sabato, 12 Ottobre 2024
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INDIVIDUATI 66 ACCAMPAMENTI ROMANI IN PENISOLA IBERICA

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La tecnologia del telerilevamento, da anni, è diventata uno strumento essenziale di supporto alla ricerca archeologica e, recentemente e la scoperta di dozzine di nuovi siti dell’esercito romano in Penisola iberica, grazie a questa metodologia, ha rivelato nuove informazioni su uno dei conflitti più duri che abbia coinvolto Roma.

La ricerca e l’analisi dei 66 accampamenti mostra che l’esercito romano aveva una presenza nella regione più ampia di quanto si pensasse in precedenza, durante la lunga guerra di conquista della Hispania.

L’identificazioni degli accampamenti dalle diverse dimensioni, utilizzati sia per l’addestramento che per il ricovero, ha permesso agli archeologi di mappare come le centurie romane attaccavano i belligeranti locali provenienti da diverse direzioni e di conoscere meglio l’impronta della presenza militare romana nel settore settentrionale del bacino del fiume Duero, tra le province di León, Palencia, Burgos e Cantabria.

Gli studiosi hanno analizzato la fotografia aerea e le immagini satellitari disponibili, hanno creato modelli tridimensionali del terreno dai dati LiDAR e hanno utilizzato i droni per creare mappe dettagliate dei siti.

Le risorse sono state messe a disposizione dall’Instituto Geografico Nacional spagnolo (IGN) e dai geoportali come Google Earth o Bing Maps. L’individuazione delle posizioni degli accampamenti ha poi consentito il lavoro di ricognizione sul campo.

Queste occupazioni temporanee di solito lasciavano tracce labili sulla superficie del piano di campagna: fossati o bastioni in terra e pietra che proteggevano le fortificazioni temporanee sono stati riempiti e rasi al suolo. La combinazione di diverse immagini di telerilevamento e le ricerche sul campo, però, ha permesso di individuare la forma perimetrale rettangolare degli accampamenti militari romani temporanei.

Questi nuovi siti si trovano ai piedi dei Monti Cantabrici, dove si concentrarono gran parte delle battaglie tra romani e le popolazioni locali che per due secoli cercarono di proteggere il proprio territorio, suggerendo che le truppe romane abbiano attraversato pianure e altipiani e abbiano adoperato le cime dei monti per proteggere gli insediamenti.

La presenza di così numerosi accampamenti militari nella regione mostra quanto l’immenso supporto logistico abbia permesso ai Romani di conquistare il territorio ostile. I siti sono stati utilizzati per facilitare il movimento delle truppe fino a località remote e per aiutare i soldati a restare di stanza nell’area durante i freddi mesi invernali.

Lo scopo dell’occupazione era, ovviamente, quella di espandere la Repubblica a scapito degli eterni nemici cartaginesi e poter sfruttare le risorse naturali come lo stagno e l’oro.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Geosciences, è stata condotta da Andrés Menéndez Blanco, Jesús García Sánchez dell’Instituto de Arqueología di Mérida, José Manuel Costa-García e Víctor Vicente García dell’Università di Santiago de Compostela, Joao Fonte dell’Università di Exeter e David González-Álvarez dell’Instituto de Ciencias del PatrimonioConsejo Superior de Investigaciones Científicas spagnolo.

Secondo Fonte, l’utilizzo di diverse metodologie di telerilevamento ha permesso l’identificazione di così tanti siti. Inoltre, l’utilizzo del LiDAR ha fornito buoni risultati per alcuni siti in luoghi più remoti perché mostrava molto meglio i movimenti del terreno. La fotografia aerea, invece, ha funzionato meglio nelle zone di pianura per l’identificazione dei cosiddetti cropmarks, quelle variazioni del terreno che attesterebbero la presenza di resti sepolti.

Una maggiore concentrazione di 25 accampamenti è stata identificata lungo le valli a nord di Palencia e Burgos e nel sud della regione catabrica. Nella provincia di León sono stati documentati ben 41 siti in diverse valli, sia piccoli castra di poche centinaia di metri quadrati che grandi recinti fortificati di 15 ettari.

La maggior parte di questi siti militari romani si sarebbe trovata in prossimità di importanti future città romane della Penisola iberica: è l’esempio di Sasamón, un villaggio nei pressi di Burgos che probabilmente era il luogo in cui il futuro imperatore Ottaviano Augusto stabilì il proprio campo durante la sua presenza al fronte iberico.

La ricerca proseguirà affinché gli studiosi possano esaminare i rapporti più o meno pacifici che i Romani stabilirono con le popolazioni della Penisola iberica dei Vaccaei, dei Turmogi o Turmodigi, dei Cantabri, degli Asturi e della tribù celta dei Callaeci o Gallaeci, secondo le fonti greche e latine.

Il team sta attualmente sviluppando un progetto per catalogare e documentare tutti i campi romani nella provincia di León mediante droni, al fine di comprendere meglio le loro strutture o l’evoluzione del loro stato di conservazione. Continuano anche i lavori a Burgos e a Sasamón e sull’insediamento di Cerro de Castarreno.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università di Exeter 

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