martedì, 3 Dicembre 2024
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COME IL GUANO DI PIPISTRELLO AIUTI A CONOSCERE IL PASSATO

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L’archeologia sperimentale è anche adoperata per comprendere come alcuni manufatti antichi siano stati alterati dai sedimenti in cui sono stati sepolti per migliaia di anni: alcuni archeologici australiani hanno seppellito ossa, pietre, carbone e altri manufatti nel guano di pipistrello, lo hanno “cotto” e poi analizzato come questo abbia trasformato gli elementi.

In uno studio è pubblicato sul Journal of Archaeological Science: Reports, i ricercatori dell’Università di Wollongong potrebbero contribuire a colmare le lacune nella storia del popolamento del sud-est asiatico nelle ultime decine di migliaia di anni.

L’esperimento del guano di pipistrello è stato ispirato durante le operazioni di scavo archeologico nella Grotta di Con Moong, uno dei siti archeologici più significativi del Vietnam, con una storia di occupazione iniziata più di 42.000 anni fa.

Durante gli scavi di un settore del pavimento della caverna, gli archeologi hanno scoperto uno spesso e antico strato di guano di pipistrello, impregnato di acqua. Le grotte un tempo occupate dai nostri antenati ominidi sono state spesso occupate, in tempi diversi, anche da colonie di pipistrelli e non è raro che i manufatti archeologici in esse contenuti siano sepolti in sedimenti ricchi di guano.

Nelle regioni tropicali, i pipistrelli vivono spesso in colonie molto più grandi poiché, generalmente, il territorio è più ricco di biomassa. Questo significa che c’è una tendenza alla formazione di depositi di guano più grandi e questo, nella Grotta di Con Moong, è spesso quasi 4 metri!

La presenza di guano di pipistrello è importante quando si interpretano le grotte archeologiche perché è noto che diventi acido distruggendo la maggior parte dei materiali archeologici. Di converso, forma anche dei minerali fosfatici che possono essere utili come indicatori ambientali.

Per comprendere meglio come il guano impregnato d’acqua nella Grotta di Con Moong potrebbe aver alterato ossa, pietre, carbone e altri resti organici, i ricercatori hanno progettato un esperimento di laboratorio.

Dopo aver raccolto un paio di sacchi di guano da una grotta nel New South Wales, che ospita una grande colonia di pipistrelli con una dieta di insetti simile a quella dei pipistrelli della Grotta di Con Moong, i ricercatori hanno collocato una serie di manufatti simili a quelli che probabilmente sarebbero stati lasciati dai cacciatori-raccoglitori nel sud-est asiatico, tra cui ossa, bambù, carbone, calcare e argilla, in 24 contenitori e li hanno ricoperti con uno spesso strato di guano di pipistrello bagnato.

Per ricreare le condizioni calde e umide sperimentate nella Grotta di Con Moong di decine di migliaia di anni fa, hanno messo i contenitori in un forno impostato a 30 ℃.

Il primo risultato ha colpito il senso dell’olfatto: il guano, che solitamente ha un forte odore di ammoniaca, dopo essere stato impregnato d’acqua ha cambiato odore, assumendo quello delle feci umane a causa delle attività dei batteri proliferanti nell’ambiente anossico impregnato d’acqua. L’odore, prodotto da idrogeno solforato, era molto forte e poteva essere rilevato a una certa distanza.

Nel corso di due anni di lavoro archeologico, gli studiosi hanno estratto il contenuto di un container fi guano ogni mese e ne hanno registrato i cambiamenti.

Hanno scoperto che tutti i materiali sotterrati erano soggetti a cambiamenti sorprendentemente rapidi, in particolare ossa e calcare, di mese in mese e grazie a strumenti avanzati quali analisi della sezione sottile e il microscopio elettronico a scansione, abbiamo compreso come e perché ciò stava accadendo.

I nostri risultati hanno confermato che la grotta probabilmente era già bagnato quando il guano si è depositato e che il guano stesso potrebbe non essere diventato acido a causa dell’ambiente umido e anossico che formatosi.

Gli studiosi ritengono, dunque, che sia molto improbabile che qualsiasi materiale archeologico sepolto in tali condizioni sopravviva ai ritrovamenti moderni. Questi risultati sottolineano il potenziale distruttivo del guano nei siti archeologici, anche dove le condizioni ambientali gli impediscono di diventare acido.

Lo studio australiano permette di comprendere le condizioni ambientali del passato e interpretare la distribuzione dei materiali archeologici nelle grotte, ponendo severa attenzione su ogni minimo particolare biologico..

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: University of Wollongong

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