domenica, 8 Dicembre 2024
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EVOLUZIONE DELLE POPOLAZIONI DELL’ASIA CENTRALE NEGLI IMPERI NOMADI

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In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Cell, un team di ricercatori ha studiato i cambiamenti genetici, sociopolitici e culturali che hanno circondato la formazione degli imperi storici della steppa eurasiatica orientale. Lo studio ha analizzato i dati dell’intero genoma per 214 individui vissuti in 6.000 anni, valutando i cambiamenti genetici e culturali che hanno preceduto l’ascesa degli imperi pastorali nomadi Xiongnu e Mongoli.

Dalla tarda Età del Bronzo fino al Medioevo, la steppa eurasiatica orientale fu sede di una serie di imperi nomadi organizzati e molto influenti. L’Impero Xiongnu (209 a.C. – 98 d.C.) e quello mongolo (1206-1368 d.C.)  ebbero un impatto particolarmente importante sulla demografia e la geopolitica dell’Asia ma, a causa della mancanza di studi genetici su larga scala, le origini, le interazioni e le relazioni delle persone che hanno formato questi stati rimangono in gran parte sconosciute.

Per comprendere le dinamiche della popolazione che ha dato origine agli imperi storici della steppa, i ricercatori del Max Planck Institute for the Science of Human History, dell’Università Nazionale della Mongolia e delle istituzioni partner in Mongolia, Russia, Corea del Sud e Stati Uniti hanno generato e analizzato dati a livello di genoma per 214 individui da 85 siti mongoli e 3 russi. Coprendo il periodo dal 4600 a.C. al 1400 d.C., è uno dei più grandi studi fino ad oggi sugli antichi genomi dell’Asia orientale e interna.

A metà Olocene, l’ultima epoca del Quaternario, successiva al Pleistocene e il cui limite inferiore è posto a 10.000 anni fa, la steppa euroasiatica orientale era popolata da cacciatori-raccoglitori di provenienza dal nord-est asiatico e dell’eurasiatico settentrionale.

Intorno al 3000 a.C., la pastorizia casearia fu introdotta attraverso l’espansione della Cultura di Afanasevo dai Monti Altai, le cui origini possono essere ricondotte ai pastori della steppa Yamnaya della regione del Mar Nero, a più di 3.000 km a ovest.

Sebbene questi gruppi umani abbiano lasciato uno scarso impatto genetico, hanno avuto un effetto culturale fuori misura e dalla Media alla Tarda Età del Bronzo la pastorizia casearia era praticata dalle popolazioni di tutta la steppa orientale dell’Asia.

Nella Tarda Età del Bronzo e nella Prima Età del Ferro, le popolazioni della Mongolia occidentale, settentrionale e centro-meridionale formavano tre gruppi genetici distinti e geograficamente strutturati. Queste popolazioni rimasero piuttosto circoscritte nei loro territori per più di un millennio, finché una maggiore mobilità, probabilmente facilitata dall’aumento dell’utilizzo equino, iniziò ad abbattere le barriere sociali e geografiche.

La formazione degli Xiongnu nella Mongolia centro-settentrionale, il primo impero nomade in Asia, è contemporanea a questa mescolanza di popolazioni e all’afflusso di nuovi gruppi genetici provenienti da tutta l’Eurasia, dal Mar Nero alla Cina.

Secondo Choongwon Jeong, autore principale dello studio e docente di Scienze biologiche alla Seoul National University, l’ascesa degli Xiongnu è legata all’improvvisa miscelazione di popolazioni distinte che erano state geneticamente separate per millenni e non un semplice ricambio o una sostituzione genetica. Di conseguenza, gli Xiongnu della Mongolia mostrano un livello di diversità genetica che riflette molto nelle popolazioni dell’Eurasia.

Un millennio dopo, le tribù dell’Impero mongolo, uno dei più grandi imperi della storia, hanno mostrato un marcato aumento dell’ascendenza eurasiatica orientale rispetto agli individui dei precedenti gruppi Xiongnu, Turcico e Uigura, accompagnato da una quasi completa perdita dell’ascendenza eurasiatica settentrionale. Alla fine dell’Impero mongolo, la composizione genetica della steppa orientale era cambiata radicalmente, stabilizzandosi infine nel profilo genetico osservato tra i mongoli odierni.

Secondo gli studiosi del Max Planck Institute, lo studio sull’antica Mongolia rivela non solo i primi contributi genetici delle popolazioni della steppa occidentale, ma anche un marcato spostamento genetico verso l’ascendenza eurasiatica orientale durante l’impero mongolo. La regione ha una storia genetica notevolmente dinamica e il DNA antico sta iniziando a rivelare la complessità degli eventi demografici che hanno plasmato la steppa eurasiatica.

Oltre all’impatto degli eventi genetici sulle strutture politiche, i ricercatori hanno anche studiato la relazione tra genetica e strategie di sussistenza. Nonostante più di 5.000 anni di pastorizia lattiero-casearia nella regione e la continua importanza dei latticini nella dieta media mongola oggi, i ricercatori non hanno trovato prove della persistenza della lattasi, un tratto genetico che consente la digestione del lattosio.

Christina Warinner, autore principale dello studio e docente di Antropologia presso l’Università di Harvard, ritiene che l’assenza di persistenza della lattasi nelle popolazioni mongole sia oggi che in passato sfida gli attuali modelli medici di intolleranza al lattosio e suggerisce una produzione casearia molto più complicata nel periodo preistorico. Le prossime ricerche sono mirate al microbioma intestinale per comprendere come le popolazioni si siano adattate alle diete lattiero-caseari.

Secondo Erdene Myagmar, altro autore dello studio e docente di Antropologia e Archeologia presso l’Università Nazionale della Mongolia, la ricostruzione della storia genetica di 6.000 anni della Mongolia ha avuto un effetto sulla comprensione dell’archeologia della regione, generando nuovi stimoli per future ricerche sulle complesse relazioni tra ascendenza, cultura, tecnologia e politica degli imperi nomadi asiatici.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Max-Planck-Gesellschaft

Genetica romana

 

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