I ricercatori del The Sonia and Marco Nadler Institute of Archaeology dell’Università di Tel Aviv hanno svelato una funzione degli strumenti di selce da taglio conosciuti come chopper, trovati nel sito preistorico di Revadim, a est di Gerusalemme, in Israele.

Applicando metodi di ricerca avanzati, hanno esaminato le tracce di usura derivanti da uso su 53 utensili da taglio, i chopper,  nonché i residui organici trovati su alcuni degli strumenti stessi. Il team ha anche realizzato e utilizzato repliche degli strumenti, con metodi di archeologia sperimentale, per concludere che strumenti di questo tipo, trovati in numerosi siti in Africa, Europa e Asia, sono stati utilizzati da gruppi umani della fase finale del Paleolitico inferiore a Revadim per rompere, ordinatamente, ossa di animali di media taglia come daini, gazzelle e forse anche bovidi, per estrarre il nutriente midollo osseo ipercalorico.

Lo studio è stato condotto dalla Flavia Venditti dell’Università di Tubinga e da Ran Barkai e Aviad Agam del The Sonia and Marco Nadler Institute of Archaeology dell’Università di Tel Aviv, in collaborazione con i ricercatori del Laboratorio di Analisi Tecnologica e Funzionale dei Manufatti Preistorici dell’Università di Roma La Sapienza. Il documento è stato pubblicato sulla rivista PLOS One Journal.

Ran Barkai e l’intero team da anni studiano utensili in pietra provenienti da siti preistorici in Israele, al fine di comprenderne le funzioni. Una fonte importante è proprio il sito di Revadim, un sito all’aperto con depositi risalenti a 500.000-300.000 anni or sono e ricco di reperti notevolmente ben conservati. Nel corso degli anni, i ricercatori hanno scoperto che Revadim era un sito altamente sfruttato, abbandonato e riutilizzato numerose volte, dai vari gruppi umani già dalla tarda specie di Homo Erectus. Nel sito sono state trovati anche ossi macellati di molti tipi di selvaggina, inclusi elefanti, bovini, cervi e gazzelle.

Secondo i ricercatori, gli individui di Revadim hanno sviluppato un efficace strumento multiuso: dopo aver scoperto le funzioni di alcuni strumenti di pietra trovati nel sito, i ricercatori si sono concentrati su quelli per tagliare, i chopper: ciottoli di selce con un bordo sfaldato, affilato e massiccio. Barkai ricorda che i primi chopper sono stati rinvenuti in Africa e datati a circa 2,6 milioni di anni or sono: poi sono migrati con gli esseri umani nei successivi due milioni di anni. Grandi quantità di questi strumenti sono stati trovati in quasi tutti i siti preistorici di Africa, Europa, Medio Oriente e persino in Cina; tuttavia, fino ad ora, non erano mai stati sottoposti a test di laboratorio metodici per scoprire per cosa erano effettivamente utilizzati.

Segni di taglio su una scapola di un elefante

I ricercatori hanno analizzato un campione di 53 utensili da taglio di Revadim, alla ricerca di tracce di usura e residui organici. Si è scoperto che molti esemplari di chopper mostravano notevoli danni ai bordi a causa del taglio di materiali duri e, alcuni, mostravano anche residui di ossi di animali, conservati per quasi mezzo milione di anni!

A seguito di questi risultati, è stata applicata anche l’archeologia sperimentale: i ricercatori hanno raccolto ciottoli di selce nelle vicinanze di Revadim, hanno prodotto repliche di strumenti preistorici per tagliare e li hanno usati per intagliare ossi di animali morti di medie dimensioni. I confronti tra le tracce di usura e residui organici sugli strumenti replicati e quelli sugli originali preistorici hanno confermato in modo significativo le conclusioni dello studio.

Secondo Barkai e colleghi, i primi esseri umani spezzarono in due gli ossi animali per estrarre il midollo osseo: questo richiede grande abilità e precisione, perché la frantumazione dell’osso danneggerebbe il midollo osseo. L’utensile tipo per tagliare, esaminato in questo studio, il chopper, appunto, era  straordinariamente popolare perché era facile da realizzare e molto efficace per questo scopo. Questa è, apparentemente, la ragione della sua enorme distribuzione in un periodo di tempo così lungo.

Il presente studio ha ampliato la conoscenza del “kit” di strumenti dei primi ominidi, ha compiuto un ulteriore passo verso la comprensione del loro modo di vivere, ha realizzato un monitoraggio delle loro migrazioni e ha svelato preziosi segreti dell’evoluzione umana.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università di Tel Aviv