venerdì, 29 Marzo 2024
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TRACCE DI TRAPANAZIONE CRANICA IN RESTI DEL TARDO BRONZO PROVENIENTI DA SEPOLTURA A MEGIDDO, ISRAELE

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Un recente scavo realizzato a Megiddo, in Israele, ha portato alla luce il primo esempio di una chirurgia cranica nel Vicino Oriente risalente alla Tarda Età del Bronzo e potenzialmente uno dei più antichi esempi di lebbra al mondo.

La procedura della trapanazione cranica, una procedura medica che prevede il taglio del cranio attraverso un foro, è conosciuta da storici e archeologi attraverso fotni e documenti che risalgono anche a diverse migliaia di anni ed evidenti tracce sono state identificate in tutto il mondo, dal Sud America all’Africa.

Rachel Kalisher, ricercatrice presso la Brown University, ha condotto un’analisi sui resti di due fratelli che vivevano a Megiddo intorno al XV secolo a.C. La Kalisher ha scoperto che non molto tempo prima che uno dei fratelli morisse, aveva subito un tipo specifico di chirurgia cranica chiamata trapanazione con intaglio angolare. La procedura prevede il taglio del cuoio capelluto, l’utilizzo di uno strumento con un bordo smussato affilato per incidere quattro linee che si intersecano nel cranio e l’utilizzo di una leva per praticare un foro di forma quadrata, facendone, secondo la Kalisher, il primo esempio del suo genere trovato nel Vicino Oriente antico.

L’analitico studio della Kalisher, realizzato in collaborazione con colleghi di New York, Austria e Israele,  è stato recentemente pubblicato sulla rivista PLOS ONE .

Israel Finkelstein, coautore dello studio e direttore della Scuola di archeologia e Culture marittime dell’Università di Haifa, ha affermato che 4000 anni fa Megiddo si trovava e controllava parte della Via Maris, un’importante percorso di terra che collegava Egitto, Siria, Mesopotamia e Anatolia. Di conseguenza, intorno al XIX secolo a.C., il centro urbano era diventato uno dei più ricchi e cosmopoliti centri della regione, denso di  palazzi, templi, fortificazioni e porte.

Secondo le Kalisher, i due fratelli rinvenuti, di cui ha analizzato le ossa, provenivano da un’area domestica adiacente al palazzo reale del Tardo Bronzo di Megiddo, suggerendo che i due potessero essere membri d’élite della società e forse anche reali stessi. Molti altri fatti lo confermano: i fratelli furono sepolti con un ricco corredo, tra cui vasi ceramici ciprioti e altri manufatti di valore e, come dimostra la trapanazione, ricevettero una inumazione che probabilmente non sarebbe stato accessibile alla maggior parte dei cittadini di Megiddo.

Secono la Kalisher, i due fratelli vivevano con alcune patologie piuttosto importanti che, in questo periodo, sarebbero state difficili da sopportare senza ricchezza e status sociale: nella sua analisi, la Kalisher ha individuato diverse anomalie scheletriche in entrambi i fratelli. Il fratello maggiore aveva una sutura cranica e un molare in più in un angolo della bocca, suggerendo che potesse avere una sindrome congenita come la displasia cleidocranica. Entrambe le ossa dei fratelli mostrano segni di anemia da carenza di ferro prolungata durante l’infanzia, che potrebbe aver influito sul loro sviluppo.

Quelle irregolarità dello sviluppo potrebbero spiegare perché i fratelli sono deceduti giovani, uno nella sua adolescenza o all’inizio dei 20 anni e l’altro tra i 20 ei 40 anni. Secondo la Kalisher, è probabile che i due alla fine abbiano ceduto a una malattia infettiva. Un terzo dello scheletro di un fratello, e metà di quello dell’altro fratello, mostrano porosità e segni di precedente infiammazione nella membrana che ricopre le ossa, suggerendo che avevano casi sistemici e prolungati di una malattia infettiva come la tubercolosi o la lebbra.

Secondo la Kalisher è difficile dedurre casi di lebbra usando solo le ossa e, in collaborazione con i ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, in Germania, sono stati condotte analisi del DNA di specifiche lesioni nelle ossa. Se trovano DNA batterico compatibile con la lebbra, questi fratelli saranno tra i primi esempi documentati di lebbra nel mondo.

È anche difficile sapere, osserva la Kalisher, se sia stata la malattia, le condizioni congenite o qualcos’altro a spingere un fratello a sottoporsi a un intervento chirurgico al cranio che, comunque, non ha avuto lo scopo di tenerlo in vita.

Nonostante tutti gli studi sulle trapanazione antiche effettuati negli ultimi 200 anni, la Kalisher afferma che molte ricerche sono da completare, come la mancanza di chiarezza sul perché alcune trapanazioni siano rotonde, suggerendo l’uso di una sorta di trapano analogico, mentre alcune siano quadrate o triangolari. Né è chiaro quanto fosse comune la procedura in ciascuna regione, o che cosa i popoli antichi cercassero di trattare.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Brown University

Megiddo

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