martedì, 5 Novembre 2024
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RESTI DI UN MONASTERO TROVATI A BEIT SHEMESH, ISRAELE

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Multicromatici mosaici e frammenti di marmo di importazione sono alcuni dei reperti rinvenuti tra i resti di un monastero bizantino e delle sue strutture ecclesiastiche databile al VI secolo d.C., resti scoperti in modo fortuito durante un progetto di costruzione a Ramat Beit Shemesh, finanziato dal Ministry of Construction and Housing.

Beit Shemesh, una città israeliana a ovest di Gerusalemme, ha un’importante storia alle sue spalle, che parte dell’Età del Bronzo con i Cananei, fino al periodo ottomano. Il complesso portato alla luce risale al periodo bizantino, quando l’Impero Romano d’Oriente ha raggiunto la sua massima estensione territoriale, dall’attuale Medio oriente fino alle coste meridionali della Spagna.

Secondo Benyamin Storchan, direttore degli scavi per l’Israel Antiquities Authority, il rinvenimento è stata una enorme sorpresa soprattutto per il meraviglioso stato di conservazione degli antichi resti e dalla ricchezza dei reperti scoperti. I manufatti trovati nel grande edificio, che sembra essere un complesso monastico, potrebbero indicare che il sito era un importante centro per antichi pellegrini nella regione della Giudea Shphela. Durante lo scavo, gli archeologi hanno scoperto resti di potenti mura in pietra lavorata e una serie di elementi architettonici, tra cui una base di un pilastro di marmo decorato con croci.

Questa antica chiesa bizantina, rispetto ad altre strutture simili rinvenute tra le colline della Giudea, risulta essere molto ben conservata. I ricercatori, inoltre, hanno cercato di attribuire un’associazione a qualche santo o martire, come era normale costume per le chiese romane orientali solitamente associate a santuari biblici o tombe di personaggi delle Sacre Scritture. Il complesso monastico, uno dei più grandi della regione, si trova a nord della Valle di Ella, il campo di battaglia biblico dove Davide sfidò Golia.

Lo stupore maggiore per la scoperta, come indicato, proviene dalla ricchezza dell’arredo liturgico, tra cui vari componenti realizzato in marmo importato dall’Anatolia. Inoltre, un pavimento a mosaico vivacemente raffigurante una vivace composizione idilliaca di uccelli, foglie e melograni. Tra i manufatti, invece, sono venuti alla luce una serie di reperti di enorme valore storico: una croce di bronzo, probabilmente parte di un set di gioielli, lucerne in ceramica di provenienza orientale, uno dei prodotti di maggior pregio in quel periodo.

Infine, un lato sociale in cui si può leggere l’ennesima speranza di lascito ereditario per le nuove generazioni: al progetto di scavo hanno partecipato quasi mille studenti delle scuole e degli istituti pre-militari hanno provenienti da diverse nazioni. Spesso hanno raccolto fondi per affrontare il viaggio e il soggiorno per prendere parte agli scavi archeologici. Lo sforzo li ha ripagati di queste eccitanti scoperte, permettendo loro di avere un ulteriore legame con il loro paese di origine e conoscerne la storia.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Israel Ministry of Foreign Affairs

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