sabato, 27 Luglio 2024
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PARASSITI DI 8000 ANNI IDENTIFICATI A CATALHOYUK, TURCHIA

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Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Antiquity, della Cambridge University Press, rivela che antiche feci provenienti dal villaggio preistorico di Catalhoyuk hanno fornito le prime prove archeologiche di infezione intestinale da parassiti nel vicino Oriente.

Circa 10.000 anni or sono, nel Vicino oriente, i gruppi umani, dopo aver abbandonato il sistema di caccia e raccolta, si è dedicata all’agricoltura. L’insediamento neolitico di Catalhoyuk è famoso per essere un villaggio incredibilmente ben conservato fondato intorno al 7.100 a.C. e la cui popolazione era costituita dai primi agricoltori della zona e coltivava colture come grano e orzo e allevava pecore e capre.

Secondo Piers Mitchell, del Cambridge’s Department of Archaeology, questo cambiamento nello stile di vita ha comportato un cambiamento anche nelle tipologie delle malattie che hanno colpiti gli abitanti del villaggio.  Catalhoyuk è stato uno dei più grandi e densamente popolati villaggi del suo tempo e questo studio aiuta a comprendere meglio quel processo di cambiamento.

I primi servizi igienici, considerati tali, sono stati inventati intorno al IV millennio a.C., in Mesopotamia, 3000 anni dopo la fondazione di Catalhoyuk. Secondo gli studiosi, è probabile che gli abitanti del villaggi andassero in un apposita discarica per sopperire ai bisogni fisiologici oppure trasportassero le loro feci, dalle loro case verso la discarica, in una vaso di terracotta o in un cesto, per eliminarle.

E’ probabile che questi sistemi potrebbero aver messo a rischio di diffusione di malattie l’intera popolazione del villaggio attraverso il contatto, anche casuale, con le feci umane: questo spiega l’alta vulnerabilità degli individui a contrarre infezione da tricocefali, che infestano l’intestino crasso dell’uomo.

A causa del tardo sviluppo della scrittura, solo 3000 anni dopo la fondazione di Catalhoyuk, i gruppi umani del villaggio non sono stati in grado di registrare ciò che è accaduto loro durante la vita, incluse le eventuali epidemie e malattie. Questa ricerca, però, ha consentito di individuare, per la prima volta, i sintomi avvertiti da alcuni individui del villaggio di Catalhoyuk, infettati dal tricocefalo.

Per cercare le uova dei parassiti intestinali, i ricercatori di Cambridge, Mitchell, Ledger e Evilena Anastasiou, hanno usato la microscopia per studiare gli elementi conservati dalle feci umane (coproliti) provenienti da una discarica e nel terreno delle sepolture, all’altezza della regione pelvica dei deposti. I campioni risalgono a un periodo compreso tra il 7.100 e il 6150 a.C.

Per determinare se i coproliti scavati nella discarica provenissero da feci umane o animali, sono stati analizzati per steroli e acidi biliari da Helen Mackay, Lisa Marie Shillito e Ian Bull, presso l’University of Bristol Mass Spectrometry Facility. Questa analisi ha dimostrato che i coproliti erano di origine umana.

Un’ulteriore analisi al microscopio ha mostrato che le uova di tricocefalo erano presenti in due dei coproliti, dimostrando che le persone del villaggio preistorico erano state infettate da questo parassita intestinale.

I tricocefali hanno una lunghezza di 3-5 cm e vivono sul rivestimento dell’intestino crasso. I vermi adulti possono vivere per 5 anni. I vermi maschi e femmine si accoppiano e le loro uova si mescolano alle feci. Il tricocefalo si diffonde a causa dalla contaminazione di cibi o bevande da feci umane che contengono le uova dei vermi. Una grave infezione da tricocefalo può causare anemia, diarrea, crescita rachitica e ridotta attività celebrale nei bambini.

Il team di studiosi intende proseguire la ricerca anche in altri siti del Vicino Oriente, oltre Catalhoyuk , per continuare lo studio sui cacciatori raccoglitori che hanno girato la “culla della civiltà” fino a diventare stanziali, fino all’arrivo del Neolitico. Questi ulteriori studi saranno necessari affinché si possano comprendere come questo cambiamento nello stile di vita abbia influenzato anche le loro malattie.

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Agricoltura

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