domenica, 8 Dicembre 2024
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DIVINITA’ ASSIRE IN CORTEO SU UN RILIEVO CALCAREO RINVENUTO A BAŞBÜK, TURCHIA

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L’impero neo-assiro (883-609 a.C.) si estese fino a controllare il territorio che si estendeva dall’Iran occidentale al Mediterraneo e dall’Anatolia all’Egitto. Nel corso della creazione del più grande impero nella storia del mondo fino a quel momento, gli Assiri ebbero bisogno di trovare modi per condurre, sotto il loro controllo, una vasta gamma di popoli. A volte, questo comportò metodi terribili di assoggettamento, come lo spostamento forzato di grandi gruppi di popolazioni dal loro luogo natio nel cuore dell’Assiria, dove sarebbero stati indottrinati nella visione del mondo assira. Altre volte, gli Assiri impiegarono anche approcci più sottili, come dimostrato archeologicamente da un complesso sotterraneo scoperto di recente nel villaggio di Başbük, nella Turchia sudorientale.

Il sito è arrivato all’attenzione delle autorità dopo essere stato preso di mira dai saccheggiatori, che vi avevano addirittura rimosso il pavimento di una moderna casa a due piani, inopinatamente costruita sul sito. L’archeologo Mehmet Önal dell’Università di Harran, che ha condotto uno scavo di salvataggio del complesso nel 2018, racconta come i saccheggiatori devono aver sperato di trovare un tesoro ma sono stati sorpresi a mostrare le foto delle incisioni fortuitamente rinvenute e a cercare clienti per acquistarle.

Önal e il suo team hanno scoperto che il complesso, scavato nella roccia calcarea, è costituito da un ambiente d’ingresso e da una galleria superiore e inferiore. Nella galleria superiore, ripuliti i sedimenti, è stato identificato un enorme pannello in rilievo largo quasi quattro metri scolpito nella parete rocciosa che raffigurerebbe una processione di otto divinità.

Lo scavo a Başbük è stato interrotto a causa dell’instabilità del sito, ma Önal ha continuato le analisi del rilievo anche con il contributo di Selim Ferruh Adalı, uno storico dell’antichità presso l’Università delle Scienze sociali di Ankara.

Adalı è rimasto colpito dall’insolita miscela di elementi assiri e aramei. È stato in grado di identificare le prime quattro divinità della processione, tre delle quali, grazie al loro abbigliamento e equipaggiamento, nonché a brevi iscrizioni in aramaico, la lingua della popolazione locale in epoca neo-assira. Il primo e più grande è il dio della tempesta Hadad, la divinità dominante della Siria settentrionale e dell’Anatolia sudorientale nel I millennio a.C., che porta il suo fascio di fulmini e indossa una grande stella circondata sulla testa. Dopo Hadad c’è la sua consorte, Attar/Ashtar/Astarte, una dea madre della fertilità e della protezione, che è raffigurata con indosso un doppio corno, corona cilindrica su cui è incastonata una stella. Il successivo è il dio della luna Sin, che sfoggia un copricapo coronato da una mezzaluna e una luna piena. La quarta divinità è riconoscibile come il dio del sole Shamash in base alla corona alata del disco solare che indossa. Per ora, le restanti quattro divinità non possono essere chiaramente identificate.

Un’iscrizione aramaica più lunga sul pannello è in gran parte illeggibile, sembra includere il nome Mukın-abūa di Tušhan, il funzionario assiro responsabile della regione durante il regno del re neo-assiro Adad-nirari III (regno tra 810–783 a.C.). Sebbene il pannello presenti divinità adorate a livello locale, sono raffigurate con tratti tipici dell’arte assira, come la barba e i muscoli delle braccia di Hadad.

Secondo Adalı, questo sarebbe il primo rilievo neo-assiro conosciuto che include iscrizioni in aramaico e raffigura divinità assiro/aramee. Sembra riflettere una prima fase della presenza degli Assiri nell’area, quando i nuovi arrivati ​​accordarono rispetto ai sistemi di credenze locali nel tentativo di ottenere il favore della popolazione. Adalı osserva che il pannello segnala come l’impero neo-assiro non solo abbia usato la potenza militare, ma abbia anche cercato di negoziare il controllo partecipando a vari rituali locali e aggiungendovi i propri strumenti. Avendo il suo nome incluso accanto alle rappresentazioni delle divinità locali, il funzionario Mukın-abūa stava probabilmente cercando di rafforzare la sua influenza nell’area.

I contorni delle divinità erano incisi a una profondità di appena un millimetro, e la figura più completa, quella di Hadad, include solo la parte superiore del suo corpo, suggerendo che il pannello fosse incompiuto che, secondo gli studiosi, è attribuibile alla presenza di disordini locali. Adalı conferma che Mukın-abūa si recò in un’altra parte dell’impero per conto del re assiro per sopprimere una ribellione e che, probabilmente, non essendo più tornato a Başbük , abbia lasciato il rilievo incompleto.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Cambridge University Press

Turchia

 

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