EGITTO IN TOUR – QUINTO GIORNO
Quinto giorno del tour, ultimo giorno di permanenza a Tebe ovest, oggi Dendera e Abido. Domattina, alla buonora, si volerà al Cairo per gli ultimi giorni di permanenza, con chiusura ad Alessandria d’Egitto.
Oggi, invece, con il sole sorto già da quasi un’ora, il gruppo si è diviso per raggiungere due diverse destinazioni: il primo si è diretto ad Assuan, con visita alle necropoli e all’isola di Philae; un altro, si è diretto a Dendera e Abido.
Il sottoscritto si è unito al secondo gruppo perché Assuan era già stata meta di un precedente viaggio.
Il percorso Luxor-Dendera segue una comodo e dritta strada che attraversa il deserto, la direttrice Assuan-Giza, per circa un’ora e mezza. La strada diventa meno gradevole quando ci si avvicina alla meta e si attraversano i centri abitati che, ai punti di ingresso e di uscita, sono affastellati da controlli della polizia.
Il Tempio di Hator a Dendera è ovviamente dedicato alla dea della gioia già da epoca predinastica ed è uno dei pochi il cui tetto è rimasto intatto e da cui si gode di una magnifica vista sulla campagna circostante.
Il tempio giunto fino a noi risale all’epoca greco romana ed è stato edificato tra il 125 a.C. e il 60 d.C. La facciata è a forma di pilone con colonne ornate con la testa di Hator che, come all’interno, è raffigurata in forma umana e non bovina. Questa è la sezione realizzata all’epoca di Tiberio e molti dei rilievi raffigurano gli imperatori romani che compiono offerte agli dei egizi.
Lo stupore del visitatore si compie nella sala ipostila, caratterizzata da 18 colonne con teste di Hator in cui è rappresentato il celebre soffitto astronomico che, ancora negli originali colori, riporta una rappresentazione simbolica dei corpi celesti.
La parte tolemaica del tempio ha inizio con la Sala delle apparizioni dedicata ad Hator che si univa alle altre divinità: raffigurazioni di offerte, cartigli vuoti, ricette per unguenti e profumi, completano il panorama di geroglifici e raffigurazioni.
Completano il tempio la Sala delle offerte, con la doppia scalinata che sale sul tetto percorsa dagli animali destinati al sacrificio; la Sala dell’enneade, che ospitava le statue di divinità e sovrani per le cerimonie dedicata ad Hator. Oltre Sancta Sanctorum, altre cappelle e santuario sul tetto, un menzione è dovuta alla cripta, dal basso soffitto, che riporta u rilievo molto particolare che ha fatto trasalire tutti i “creduloni” delle commistioni alieni-egizi. Lettrici, lettori, a voi il commento…
Terminata la visita, direzione Abido: autostrada, due ora di macchina, centri abitati, fermi della polizia, ancora più immersi nella realtà di un popolo che vive modestamente delle proprie risorse e che conta molto nell’offerta proposta al turista.
Così come i Musulmani cercano di compiere il pellegrinaggio a La Mecca almeno una volta nella vita, gli antichi egizi desideravano ardentemente di fare un pellegrinaggio ad Abido, centro del culto del dio Osiride.
Il Tempio di Seti I di Abido, splendidamente scolpito ma non grandioso come Karnak o Deir el-Bahri, accoglie visitatori fin dal 1830 ed è considerato uno dei migliori esempi dell’arte e dell’architettura egizie.
Squisita fattura nei bassorilievi con gusto dal revival artistico di Antico regno realizzato da Seti I, grande conquistatore e fautore della cosiddetta “era delle nascite ripetute”, il tempio è stato completato dal figlio Ramses II ma non come tempio di culto o tempio funerario bensì allo scopo di identificare il sovrano con i culti divini, conferendo ulteriore legittimità alla dinastia regnate.
Il pilone e il cortile originari del tempio sono stati inglobati e accolgono la sala ipostila interna, dove un altro misterioso rilievo è presente, il famoso “elicottero di Abido”, e la sala ipostila interna, in cui Seti è rappresentato osannato dalle divinità stesse.
I bassorilievi più deliziosi di Abido sono visibili nei sette santuari dedicati a Seti e ad altre sei divinità che riconoscono, dunque, il faraone e lo accompagnano nella cerimonia di unificazione delle due terre. Ad Abido, la menzione spetta alla Galleria dei re, cos’ chiamata per via dell’elenco dei predecessori di Seti I intagliato sulla parete destra.
Non abbiamo potuto non visitare il cosiddetto Osireion, il cenotafio di Seti I, l’unico ancora visibile dei luoghi di sepoltura di Osiride e, sebben semisepolto, è reso inaccessibile dalla presenza dell’acqua stagnante: purtroppo non ci chiamiamo Roberto “Kazzenger” Giacobbo…
La visita ai resti del Tempio di Ramses II, nei pressi, completa la nostra visita.
Il percorso inverso del viaggio, questa volta senza tappe, riporta il gruppo in albergo: è stato venerdì islamico e la direzione dell’hotel ha offerto una grande cena a tutti i suoi ospiti…
A domani, dal Cairo!
Daniele Mancini