IN MOSTRA I TESORI DELLA SIRIA RECUPERATI DALLA GUERRA
Guerra: la guerra è la stupida espressione umana per dimostrare una presunta superiorità di un popolo, di un gruppo umano o di un uomo, su un altro. La guerra è un disastro, produce disastri, lutti, inutili vendette e repressioni. La guerra non guarda in faccia a nessuno e a nulla, uomini e cose ne sono ugualmente presi di mira.
La guerra in Siria è un’espressione dei tempi moderni, una caccia barbara figlia di religioni malate, di uomini corrotti, di nazioni avide. Più di 360.000 persone sono state uccise dall’inizio della guerra nel 2011, secondo il monitoraggio britannico per conto dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, causate dalla disgraziata repressione anti governativa dei gruppi ribelli e dalla violenta risposta delle forze alleate.
Le pagine di questo blog hanno raccontato di guerre antiche ma anche delle tragedie moderne di Siria e Libia, di Palmira, la sposa del deserto ferita. Palmira, difesa fino all’estremo sacrificio, da un grande uomo, un grande archeologo, Khaled Asaad, che ha sacrificato la propria vita affinché gli ignoranti macellai dell’isis (volutamente in minuscolo…) non si appropriassero dei segreti della città.
La Siria, pian piano, torna alla normalità: milioni sono i profughi in giro per il Mediterraneo che ancora non riescono a rientrare nelle proprie case, forse distrutte, ma la nobile cultura araba non si ferma: qualche giorno fa, il DGAM, Directorate-General of Antiquities & Museums della Siria, ha inaugurato una mostra a Damasco mostrando centinaia di reperti rinvenuti in tutto il paese devastato dalla guerra.
Dozzine di siti archeologici siriani sono state distrutte, danneggiate o saccheggiate dall’inizio della guerra civile durata sette lunghi anni e oggi, monete, statue di bronzo, anfore recuperate e altri preziosi manufatti, sono mostrati presso il Teatro dell’Opera di Damasco: oltre 500 reperti tornati in possesso del popolo siriano!
I visitatori possono ammirare anche due rari busti, databili tra II e III secolo d.C., recuperati dall’antica città di Palmira e restaurati in Italia dopo essere stati danneggiati dall’idiota gruppo islamico jihadista dell’isis.
Mahmoud Hamoud, nuovo direttore generale del DGAM, conferma che i reperti esposti, di tutte le epoche storiche che vanno dal X secolo a.C. fino all’era islamica, sono stati trovati dall’esercito siriano e dai suoi alleati, ma anche da diverse forze di sicurezza preposte alla salvaguardia dei beni culturali dopo che le città e i siti archeologici sono stati riconquistati alle forze ribelli.
In totale, sono stati recuperati oltre 9.000 manufatti provenienti da varie regioni della Siria, tra cui la provincia orientale di Deir Ezzor, la provincia meridionale di Daraa e il sito di Palmyra, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Tutte le parti in guerra sono state accusate di aver saccheggiato reperti e beni culturali durante il conflitto siriano, sia dai principali siti archeologici che dai musei del paese.
Purtroppo altre decine di migliaia di reperti archeologici, che sono stati portati di nascosto fuori dal paese per riempire i banchi del mercato nero, non torneranno più a disposizione della Siria. Diversi manufatti sono stati recuperati dal vicino Libano, anche dalla Turchia e dalla Girodania, ma altre migliaia di tesori archeologici siriani rimangono irrimediabilmente dispersi oltre i confini siriani.
Daniele Mancini
Per ulteriori info: SANA