PALAZZO REALE E TEMPLI SUMERICI PORTATI ALLA LUCE A GIRSU, IRAQ MERIDIONALE
Un team di archeologi ha scoperto i resti del Palazzo reale e templi dell’antica Girsu, nell’odierna Tello, nel sud dell’Iraq. Risalente ad almeno 4.500 anni or sono, questa significativa scoperta è il risultato del lavoro del Girsu Project, un’iniziativa congiunta per salvare i siti del patrimonio mondiale in pericolo del British Museum, lo State Board of Antiquities and Heritage (SBAH) dell’Iraq e il J. Paul Getty Trust and Museum.
Tello è il nome arabo moderno dell’antico centro urbano sumero di Girsu e Sumer è una delle prime civiltà del mondo antico e il sito è uno dei più grandi tesori dell’Iraq. Tra il 3.500 e il 2.000 a.C. i Sumeri inventarono la scrittura, edificarono i primi centri urbani e crearono i primi codici di legge. La scoperta di Girsu, avvenuta 140 anni fa, rivelò al mondo l’esistenza della Civiltà sumera e fece da traino alle scoperte dei monumenti più importanti dell’arte e dell’architettura mesopotamica.
L’anno scorso, grazie al lavoro preliminare di telerilevamento effettuato sul sito di Girsu, utilizzando tecnologie all’avanguardia e foto di droni, sono stati localizzati importanti resti interrati di un vasto complesso, precedentemente sconosciuto, nel sito di Tablet Hill. Il sito era stato devastato dagli sconsiderati scavi del del XIX secolo e dai conflitti del XX secolo. L’edificio individuato è una nuova scoperta significativa che suggerisce come antichi resti ancora indisturbati giacciano nel cuore di Tablet Hill.
Nell’autunno del 2022 sono state identificate anche i primi muri di mattoni di fango del palazzo e più di 200 tavolette in cuneiforme, scartate in diversi butti del XIX secolo, ora recuperate e portate al Museo dell’Iraq, a Baghdad.
Un’altra scoperta è il complesso santuariale principale dedicato al grande dio sumero, Ningirsu, da cui la città prende il nome. Il tempio è stato identificato nel recinto sacro chiamato Urukug. Il tempio si chiama Eninnu, il Tuono Bianco, ed era venerato come uno dei templi più importanti della Mesopotamia.
Fino al rinnovato lavoro sul campo del Girsu Project, il Tempio di Eninnu era conosciuto solo da antiche iscrizioni rinvenute nel sito 140 anni fa. La ricerca dell’Eninnu ha ossessionato generazioni di archeologi e il suo recente recupero è un’importante pietra miliare nella rinnovata esplorazione dell’Iraq meridionale, dopo decenni di interruzione del lavoro sul campo.
Il Girsu Project, dunque, si basa sul programma Iraq del British Museum, sviluppato nel 2015 e finanziato per la prima volta dal governo britannico in risposta alla distruzione dei siti del patrimonio in Iraq e in Siria da parte dello stato islamico (volutamente in minuscolo). Il Girsu Project affronta i danni causati dai primi scavi e dai moderni saccheggi e il nuovo programma offre anche formazione sul campo di alto livello e gestione di un patrimonio di livello mondiale, formando studenti archeologici e conservatori iraqeni attraverso le tecniche dettagliate di scavi di recupero, tutela e valorizzazione.
Tutti i direttori di museo e dipartimento coinvolti confermano l’importanza degli scavi archeologici inglesi in Iraq, a testimonianza dei forti legami tra i due paesi per la salvaguardia del patrimonio culturale. Secondo i vari responsabili, la collaborazione internazionale rappresenta un nuovo modo vitale di costruire progetti di cooperazione culturale a livello internazionale, per la protezione del patrimonio culturale dell’Iraq, per il sostegno della ricerca innovativa e per la formazione della prossima generazione di archeologi iracheni a Girsu.
Secondo Sebastien Rey, direttore del Girsu Project, le nuove scoperte in Iraq evidenziano il successo della partnership del British Museum con lo State Board of Antiquities and Heritage e il Getty. Rey osserva che Girsu è uno dei siti storici più importanti al mondo, ma poco conosciuto, un sito unico per offrire un programma di formazione sull’archeologia per professionisti del patrimonio e studenti in Iraq, nel contesto di un progetto di ricerca a tutti gli effetti.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: British Museum