venerdì, 6 Dicembre 2024
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IL SECONDO TEMPIO DI GERUSALEMME IN 3D

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Fine dell’anno? Tempo di bilanci? Li lascio volentieri ad altri e tra un capitolo e l’altro della mia tesi magistrale, tra un disegno e l’altro dei mille reperti rinvenuti, mi diletto ancora a raccontarvi di rovine, monumenti, meraviglie, archeologia. Oggi, il Secondo Tempio di Gerusalemme.

Buona lettura!


Sono poche le rovine storiche nel mondo che hanno mantenuto il loro carisma e che hanno continuato a detenere un ruolo significativo nella coscienza culturale della gente.

Il Secondo Tempio di Gerusalemme appartiene indubbiamente a questa rara categoria di strutture storiche. Se i resti poco appariscenti di questo complesso di templi e del cosiddetto Primo Tempio, il Tempio di Salomone sono confinati nel perimetro dell’attuale Monte del Tempio, l’animazione presentata qui sotto ricostruisce virtualmente il magnifico edificio nella sua iterazione erodiana.

Secondo la Israel Antiquities Authority, la versione erodiana del modello mostrata indica come appariva il monumento prima della sua distruzione da parte delle truppe romane nell’anno 70 d.C. L’attenzione si concentra sulla parte meridionale del recinto e include le ricostruzioni dell’Arco di Robinson, un vecchio cavalcavia che collegava la parte superiore della piattaforma con la strada principale della città sottostante, le porte e i passaggi sulla piattaforma, il Portico Reale e il Secondo Tempio.

La ricostruzione è basata sugli scavi sul Monte del Tempio sotto la direzione di Ronny Reich e dell’archeologo israeliano Gideon Avni.

Le nozioni storiche rammentano che il Secondo Tempio di Re Erode è stato eretto intono al I secolo a.C. ma, i racconti biblici narrano della fondazione del Secondo Tempio nel VI secolo a.C., circa settanta anni dopo la distruzione del Primo Tempio da parte dell’esercito babilonese nel 586 a.C. Secondo tali resoconti, la seconda fondazione fu guidata dagli esiliati ebrei ai quali fu permesso di tornare in patria in seguito al magnanimo decreto del re persiano Ciro il Grande.

Uno dei fautori della nuova costruzione fu Zorobabele, in seguito nominato governatore della provincia persiana di Yehud Medinata che, aiutato dal sostegno sia logistico che materiale dei suoi seguaci, ha permesso la creazione di un nuovo altare sul sito originale dell’altare del Primo Tempio. Seguì la costruzione del tempio stesso nel 515 a.C. che arrivò alla ragguardevole altezza di 60 cubiti (circa 27 metri).

Secondo le varie fonti, il Tempio era dotato di due cortili dalle dimensioni di circa 500 per 100 cubiti, per il cortile interno. C’erano almeno quattro porte nel muro del cortile esterno e una di esse si affacciava su una strada. C’erano almeno due porte nel cortile interno. Varie camere circondavano il Tempio in entrambi i cortili. La maggior parte di questi erano nel cortile esterno e venivano usati per lo stoccaggio di decime, attrezzature e navi. Gli alti funzionari e i sacerdoti possedevano delle camere private all’interno del recinto del Tempio.

Tra gli elementi mancanti nel Secondo Tempio e che ha irrorato per secoli i racconti dell’immaginario collettivo, è la mancanza di numerosi oggetti sacri, tra cui l’enigmatica Arca dell’Alleanza. Ora, però, non intendo allargare il mio discorso al possibile intervento del collega Indiana Jones, che invito, al più presto, a erudirci in materia!

Inoltre, il Secondo Tempio, prima dell’intervento erodiano, ha subito una serie di “ristruturazioni straniere”. Uno di questi episodi ha coinvolto il nascente Impero seleucide nel 167 a.C., quando Antioco IV Epifane, non solo saccheggiò il tempio, ma ordinò anche che un altare a Zeus fosse eretto all’interno del sacro recinto del Monte del Tempio; il monarca seleucide continuò anche a non rispettare l’osservanza del Sabbath e proibì il possesso delle scritture ebraiche, relegando il giudaismo in uno spazio sociale marginale.

Tali dure misure istigarono la riuscita Rivolta dei Maccabei che, alla fine, permise alla dinastia degli Asmonei ebrei di assumere il controllo della Giudea e di Gerusalemme. Non sorprende che il Secondo Tempio sia stato ancora una volta proclamato il centro della religione ebraica e questa impresa storica sia culturalmente associata all’osservanza di Hanukkah. Anche gli Asmonei recitarono la loro parte nel rinnovamento di molte parti del recinto del tempio, tranne che per la struttura principale.

Questi interventi furono inesorabilmente inglobati dal progetto di restauro operato da Re Erode che riportò il Secondo Tempio a un antico fasto. Propagandato come uno dei maggiori sforzi di costruzione del I secolo a.C., Erode invitò architetti e costruttori dalla lontana Grecia, Egitto e persino da Roma a sovrintendere alle opere esterne, mentre la struttura centrale e il suo Sancta Sanctorum (dove presumibilmente si sarebbe dovuta trovare l’Arca dell’Alleanza nel Primo Tempio) sono stati ampliati dai sacerdoti ebrei.

Una delle caratteristiche spesso trascurate del Secondo Tempio erodiano è la decorazione architettonica dell’edificio. La ricca pavimentazione che adornava i portici sul Monte del Tempio, scoperta nel 2016 dai ricercatori del Temple Mount Sifting Project di Gerusalemme, mostrano caratteristici motivi geometrici pevalenti durante il periodo di Erode. Infatti, data l’influenza romana nella regione, Erode adottò molti degli stili architettonici mediterranei, incluso un particolare tipo di pavimento, l’opus sectile i cui segmenti sono così perfettamente lavorati da non poter nemmeno inserire una lama affilata tra loro.

I ricercatori sono stati in grado di recuperare almeno 600 frammenti di tasselli colorati dalle aree vicine del Monte del Tempio. Tra questi, circa 100 esemplari sono conformi alla data del Secondo Tempio durante il regno di Erode. Non sorprende che i loro stili e modelli si accordino con altre prodezze architettoniche di Erode, inclusi i suoi palazzi di Masada e Gerico. Inoltre, molti dei segmenti sono simili a quelli usati nei lontani palazzi e ville edificati nei territori mediterranei dell’impero romano.

Lo storico ebreo romano, Giuseppe Flavio, I secolo d.C., scrive come il cortile del Monte del Tempio fosse “completamente pavimentato con pietre di vario tipo e colore”. La letteratura talmudica completa anche questa prospettiva facendo menzione delle biglie verdi, blu e bianche che adornavano il Monte del Tempio in file geometriche. Questi componenti artistici sono stati probabilmente importati da artigiani provenienti da ​​Egitto, Tunisia, Asia Minore e persino Grecia.

Vi mostro, per concludere, un’utile ricostruzione, molto dettagliata, realizzata sulle ricerche di Joshua Peleg, della Bar Ilan University.

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Ancient History Encyclopedia

Gerusalemme

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