sabato, 27 Luglio 2024
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NUOVE IPOTESI SULL’ORIGINE DELLE LINGUE INDOEUROPEE

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Un team internazionale di linguisti e genetisti guidato dai ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia ha compiuto un significativo passo avanti per la comprensione delle origini delle lingue indoeuropee, una famiglia di lingue parlate da quasi la metà della popolazione mondiale.

Per oltre duecento anni l’origine delle lingue indoeuropee è stata contestata. Due teorie principali hanno dominato questo dibattito: l’ipotesi della ‘Steppa‘, che propone un’origine nella steppa del Ponto-Caspio circa 6000 anni fa; l’ipotesi ‘Anatolica‘ o di matrice ‘agricola’, che suggerisce un’origine più antica legata alla prima agricoltura ascrivibile a circa 9000 anni fa.

Precedenti analisi filogenetiche delle lingue indoeuropee sono giunte a conclusioni contrastanti sull’età della famiglia di lingue, a causa degli effetti combinati di inesattezze e incongruenze nei dati utilizzati e dei limiti nel modo in cui i metodi filogenetici analizzavano le lingue antiche.

Per risolvere questi problemi, i ricercatori del Dipartimento di Evoluzione Linguistica e Culturale presso il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology hanno riunito un team internazionale di oltre 80 specialisti linguistici per costruire un nuovo set di dati del vocabolario di base da 161 lingue indoeuropee, tra cui 52 antiche. Questo campionamento, più completo ed equilibrato, combinato con protocolli rigorosi per la codifica dei dati lessicali, ha risolto alcuni problemi nei set di dati utilizzati dagli studi precedenti. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Science.

Il team ha utilizzato l’analisi filogenetica bayesiana abilitata alla discendenza recentemente sviluppata per verificare se antiche lingue scritte, come il latino classico e il sanscrito vedico, fossero i diretti antenati rispettivamente delle moderne lingue romanze e indiane. Russell Gray, capo del dipartimento di evoluzione linguistica e culturale e autore senior dello studio, ha sottolineato che la cronologia sviluppata è robusta in un’ampia gamma di modelli filogenetici alternativi e analisi di sensibilità. Queste analisi stimano, dunque, che la famiglia indoeuropea abbia circa 8100 anni, con cinque rami principali già separati da circa 7000 anni fa.

Questi risultati non sono del tutto coerenti né con la steppa né con le ipotesi anatoliche. Secondo il primo autore dello studio, Paul Heggarty, recenti dati sul DNA antico suggeriscono che il ramo anatolico dell’indoeuropeo non sia emerso dalla steppa, ma più a sud, all’interno o vicino all’arco settentrionale della Mezzaluna fertile, come prima fonte della famiglia indoeuropea. La topologia dell’albero genealogico linguistico e le date di suddivisione del lignaggio indicano altri primi rami che potrebbero essersi diffusi direttamente da lì, non attraverso la steppa!

Gli autori dello studio hanno quindi proposto una nuova ipotesi ibrida per l’origine delle lingue indoeuropee, con una origine ultima a sud del Caucaso e una successiva diramazione a nord sulla steppa, come origine secondaria per alcuni rami dell’indoeuropeo entrati Europa con le successive espansioni associate alla Cultura di Yamnaya e a quella della Corded Ware.

Secondo Gray, il DNA antico e la filogenetica del linguaggio si combinano quindi per suggerire che la risoluzione dell’enigma indoeuropeo discusso negli ultimi 200 anni si trovi in un ibrido tra le ipotesi anatolica e della steppa.

Wolfgang Haak, capo del Dipartimento di Archaeogenetica presso il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, riassume le implicazioni del nuovo studio con un critico entusiasmo per l’allineamento tra i principali eventi archeologici e lo spostamento dei modelli di ascendenza osservati nei dati del genoma umano antico, verso un modello più plausibile che integri scoperte archeologiche, antropologiche e genetiche.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info:  Istituto Max Planck per l’antropologia evolutiva

Culture_indoeuropee

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