venerdì, 26 Luglio 2024
Archeologia&Dintorni

ARCHEOLOGIA BIBLICA

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La definizione di archeologia biblica, anche se varia da studioso a studioso, generalmente include combinazioni di archeologia e studi biblici.

La rivista accreditata che segue l’archeologia biblica è Biblical Archaeology Review che la definisce come “un ramo dell’archeologia che si occupa dell’archeologia delle terre bibliche, che informa la nostra comprensione della Bibbia e della storicità degli eventi biblici”.

In altre definizioni, l’archeologia biblica è un sottoinsieme del più ampio campo dell’archeologia siro-palestinese, condotta in tutta la regione del Vicino Oriente, compresa Israele moderna, Giordania, Libano e Siria.

Secondo Eric Cline, docente di studi classici, antropologia e storia alla George Washington University, l’archeologia biblica è l’archeologia che fa luce sulle storie, le descrizioni e le discussioni nella Bibbia ebraica e nel Nuovo Testamento, dall’inizio del II millennio a.C., il tempo di Abramo e dei Patriarchi, attraverso il periodo romano, fino all’inizio I millennio d.C.

Alcuni studiosi estendono l’area geografica coperta dall’archeologia biblica anche all’Egitto, alla Mesopotamia e al Sudan . La maggior parte degli studiosi ritiene anche come la disciplina combini e fonda elementi dell’archeologia con gli studi biblici.

Alcuni archeologi, invece, preferiscono non usare la frase archeologia biblica per la preoccupazione che suoni poco scientifica, soffrendo di una cattiva immagine pubblica, in alcuni ambienti generatasi a causa delle superficiali pratiche di ricerca degli studiosi di alcuni decenni or sono in cui si producevano tentativi tendenziosi di collegare la Bibbia ai reperti archeologici rinvenuti, senza riconoscere i possibili scenari al di fuori del testo biblico.

Oggi, la maggior parte degli archeologi biblici concordano sul fatto che i collegamenti tra i reperti archeologici e la Bibbia devono essere fatti con estrema cautela e riconoscere che la Bibbia non sia del tutto accurata dal punto di vista storico.

Numerosi e molto importanti sono i siti e i manufatti di archeologia biblica identificati, anche se alcuni sono più “famosi” di altri.

Rotoli del Mar Morto sono costituiti da frammenti di oltre 900 manoscritti trovati in 12 caverne vicino al sito di Qumran. Contengono alcune delle prime copie conosciute della Bibbia ebraica e includono calendari, inni, regole della comunità essena e testi apocrifi (non canonici). Una delle iscrizioni, incisa su rame, ha una lista di presunti tesori nascosti.

Stele di Merenptah o Stele della Vittoria di Merenptah o  Stele d’Israele

Un’altra importante scoperta biblica è la Stele di Merneptah, detta anche Stele d’Israele. Scoperta a Luxor, contiene la prima menzione del nome “Israele”. Incisa intorno al 1207 a.C., include una lista di luoghi nel Mediterraneo orientale che il faraone egiziano Merneptah afferma di avere conquistato. Il faraone sosteneva che “Israele è devastato, il suo seme non esiste più”…

Megiddo è un’antica città stato edificata in posizione strategica all’ingresso del passo attraverso la catena del Monte Carmelo, in Israele, che è stata occupata per 6.000 anni ed è menzionata numerose volte nella Bibbia. Il nome greco per la città è Armageddon e, secondo il Libro dell’Apocalisse, una grande battaglia tra le forze del bene e del male sarà condotta proprio a Megiddo durante la fine dei tempi.

Sito dell’Herodium

Un altro sito importante è l’Herodium, un palazzo costruito per il re Erode (che visse dal 74 al 4 a.C. circa), il re nominato da Roma per governare la Giudea, su una collina artificiale a pochi chilometri da Gerusalemme. Erode è stato diffamato nel Nuovo Testamento in cui è ritratto come il tiranno che ha tentato di uccidere Gesù bambino. Per decenni, alcuni studiosi hanno proposto ipotesi per conciliare il racconto biblico del tentato omicidio con la consapevolezza che Erode, probabilmente, sia morto prima della nascita di Cristo.

