venerdì, 26 Aprile 2024
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ALFABETIZZAZIONE DELLA PALESTINA CONFERMATA DAL VII SECOLO A.C.

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I ricercatori dell’Università di Tel Aviv (TAU), per provare un’alta alfabetizzazione della Palestina di VII secolo a.C., hanno analizzato 18 testi antichi risalenti a quel periodo, provenienti dalla cittadella di origine cananea di Tel Arad, utilizzando elaborazioni delle immagini all’avanguardia, tecnologie di riconoscimento automatico e l’esperienza di un valente paleografo.

Gli studi hanno concluso che i testi sono stati scritti da non meno di 12 autori diversi, suggerendo che molti degli abitanti del Regno di Giuda, durante quel periodo, erano in grado di leggere e scrivere, con l’alfabetizzazione non riservata come esclusiva prerogativa di pochi scribi reali.

Lo studio multidisciplinare, pubblicato sulla rivista PLOS ONE, è stato condotto dal Arie Shaus, della TAU, da Shira Faigenbaum-Golovin e da Barak Sober, del Dipartimento di Matematica Applicata, da Eli Piasetzky, della Raymond and Beverly Sackler School of Physics and Astronomy, da Israel Finkelstein, del Dipartimento di Archeologia e Antiche Civiltà del Vicino Oriente Jacob M. Alkow, dalla specialista in grafia forense, Yana Gerber.

Shaus conferma che esiste un vivace dibattito tra gli esperti sul fatto che i testi sacri di Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Samuele e Re siano stati compilati negli ultimi giorni del Regno di Giuda o dopo la distruzione del Primo Tempio, esistendo da tempo il potenziale per la scrittura di opere storiche così complesse.

Per il periodo successivo alla distruzione del Primo Tempio nel 586 a.C., i reperti archeologici sono molto scarsi e le prove della scrittura ebraica a Gerusalemme e nei suoi dintorni sono veramente labili: esiste, invece, un’abbondanza di documenti scritti per il periodo precedente la distruzione del Tempio.

I ricercatori hanno esaminato gli ostraca scoperti nel sito di Tel Arad negli anni ’60, un piccolo avamposto militare al confine meridionale del Regno di Giuda il cui centro abitato era di circa 6000 metri quadrati, ospitando tra i 20 e i 30 soldati.

Gli studiosi hanno esaminato la questione dell’alfabetizzazione empiricamente, da diverse angolazioni di elaborazione delle immagini e attraverso software di apprendimento automatico. La grande sfida era adattare le tecnologie moderne agli ostraca di 2.600 anni fa. Con un grande sforzo, sono stati in grado di produrre due algoritmi capaci di confrontare lettere e determinare se ostraca diversi siano stati iscritti da persone diverse.

Nel 2016, i ricercatori hanno teorizzato che 18 delle iscrizioni di Tel Arad fossero state scritte da almeno quattro autori diversi. In combinazione con ulteriori prove testuali, i ricercatori hanno concluso che in realtà c’erano almeno sei scrittori diversi, suscitando grande interesse in tutto il mondo accademico e non.

In seguito è stato deciso di confrontare i metodi algoritmici, in continuo perfezionamento, con l’approccio forense. Dopo un esame approfondito delle antiche iscrizioni, la Gerber ha scoperto che i 18 testi siano stati scritti da almeno 12 scrittori distinti, con vari gradi di certezza. Ha esaminato l’ostrakon originale di Tel Arad esposto all’Israel Museum, con quelli dell’Eretz Israel Museum, del Sonia and Marco Nedler Institute of Archaeology dell’Università di Tel Aviv e dei magazzini dell’Israel Antiquities Authority a Beit Shemesh.

Si tratta di antiche iscrizioni ebraiche scritte con inchiostro su frammenti di ceramica, utilizzando un alfabeto sconosciuto. I dettagli microscopici di queste iscrizioni mostrano caratteristiche peculiari; inoltre, i frammenti,  iscritti da individui appartenenti al periodo del Primo tempio, raccontano di questioni di routine, come ordini riguardanti il ​​movimento dei soldati, la fornitura di vino, olio e farina, attraverso la corrispondenza con le fortezze vicine, ordini che hanno raggiunto la fortezza di Tel Arad dagli alti ranghi del sistema militare giudaita. 

Il processo di esame è stato suddiviso in tre fasi: analisi, confronto e valutazione. L’analisi comprende un esame dettagliato di ogni singola iscrizione, secondo varie caratteristiche, come la spaziatura tra le lettere, le loro proporzioni, l’inclinazione, ecc. Il confronto è, in base alle suddette caratteristiche, con vari altri manoscritti. Inoltre, vengono identificati schemi coerenti, come le stesse combinazioni di lettere, parole e punteggiatura. Infine, viene effettuata una valutazione dell’identità o del carattere distintivo degli autori.

Secondo i ricercatori, i risultati gettano nuova luce sulla società giudaita alla vigilia della distruzione del Primo Tempio e sull’ambientazione della compilazione dei testi biblici.

Sober ritiene, dunque, che, nonostante si trattasse di un piccolo avamposto, uno di una lunga serie posizionati sul confine meridionale del Regno di Giuda, c’era un alto livello di alfabetizzazione in tutto il regno, presumendo l’esistenza di un sistema educativo appropriato in Giuda alla fine del periodo del Primo Tempio. Questo, ovviamente, non significa che ci fosse un’alfabetizzazione universale come oggi, ma sembra che parti significative degli abitanti del Regno di Giuda fossero alfabetizzate, aprendo alla possibilità di una platea più vasta di redattori dei testi biblici.

Secondo Finkelstein, chi avrebbe scritto le opere bibliche non l’ha fatto per i moderni fedeli affinché potessimo leggerle dopo 2.600 anni. Lo ha fatto per promuovere i messaggi ideologici dell’epoca per le non poche persone che sapevano leggere e scrivere e stavano davanti a un  pubblico analfabeta di uditori fedeli, leggendone loro i testi.

Trasportando la discussione storica su una prospettiva empirica, se in un luogo remoto come Tel Arad, in un relativamente breve periodo di tempo abbia avuto un minimo di 12 autori in 18 iscrizioni, della popolazione di Giuda, che si stima non fosse più di 120.000 individui, significa che l’alfabetizzazione non era esclusivo dominio di una manciata di scribi reali a Gerusalemme!

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Tel Aviv University

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