venerdì, 26 Luglio 2024
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USARE L’ARCHEOLOGIA PER COMPRENDERE I CAMBIAMENTI CLIMATICI

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Nel corso della storia, gruppi umani di diverse culture e a diversi stadi evolutivi hanno trovato sempre i  modi per adattarsi, con successo variabile, al graduale riscaldamento dell’ambiente in cui vivevano. Grazie alle nuove ricerche, lo studio del passato può fornire una notevole messe di informazioni al futuro, quando i cambiamenti climatici incomberanno più veloci che mai.

Un team internazionale di antropologi, archeologi,  geografi e scienziati della terra in Canada, Stati Uniti e Francia guidati dall’antropologa dell’Université de Montréal, Ariane Burke, in un articolo pubblicato sulla rivista PNAS , sostiene una disciplina nuova e in evoluzione chiamata “l’archeologia del cambiamento climatico“.

È una scienza interdisciplinare che utilizza i dati degli scavi archeologici e i records paleoclimatici per studiare come gli esseri umani abbiano interagito con il loro ambiente circostante durante gli eventi dei cambiamenti climatici del passato, come il riscaldamento che ha seguito l’ultima era glaciale, più di 10.000 anni fa.

i ricercatori sperano di identificare i punti di svolta nella storia del clima che hanno spinto gli individui a riorganizzare le loro società per sopravvivere, mostrando come la diversità culturale, una fonte di resilienza (termine che non tutti apprezzano, ndr) umana in passato, sia oggi altrettanto importante quale baluardo contro il riscaldamento globale.

Secondo la Burke, dunque, l’archeologia del cambiamento climatico combina lo studio delle condizioni ambientali e le informazioni archeologiche: questo approccio, ritiene, consente di identificare la gamma di sfide affrontate dalle persone in passato, le diverse strategie che hanno usato per affrontare queste sfide e, in definitiva, se ci sono riuscite o meno.

Ad esempio, lo studio del rapido riscaldamento che si è verificato tra 14.700 e 12.700 anni fa e il modo in cui gli ominidi lo abbiano affrontato come evidenziato dalla documentazione archeologica, può aiutare gli specialisti del clima a modellare i possibili risultati del futuro cambiamento climatico.

L’antropologo Julien Riel-Salvatore, coadiuvato da i colleghi della Bishop’s University, dell’Université du Québec a Montréal, dell’Università del Colorado e del CNRS, in Francia, conferma che, storicamente, persone di diversi ceti sociali hanno trovato una varietà di modi per adattarsi al riscaldamento del clima e questi possono contribuire a “informare” il presente e aiutare a prepararsi per il futuro.

Ad esempio, le pratiche agricole tradizionali, molte delle quali praticate ancora oggi, sono valide alternative che possono essere utilizzate per ridisegnare l’agricoltura industriale, rendendola più sostenibile per il futuro.

La Burke ritiene che le culture indigene, da questo punto di vista, hanno un ruolo importante da svolgere nell’insegnarci come rispondere ai cambiamenti climatici: nell’Artico canadese, ad esempio, gli indigeni hanno una conoscenza dettagliata dell’ambiente che è fondamentale per pianificare una risposta sostenibile.

Allo stesso modo, sostiene la ricercatrice, gli agricoltori indigeni di tutto il mondo coltivano un’ampia varietà di colture che non rispondono tutti allo stesso modo alle mutevoli condizioni climatiche ma stanno, comunque, preservando la diversità delle colture nella catena alimentare globale e se e quando i principali tipi di colture, su cui facciamo affidamento attualmente, dovessero fallire, questa diversità potrebbe rivelarsi un’ancora di salvezza.

Un altro esempio è la riadozione, nel nord-est del Nord Americ,a dell’agricoltura multi-colturale basata sulle “tre sorelle”, mais, zucca e fagioli. Esistono modelli archeologici per questo connubio e la Burke ritiene che è necessario sperimentare ora per trovare modi di agricoltura più sostenibili e su scala locale che garantiscano una sicurezza alimentare negli anni a venire.

Ma allora, i cambiamenti climatici produrranno un regresso al modello agricolo-alimentare? Staremo a vedere e, soprattutto, a lottare!

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università di Montreal

Cambiamenti climatici

2 pensieri riguardo “USARE L’ARCHEOLOGIA PER COMPRENDERE I CAMBIAMENTI CLIMATICI

  • Carissimo Prof. Daniele, Lei DEVE passare alla Storia!!! Edita una miniera di articoli sul passato che non solo inducono a meditare sulla saggezza dei popoli antichi, ma induce a riflessioni che possono e devono essere utili agli abitanti della Terra sempre piu’ (a torto ??) “meccanizzati”. Un grande complimento ed un caro saluto, G.Carlo Pavia

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    • Daniele Mancini

      Carissimo Gian Carlo, grazie per i complimenti. Continuo a sperare che possa esserci ancora qualche possibilità per l’Homo Sapiens per salvare se stesso dai problemi che causa…

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