giovedì, 18 Aprile 2024
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TECNOLOGIA NASA RIVELA ISCRIZIONI SU ROTOLO DI QUMRAN

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La tecnologia di imaging avanzata originariamente sviluppata dalla NASA ha rivelato un’iscrizione rimasta sconosciuta su uno dei frammenti dei Rotoli del Mar Morto. La Israel Antiquities Authority ha rivelato, dunque, che uno dei passaggi appena decifrati, scritti in un ebraico arcaico, allude all’esistenza di un rotolo mai trovato e ancora sconosciuto ai ricercatori.

I Rotoli del Mar Morto  risalgono a un ampio periodo tra il III secolo a.C. e il I secolo d.C. e sono stati scoperti nelle grotte di Qumran, vicino al Mar Morto, negli anni ’40 dello scorso secolo: includono alcuni rotoli interi e decine di migliaia di frammenti relativi a un migliaio di pergamene e manoscritti . Per motivi di conservazione e ricerca, tutti i reperti vengono fotografati in alta risoluzione, anche con diversi tipi di luce: questa modalità ha portato alla scoperta di un’iscrizione, finora risultata invisibile a occhio nudo, nonché alcune macchie di inchiostro.

Il frammento scritto in paleo-ebraico non è il primo scritto in ebraico trovato a Qumran, inclusa la celebre Cave 11 e Oren Ableman. della Israel Antiquities Authority, in collaborazione con la Hebrew University of Jerusalem, spiega che i caratteri del frammento differiscono da quelli delle pergamene trovate in precedenza redatte in ebraico arcaico. L’unicita del frammento indurrebbe a ipotizzare che possa esserci un intero rotolo scomparso o, comunque, non ancora trovato.

In rari casi i manoscritti sono interi e integri e la maggior parte sono piccoli frammenti con poche lettere vergate su di loro. Tra gli studiosi corre un pacato disaccordo sul numero di rotoli effettivamente rinvenuti. Nonostante  questo, Ableman ritiene di conoscere con certezza da quali rotoli provengano la maggior parte dei frammenti.

In occasione del 70 ° anniversario della scoperta dei rotoli sono stati presentati i risultati degli ultimi studi che hanno sfruttato la tecnologia NASA. I ricercatori hanno presentato dozzine di frammenti trovati nella Cave 11 con le relative trascrizioni e interpretazioni. Uno di questi frammenti sarebbe appartenente al cosiddetto Rotolo del Tempio.

Il Rotolo del Tempio è il più lungo tra i rotoli trovati fino ad oggi, anche se, come tutti, è pesantemente danneggiato. Originariamente trovato nella Cave11, contiene una combinazione di testi biblici relativi ai Libri dell’Esodo e del Deuteronomio. I suoi autori rimangono sconosciuti e l’originale è esposto nel Santuario del Libro all’interno del Museo di Israele, a Gerusalemme.

Da Cave 11 sono stati rinvenuti e identificati frammenti di ben tre pergamene del Rotolo del Tempio. Tuttavia, sostiene  Ableman, mentre la prima e la seconda copia sembrano identiche, la terza copia potrebbe contenere elementi diversi, cominciare dallo stile calligrafico.

Il Rotolo del Tempio contiene anche indicazioni sul modo in cui il Tempio avrebbe dovuto essere gestito. Si ritiene, infatti, che fosse stato vergato da religiosi che pensavano che il Tempio dovesse essere gestito in un certo modo, sicuramente diverso dal modo in cui era effettivamente gestito.

Un altro dei frammenti appena decifrati è relativo al grande rotolo del biblico Libro dei Salmi. Questo frammento include l’inizio del primo versetto del Salmo 147, risultato mancante. Questo frammento mostra che almeno una versione del Libro dei Salmi, adoperata durante il periodo del Secondo Tempio, conclusosi nel 70 d.C. con la distruzione romana di Gerusalemme, ha una parola in meno rispetto alla versione in uso oggi.

Secondo Ableman, durante il periodo del Secondo Tempio, il gruppo umano/setta che viveva a Qumran non adottava una versione specifica dei testi biblici, aveva versioni diverse, alcune identiche ai testi masoretici che usiamo oggi, alcune diverse e, sicuramente, hanno usato più di una versione del Libro dei Salmi. Ableman ritiene, inoltre, che il frammento appena identificato sia simile all’antica traduzione greca di questo versetto.

E’ chiaro, però, che il frammento vergato con in paleo ebraico, che non può essere attribuito a nessuno dei manoscritti conosciuti, lascia concreta la possibilità che appartenesse a un manoscritto ancora sconosciuto.

Per il momento non è stata eseguita alcuna datazione al carbonio sul frammento, ma questa forma di iscrizioni con caratteri in paleo-ebraico è il medesimo sistema di scrittura comunemente usato durante il  periodo del Primo Tempio, spiega Ableman. Detto questo, alcuni rotoli più recenti venivano ancora scritti usando quell’antica forma di vergatura finanche nel tardo periodo del Secondo Tempio.

Tra i frammenti paleo-ebraici, sono presenti segni che aiutano i ricercatori paleografi  a distinguere le differenze tra i testi del Primo Tempio e del Secondo Tempio: alcune caratteristiche della scrittura di questo frammento lo fanno risalire  al tardo periodo del Secondo Tempio.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: NASA

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