giovedì, 28 Marzo 2024
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MASCHERE DA UN ALTRO MONDO…

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La locandina della mostra

Da giorni si è spento il clamore per la presenza di una “insolita” mostra all’interno del Museo Nazionale Archeologico di Villa Frigerj. Archetipe Personae di Gaetano De Crecchio, curata dal Polo Museale dell’Abruzzo, voluta dalla sua direttrice, Lucia Arbace, ha smosso le coscienze dei teatini e quelle degli archeologi, esimi e venerati colleghi.

Qualche giorno fa ho avuto il grande piacere di accompagnare alcuni studenti del Progetto Herasmus venuti a studiare nella nostra università e che hanno deciso di visitare i nostri musei archeologici, La Civitella e Villa Frigerj. Qui, ovviamente, mi sono imbattuto nella mostra delle “famosissime” maschere, da tutti vituperate, da Vittorio Sgarbi lodate.

Premetto, con immenso dolore, che ben altri sono i problemi che affliggono il patrimonio culturale italiano e abruzzese piuttosto che accanirsi contro una mostra: a partire da un ministero sempre più lanciato verso il volontariato (si legga qui dei 1050 volontari…) e che considera i professionisti dei beni culturali alla stregua di disturbatori del sistema, fino ad arrivare a coloro che ritengono il patrimonio culturale semplice oggetto di vacua beltà (si vedano i mercanti d’arte o i semplici cittadini che sottovalutano i beni culturali in generale).

Detto questo, ritengo che la mostra sia una orrorifica genialata visionaria e in questi periodi di attivismo comunicativo o dirottamento del senso o rovesciamento simbolico o, come piaceva definirla a Umberto Eco, “guerriglia semiologica“, mi accontento anche di queste maschere poste in modo irriverente su manufatti di indiscusso valore storico e artistico. Il perbenismo che ha pervaso la popolazione locale e quella dei miei colleghi più blasonati, ai quali non son degno nemmeno di pulire i “calzari”, prendendo spunto da una famosa frase, mi ha molto disturbato: una mancanza di rispetto nei confronti dell’artista e dell’istituzione museale… Ma lo “sport” della critica irrazionale ormai è divenuta pratica nazionale, soprattutto sui social network.

Il Museo deve essere vivo, deve instaurare un dialogo con il visitatore: i semplici, a volte discutibili, restyling non sono sufficienti a farne un polo di attrazione culturale e turistico e la valorizzazione del bene culturale come testimonianza, avente valore di civiltà, passa spesso in secondo piano. Ritengo, però, che non sia successo in questa mostra: lo scopo dell’artista, quello di estrapolare idee primitive dall’inconscio umano, è stato pienamente raggiunto; quello della direzione museale, di attirare turisti e far parlare della mostra, ancor di più!

Si mediti, ancora, ancora e ancor di più…

Daniele Mancini

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