta digitale geologica e se il team si aspettava di scoprire che la pietra proveniva da un raggio di 15 km da Willendorf, con sorpresa, hanno scoperto che proveniva da circa 730 km di distanza, vicino a Sega di Ala, vicino al Lago di Garda. I ricercatori ritengono che la statuetta sia stata probabilmente scolpita lì prima di essere trasportata attraverso le montagne.

Le scansioni ad alta risoluzione hanno anche permesso ai ricercatori di vedere i dettagli dei componenti strutturali della scultura, che sono sempre sconcertanti. Le cavità emisferiche sulla superficie del calcare erano un tempo riempite da limoniti, o concrezioni di ossido di ferro, che probabilmente sono cadute durante il processo di intaglio perché sono più dure del calcare. Una di queste cavità si trova al centro dello stomaco della statuetta dove dovrebbe trovarsi l’ombelico. Sono presenti alcune tracce, come i solchi di uno strumento, che suggeriscono che questa limonite potrebbe essere stata rimossa intenzionalmente, il che significherebbe che l’artista aveva già un’idea molto precisa della forma successiva della statuetta.

Maikop, Russia. Una nuova interpretazione di otto cannucce d’oro e d’argento rinvenute nella Russia meridionale, risalenti al 3500 a.C. circa, suggerisce che potrebbero essere le cannucce più antiche del mondo. I singolari tubetti sono stati trovati accanto a uno dei tre scheletri in un tumulo funerario noto come Maikop kurgan, scavato nel 1897. Il tumulo, riccamente corredato, conteneva anche centinaia di altri manufatti, tra cui vasi di ceramica, coppe di metallo, armi e perline di pietre semipreziose, pietre e oro. Originariamente si pensava che le cannucce, cave e misurano poco più di un metro di lunghezza e poco più di un centimetro di diametro, fossero scettri o paletti usati per sostenere un baldacchino.

Viktor Trifonov, un archeologo dell’Istituto per la storia della cultura materiale dell’Accademia russa delle scienze, ritiene che i tubi potessero avere uno scopo molto diverso, usate come cannucce in un’attività di bevuta comune del tipo rituale, raffigurato nelle opere d’arte mesopotamiche scoperte nell’attuale Iraq risalenti al IV millennio a.C. Per verificare la sua ipotesi, concentrò la sua indagine sulle punte d’argento dei tubi, che sono perforati in modo da aiutare a filtrare le impurità di una bevanda. Trifonov ha analizzato il residuo di una di queste punte e ha rivelato la presenza di granuli di amido d’orzo, particelle fossilizzate di tessuto vegetale e un granello di polline di un tiglio, possibile traccia che i tubi fossero usati per assorbire birra d’orzo.

Jibal al-Khashabiyeh, Giordania. Per la prima parte della top 10 2022, nel deserto della Giordania sud-orientale, circa 9.000 anni fa, i cacciatori raccoglitori eressero un santuario di pietra che è una delle prime strutture rituali mai portate alla luce. Un team guidato dagli archeologi Mohammad Tarawneh, dell’Università Al-Hussein Bin Talal, e Wael Abu-Azizeh, dell’Istituto francese del Vicino Oriente, ha scoperto il santuario in un accampamento neolitico vicino a una rete di “aquiloni del deserto”. Gli aquiloni del deserto sono costituiti da pareti rocciose parallele che si estendono attraverso il paesaggio, spesso per diversi chilometri, e convergono in un recinto dove prede come le gazzelle potrebbero essere state ammassate e quindi facilmente cacciate ed eliminate. Il team aveva precedentemente stabilito che gli aquiloni vicino al santuario risalgono al periodo neolitico (da 12.000 a 7.000 anni fa in Giordania) e ora hanno scoperto chiare tracce del legame del santuario con queste enormi installazioni di caccia.

Il santuario è stato costruito come un modello in scala di un aquilone e una delle due stele in piedi, trovate nella struttura, reca una rappresentazione stilizzata di un aquilone del deserto. Il team ha anche portato alla luce un grande altare in pietra con una serie di incisioni vicino a un focolare. Secondo Abu-Azizeh, un’ipotesi è che l’altare di pietra sia stato utilizzato per macellare carcasse di gazzelle nel contesto di attività rituali svolte all’interno del santuario.Nel santuario è stato trovato anche un sorprendente deposito di circa 150 fossili marini il cui scopo della collezione rimane sconosciuto.

— CONTINUA Top 10 2022 —

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Arcaheology Top 10 2022

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