giovedì, 28 Marzo 2024
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LEVANTINI E ARABI HANNO ORIGINI DIVERSE: RISULTATI DI UNO STUDIO GENOMICO

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I primi ominidi simili ai moderni Sapiens avrebbero lasciato l’Africa quasi un quarto di milione di anni or sono e prima di una completa estinzione avrebbero compiuto una nuova migrazione fuori dall’Africa tra gli 80  e i 60 mila anni fa generando i nuovi Sapiens. Un nuovo studio sui genomi levantini e arabi presenti in Medio Oriente conferma questa ipotesi, non trovando traccia dei primi ominidi in nessuno dei genomi testati.

Una delle rotte fuori dall’Africa per gli ominidi risale a 2 milioni di anni fa e, più tardi, anche per i Sapiens, è stata il Levante, l’Iraq e l’Arabia. In effetti, i ricercatori hanno trovato tracce delle migrazioni in diversi siti, tra cui Israele e Arabia Saudita.

Le principali teorie confermano che i gruppi di ominidi che presero parte alle prime migrazioni si siano estinti, non prima di incontrare altri ominidi in Eurasia, e poi, tra gli 80.000 e i 60.000, i moderni ed evoluti Sapiens avrebbero lasciato nuovamente l’Africa, si sarebbero mescolati con i Neanderthaliani generando la definitiva specie moderna di ominidi.

Questa teoria è rafforzata da un recente studio realizzato da un team internazionale guidato da Mohamed Almarri del Wellcome Genome Campus, in Gran Bretagna. Nel loro studio, pubblicato su Cell , hanno esaminato la storia genomica del Medio Oriente e hanno concluso che le popolazioni odierne presenti in Arabia, nel Levante, incluso Israele, e in Iraq non hanno i caratteri di quei primi ominidi moderni.

I ricercatori hanno utilizzato una nuova tecnologia di sequenziamento dell’intero genoma per studiare le popolazioni umane del Levante (Libano, Siria, Giordania, Israele e Cisgiordania), Iraq e Arabia, e ricostruito la storia della popolazione della regione da oltre 125.000 anni fa fino a nell’ultimo millennio. Almarri ritiene che i risultati mostrino come i cambiamenti nello stile di vita e nel clima abbiano influenzato la demografia delle popolazioni umane nella regione.

Secondo le ricerche effettuate, inoltre, levantini e iracheni condividrerebbero gli stessi segnali genomici dei Neanderthaliani eurasiatici, mentre le popolazioni arabe avrebbero meno DNA neanderthaliano.

La ragione sembra risiedere nelle origini. I levantini hanno più antenati (rispetto agli arabi) dall’Europa e dall’Anatolia. Gli arabi hanno più antenati (rispetto ai levantini) dagli africani, che non si mescolarono con i Neandertaliani, e dai Natufiani, che erano gli abitanti preistorici del Levante, compreso Israele.

I Natufiani erano popoli preistorici che vivevano da 11.000 a 16.000 anni fa in quello che oggi è il territorio di  Israele, Giordania e Libano. È possibile che abbiano raggiunto anche l’Arabia, ma i loro resti non sono stati ancora rinvenuti. Inoltre, si ritiene che gli africani di oggi abbiano acquisito un contributo dei Neanderthaliani molto piccolo, conferito dagli ominidi che avrebbero fatto il percorso migratorio inverso, dall’Europa all’Africa, dopo essersi mescolati con i Neanderthaliani di quelle zone.

Ad ogni modo, secondo lo studio, gli arabi di oggi sarebbero apparentemente non discendenti dai primi agricoltori levantini ma dei cacciatori-raccoglitori natufiani che hanno preceduto questi agricoltori e africani. I risultati supportano, dunque, la teoria che i contadini levantini in seguito abbiano sostituito la popolazione araba indigena.

I resti umani, purtroppo, sono incredibilmente rari; i siti preistorici dell’Arabia Saudita hanno finora prodotto solo un osso di un dito da 85.000 anni fa ma anche strumenti che potrebbero essere stati speciali per gli ominidi di 125.000 anni fa.

Un’altra differenza indicata dall’analisi genomica si riferisce alla rivoluzione neolitica con l’invenzione dell’agricoltura. Con il graduale passaggio da una vita di caccia e raccolta all’agricoltura e all’allevamento di animali, che iniziò più di 10.000 anni fa, occorse un massiccio aumento della popolazione nel Levante e in Iraq ma non in Arabia e nel Sahara, sempre più colpiti dalla incessante desertificazione. Secondo il team, dunque, i piccoli gruppi umani di antichi arabi potrebbero esser discesi dai gruppi di cacciatori-raccoglitori epipaleolitici locali.

Ma mentre si stava formando il deserto arabo, circa 6.000 anni fa, la sua popolazione implose. Lo stesso sarebbe accaduto nel Levante circa 4.200 anni fa, commisurato ad un intenso evento di aridità. Secondo Almarri, l’aridificazione preistorica e gli eventi di desertificazione avrebbero provocato arresti nell’incremento della popolazione alcune migliaia di anni fa, un severo monito anche per oggi.

I popoli odierni che il team ha studiato nel Levante, in Arabia e in Iraq si sono rivelati gruppi distinti: le popolazioni del Levante e dell’Iraq (libanesi, siriani, giordani, drusi israeliani e arabi iracheni) si sono raggruppati insieme. I curdi iracheni si sono raggruppati con gli iraniani centrali.

Gli arabi (emirati, sauditi, yemeniti e omaniti) si sono raggruppati con i beduini, anch’essi di provenienza israeliana: queste differenziazioni sono state ottenute grazie ai campioni raccolti dallo Human Genome Diversity Project e poi sequenziati.

I modelli di analisi dei gruppi (clustering) ottenuti riflettono gli antenati storici presenti nelle popolazioni moderne. Nel Levante e tra gli arabi iracheni, tutte le popolazioni testate hanno un’ascendenza simile all’Anatolia più alta, che è molto più rara in Arabia. Le popolazioni arabe, al contrario, hanno antenati simili ai Natufiani.

Dopo l’avvento dell’agricoltura, dunque, le popolazioni oggetto dello studio non sono state solo decimate dal cambiamento climatico: l’aridificazione del Nord Africa e dell’Arabia era principalmente dovuta ai cicli planetari, non all’impatto umano. Oggi l’Arabia contiene il più grande deserto di sabbia del mondo ma al prossimo ciclo l’area dovrebbe, in teoria, tornare verde.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Wellcome Genome Campus

 

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