Uno dei siti più importanti è il Monte del Tempio, noto anche come Spianata delle Moschee e, in arabo, Haram esh-Sharif, a Gerusalemme. È il sito più sacro del Giudaismo e il terzo più sacro dell’Islam. La sua importanza religiosa è legata al conflitto israelo-palestinese ancora in corso, ma nei pressi del sito è stato svolto un enorme ricerca archeologica da secoli.

Accanto alle certezze archeologiche, moli sono i cosiddetti misteri che gli esperti di archeologia biblica cercano di risolvere. Tra questi, la determinazione se il Re David, menzionato nella Bibbia, sia realmente esistito.

Non è chiaro, inoltre, quanto potente fosse veramente Israele nei suoi primi secoli. La Bibbia ebraica suggerisce che Israele controllasse una grande quantità di territorio, con Gerusalemme come un importante centro politico e spirituale. La Stele di Merneptah, di 3200 anni fa, menziona l’esistenza di Israele, ma fornisce poche informazioni su quanto territorio Israele controllava.

Una stele iscritta in aramaico di 2.800 anni trovata a Tel Dan, nel nord di Israele, vanta delle vittorie del re arameo Hazael sopra il re d’Israele e il suo alleato il re della “Casa di David“, suggerendo che il sovrano biblico potrebbe essere esistito.

Un’altra iscrizione di 2.800 anni, chiamata Stele di Mesha, dal nome del re Mesha di Moab, la persona che l’ha eretta, riporta iscrizioni che alcuni studiosi ritengono menzionino la “Casa di David”, cioè, il regno di Giuda. La stele è la più lunga iscrizione dell’età del ferro mai trovata nella regione e costituisce la principale prova per la lingua moabita, una pietra angolare dell’epigrafia semitica e della storia.

Numerosi studiosi, come il docente di archeologia dell’Università ebraica di Gerusalemme, Yosef Garfinkel, ritengono che i resti della fortezza
di
Khirbet Qeiyafa, databile a 3.000 anni or sono, posti a sud-ovest di Gerusalemme, possano essere stati parte di un complesso fortificato utilizzato dal re David (le ipotesi a discarico sono numerose…).

Anche le posizioni di numerosi siti biblici sono ambigue. Ad esempio, gli archeologi non sono sicuri di possa trovare la città biblica di Sodoma. Secondo la Bibbia ebraica, la città fu distrutta da Dio perché era diventata troppo peccaminosa. Alcuni archeologi hanno suggerito che Sodoma possa identificarsi nel sito archeologico di Tell el-Hammam, in Giordania, in cui collimano la posizione geografica e le prove archeologiche che sia stato distrutto all’improvviso.

L’archeologia biblica si occupa anche di ricostruire la vita e i luoghi di Cristo, cercando di dipanare l’annoso rompicapo di descrivere come fosse realmente la fisionomia di Cristo. Le prime copie superstiti dei Vangeli, risalenti a diverse decine di anni dopo la morte del presunto Messia, non forniscono indicazioni specifiche, così come sono difficili trovare prove tangibili su quanto raccontino i Vangeli.

Recenti scavi a Nazareth, la città in cui si pensa che Gesù abbia vissuto, indicano che la gente di Nazareth respingeva fortemente la cultura romana, rientrando perfettamente nei racconti biblici che descrivono il villaggio come una una comunità che seguiva la religione e le usanze ebraiche. Gli scavi di Nazareth avrebbero anche rivelato i resti di un’abitazioni venerata
come il luogo in cui Gesù sia vissuto, ma solo molti secoli dopo che Gesù sia nato… Si attendono aggiornamenti…

Daniele Mancini

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