lunedì, 29 Aprile 2024
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IDENTIFICATO CON LiDAR CENTRO MAYA SCONOSCIUTO IN YUCATÁN, MESSICO

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Gli archeologi dell’Instituto Nacional de Antropología e Historia (INAH) hanno scoperto i resti di un centro urbano maya nascosto nelle profondità della giungla della penisola dello Yucatán, in Messico.

Il sito, situato nella riserva ecologica di Balamkú, nello stato messicano di Campeche, contiene molteplici grandi piramidi edificate durante il periodo classico della Civiltà Maya (tra il 250 e il 1000 d.C.). Gli archeologi hanno denominato  il luogo Ocomtún, che significa “colonna di pietra” in Yucatec Maya, a causa delle numerose colonne che punteggiano il sito, che copre circa 50 ettari.

Il team messicano ha identificato il centro urbano durante la mappatura delle pianure maya grazie al sistema LiDAR, in cui miliardi di laser sono sparati da un aereo che volava sopra di loro. Questa tecnica, nota anche come rilevamento della luce e distanza, è un modo non invasivo per i ricercatori di comprendere la topografia delle strutture create dall’uomo nascoste sotto il fogliame. In questo caso, il LiDAR ha rivelato un centro maya con diverse strutture piramidali, con la torre più alta quasi 15 metri.

Secondo l’archeologo Ivan Ṡprajc, capo del dipartimento dell’Istituto di Studi Antropologici e Spaziali della Slovenia, il sito fungeva da importante centro urbano a livello regionale.

I Maya avevano numerosi sitisparsi nel Messico meridionale e nell’America centrale, fino al periodo in cui la civiltà raggiunse il suo apice durante il primo millennio d.C. fino a quando crollò tra l’800 e il 1000.

Oltre a individuare le piramidi e le colonne, a piedi, gli archeologi hanno identificato anche tre grandi piazze, un cortile utilizzato per giocare a pallone e un complesso comprendente strutture basse e allungate disposte quasi in cerchi concentrici. Tuttavia, gli archeologi stanno ancora indagando su come i Maya usassero alcune delle strutture.

Secondo Ṡprajc, è possibile che siano presenti spazi o edifici destinati a mercati o destinati a rituali comunitari. I tipi ceramici più comuni raccolti nelle ricognizioni in superficie e in alcune favisse sono ascrivibili al Tardo Classico (600-800 d.C.). Tuttavia, sono con la precipua analisi dei campioni di questo materiale offrirà dati più attendibili sulle sequenze di occupazione.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: INAH

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