lunedì, 29 Aprile 2024
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NUOVI SCAVI DELLA MISSIONE GRECA SULL’ACROPOLI DI AMPHIPOLIS, MACEDONIA CENTRALE

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Una stoa di epoca imperiale piena di numerosi vasi ceramici intatti di varie forme, dimensioni e tipologie è il principale risultato della missione archeologica greca di quest’anno presso l’Acropoli dell’antica Amphipolis.

La missione condotta da Dimitris Damaskos, docente di archeologia classica dell’Università di Patrasso, sotto la direzione del capo dell’Eforato delle Antichità di Serres, Dimitria Malamidou, completerà il primo programma quinquennale finalizzato alla ricerca delle fasi architettoniche dell’Acropoli prima dell’imposizione del Cristianesimo. La ricerca si concentra sulla messa in luce di un lungo edificio, forse una stoa coperta, che conserva nel suo spazio ipogeo una pletora di vasi fittili intatti di varie dimensioni e forme, risalenti all’età imperiale (II-III secolo d.C.). Le ragioni per lo stoccaggio di queste navi sono legate al loro uso nell’edificio.

Per la sua forma allungata e la sua muratura, insieme alle ceramiche rinvenute al suo interno, l’edificio è sicuramente ascrivibile all’età imperiale e tra i vasi ceramici rinvenuti figurano piatti e coppe di argilla a grandi giare e persino imponenti vasi usati per conservare liquidi come il vino. Gli archeologi, nel rimuovere i contenitori, analizzano anche le stratigrafie sottostanti per determinarne con precisione l’uso.

Damaskos conferma che è stato identificato un ulteriore edificio rettangolare, portato alla luce per circa la metà, probabilmente un tempio, risalente all’età ellenistica (IV-III secolo a.C.), al tempo dei re macedoni post Alessandro Magno. Attorno a questo edificio ellenistico sono state scoperte anche altre costruzioni di epoca ellenistica, romana e primo bizantina, tra cui la stoa di epoca imperiale.

Gli archeologi non sono ancora in grado di determinare a quale divinità fosse dedicato il tempio poiché non sono state trovate iscrizioni, statue o offerte votive. Come ipotesi, non escludono la possibilità che fosse dedicata ad Artemide Tauropolos, la dea protettrice dell’antica Amphipolis . dove, in passato, sono state rinvenute iscrizioni che menzionano culti diversi del centro urbano ella città, come Artemide Tauropolos, Asclepio, e persino divinità egizie, vale a dire Iside e Serapide.

Artemide, dea della caccia e protettrice del mondo naturale e animale, era particolarmente amata in Tracia e venerata ad Amphipolis  con vari nomi, il più noto dei quali era Tauropolos, raffigurata seduta sul dorso di un toro. È anche conosciuta come Artemis Bendis o Artemis Phosphorus, rappresentata con indosso una corta tunica, mentre in altre raffigurazioni la dea porta sulla spalla una faretra di frecce. Il popolo di Amphipolis la onorava con una celebrazione speciale chiamata “Tavropolia“, durante la quale si sacrificavano dei tori e si celebravano cerimonie che duravano tutta la notte.

La Malamidou conferma che il programma di ricerca sistematica presso l’Acropoli di Amphipolis , ddall’età classica fino all’inizio dell’era bizantina, è significativo perché fornisce risposte a questioni topografiche cruciali, in particolare sulla funzione di centro amministrativo e politico.

Amphipolis , dunque, continua a sorprendere gli archeologi mamancano ancora molte informazioni sul suo sviluppo urbano.

Il primo periodo bizantino è di particolare interesse e la sua conoscenza proviene principalmente dalle chiese. Sono state individuate almeno 6 chiese che, a loro volta, dovevano dominare la relativa zona. del centro urbano Inoltre, allo stesso periodo è ascrivibile una grande cisterna d’acqua posta sull’Acropoli, a delineare i confini della crescita di un importante centro urbano nella prima Macedonia bizantina, gradualmente abbandonato intorno all’VIII secolo d.C.

Un ritrovamento venuto alla luce durante il periodo di scavo dell’anno scorso presso l’Acropoli di Amphipolis è un impressionante frammento di statua in marmo di una figura maschile, che indossa un’armatura loricata riccamente decorata, incorporato in un edificio del primo periodo bizantino. L’armatura dell’uomo è decorata con raffigurazioni simboleggianti virtù militari, ispirate alle campagne di Alessandro Magno in Oriente.

Secondo Damaskos, le raffigurazioni sull’armatura della scultura risalgono alla fine del I secolo a.C., durante il periodo del primo imperatore romano, Ottaviano Augusto, che passò attraverso la regione di Amphipolis ce fu onorato dalla popolazione alla fine del I secolo a.C. per motivi ancora non del tutto conosciuti. L’attribuzione della figura è controversa ma sicuramente raffigura un alto militare dell’epoca, forse un locale che seguì Alessandro Magno nella sua grande e vittoriosa campagna.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: AmphipolisProject

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