venerdì, 6 Dicembre 2024
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RESTI DI UOMO CROCIFISSO RINVENUTI NEL CAMBRIDGESHIRE, INGHILTERRA

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Un team di archeologi che indaga presso su un insediamento romano precedentemente sconosciuto nel Cambridgeshire, in Inghilterra orientale, ha scoperto i resti di un uomo crocifisso, con un chiodo nel tallone.

Il team, guidato dall’osteoarcheologa dell’Università di Cambridge, Corinne Duhig, ritiene che questo potrebbe essere l’esempio “meglio conservato” di una crocifissione di epoca romana in qualsiasi parte del mondo.

Il ritrovamento, sul sito di un ex impianto di imbottigliamento del latte nel villaggio di Fenstanton, è stato portato alla luce durante lo scavo del 2017 che includeva cinque piccole necropoli romane che ospitavano i resti di 40 adulti e cinque bambini. Le tombe sono principalmente databili dal IV secolo d.C. e il contenuto è stato recentemente oggetto di analisi approfondite.

La maggior parte dei resti mostrava segni di cattive condizioni di salute, tra cui malattie dentali, malaria e lesioni fisiche come fratture. Uno scheletro maschile, steso nella sua tomba come gli altri, è stato trovato con un chiodo di ferro di 5 cm conficcato orizzontalmente attraverso il calcagno destro.

L’analisi dentale suggerisce che l’uomo, denominato Skeleton 4926, aveva un’età compresa tra i 25 e i 35 anni e un’altezza di circa 1,75 cm,  medio-alta per l’epoca. Le tecniche di datazione al radiocarbonio indicano che la morte dell’individuo potrebbe essere avvenuta tra il 130 e il 360 d.C.

Lo scheletro 4926 fu deposto in una cassa di legno aggrappata da dodici chiodi di ferro una volta rimosso dalla croce. I suoi resti mostravano segni di trauma prima della morte, comprese fratture su sei costole, probabilmente causate da un colpo, forse da una spada che stavano appena iniziando a guarire, e segni di infezione o infiammazione alle gambe compreso l’assottigliamento delle ossa della tibia, indicativo di essere stato legato o incatenato.

Sebbene la crocifissione fosse comune nel mondo romano, le prove osteologiche per la pratica sono estremamente rare, secondo la Duhig, poiché i chiodi non venivano sempre usati: la vittima era normalmente legata a una traversa e ai corpi non venivano in genere date sepolture formali. Il “13° chiodo”, quello che penetra nel tallone, è stato scoperto solo in laboratorio quando le ossa sono state analizzate. Una rientranza più piccola è stata trovata accanto al foro principale, suggerendo un primo tentativo mancato di inchiodare l’individuo alla croce.

Per i chiodi, era pratica comune rimuoverli dopo la crocifissione per essere riutilizzati, scartati o riutilizzati come amuleti. Secondo la Duhig, la fortunata combinazione di una buona conservazione del copro e del chiodo rimasto nell’osso ha permesso di esaminare questo esempio quasi unico, dimostrando che anche gli abitanti di questo piccolo insediamento ai margini dell’impero non potevano evitare la punizione più barbara di Roma.

Lo scavo è stato condotto da David Ingham, di Albion Archaeology, e i risultati completi dell’analisi dovrebbero essere pubblicati ufficialmente il prossimo anno. I primi dettagli dei ritrovamenti sono riportati sulla rivista British Archaeology .

Durante gli scavi sono stati scoperti numerosi reperti dei corredi funebri insieme ai resti umani. Tra i manufatti degni di nota figurano spille smaltate, un gran numero di monete, ceramiche decorate e quantità significative di ossi di animali che mostrano metodi di macellazione specializzati.

Questi resti, insieme a quelli di un grande edificio anteceduto da un piazzale, indicavano la presenza di un insediamento romano organizzato come luogo di scambi commerciali (macellum?).

Gli archeologi affermano che l’insediamento potrebbe essere anche stato mantenuto come un luogo di sosta formale (statio) lungo la strada per servire i viaggiatori e attorno a esso si siano sviluppati il villaggio e la via di comunicazione.

La crocifissione, dunque, era la principale forma di pena capitale in epoca romana fino a quando Costantino non l’abbia  messa al bando durante il suo principato, tra il 306 e il 337 d.C. La punizione fu vietata per i cittadini dell’impero nel 212 d.C. e secondo la Duhig, sebbene gli schiavi potessero ancora essere crocifissi, furono fatte eccezioni per alcuni crimini come il tradimento.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università di Cambridge

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