venerdì, 29 Marzo 2024
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SICCITA’ DI V MILLENNIO A.C. HA RITARDATO SVILUPPO VIA DELLA SETA

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La Via della Seta è stata la più articolata rete di rotte commerciali del mondo antico, collegando antiche popolazioni dell’Asia orientale a quelle dell’Asia sud-occidentale, attraverso l’Asia centrale. Queste rotte commerciali hanno favorito la diffusione di idee, religioni e tecnologie negli ultimi 2.000 anni e già prima dell’istituzione dello scambio organizzato, a partire dal periodo della dinastia cinese Han (fine III secolo a.C.), era già in corso un processo di scambio trans-eurasiatico attraverso le valli fluviali e le oasi dell’Asia centrale.

L’insediamento di popolazioni nelle oasi del deserto di Taklimakan, nello Xinjiang, in Cina, è stato un fattore importante che ha facilitato questo scambio trans-eurasiatico. Tuttavia, le tracce archeologiche dell’occupazione umana in queste regioni aride e la diffusione a lunga distanza di materiale culturale sono in gran parte mancanti prima dell’inizio del IV millennio a.C.

I paleoecologi sono da tempo consapevoli del potenziale offerto dai movimenti migratori causati dalle fluttuazioni climatiche regionali nell’Asia centrale arida e le oasi in movimento, o le vie fluviali della zona desertica, possono aver influenzato la diffusione culturale lungo la cosiddetta “proto-Via della Seta”.

Un team di ricerca internazionale di paleoclimatologi, guidato da Liangcheng Tan, docente del The Belt & Road Center dell’Institute of Earth Environment presso la Chinese Academy of Sciences, ha recentemente pubblicato, su Science Bulletin, i risultati di uno studio in cui si dimostra che un lungo periodo di siccità potrebbe aver reso più difficile attraversare questi deserti per un periodo di 640 anni nella preistoria asiatica.

La mega siccità sembra essersi verificata nei territori dell’Asia centrale durante il periodo intercorrente tra 5820-5180 da oggi ed è stata collegata a uno spostamento verso nord delle masse d’aria prevalenti.

La scarsità di tracce archeologiche per l’occupazione umana sedentaria nella regione durante questo periodo di siccità suggerisce che le condizioni climatiche potrebbero aver ostacolato il movimento umano e effettivamente ridotto o bloccato i viaggi via terra tra l’Asia centrale orientale e quella occidentale. Le regioni agricole del mondo antico, dunque, erano isolate l’una dall’altra dalle alte vette dell’Himalaya, ma le condizioni climatiche eccezionalmente aride dell’Asia centrale potrebbero aver ulteriormente contribuito a quell’isolamento culturale.

Studi archeologici presi in considerazioni indicano che lo scambio trans-eurasiatico era in corso già nel V millennio a.C. ma solo durante il IV millennio a.C. ha avuto il suo apice. Questo scambio è segnato dalla diffusione di grano, orzo, ovini, caprini e bovini dall’Asia occidentale, nel nord della Cina. Allo stesso modo, le ginestre dell’Asia orientale e il miglio a coda di volpe si sono diffusi dalla Cina settentrionale nell’Asia occidentale e infine in Europa.

Alcuni studiosi hanno definito questo processo come una sorta di globalizzazione alimentare preistorica anche se la bibliografia tradizionale suggerisce che i primi movimenti di esseri umani si sono verificati nella steppa eurasiatica settentrionale. Tuttavia, sempre più archeologi stanno riconoscendo che le principali rotte di dispersione culturale nella preistoria seguivano le stesse rotte della paleo-Via della Seta, favorite dalle accoglienti valli fluviali e dalle oasi desertiche che avrebbero favorito i collegamenti tra regioni agricole intensive nella preistoria.

Il team internazionale ha lavorato in collaborazione anche con i funzionari del Kirghizistan per raccogliere le stalagmiti dalla Talisman Cave. La grotta si trova nella Valle di Fergana sud-orientale, vicino al crocevia della storica Via della Seta. Le stalagmiti intrappolano nei loro nuclei una documentazione climatica molto dettagliata, a differenza di ciò che può essere messo insieme attraverso studi di palinologia.

I ricercatori di questo progetto hanno utilizzato ossigeno e isotopi di carbonio per monitorare i cambiamenti delle precipitazioni nel tempo. Hanno anche utilizzato tecniche di datazione radiometrica U-Th sulle due stalagmiti per rivelare la storia delle precipitazioni atmosferiche nell’Asia centrale negli ultimi 7.800 anni. Lo scostamento della datazione media di questo metodo è di circa 6 ‰: questo livello di precisione  consente una registrazione delle precipitazioni con una precisione molto vicina alla realtà.

L’analisi del record climatico mostra frequenti cambiamenti di breve durata nei regimi di precipitazione per questa regione intercontinentale. La caratteristica più notevole del record di precipitazioni è stato un periodo prolungato di aridità o una mega siccità della durata di 640 anni, tra 5820 e 5180 a partire da oggi. La portata della mega siccità è diversa rispetto a qualsiasi altro cambiamento climatic che il team abbia potuto identificare negli ultimi 7.800 anni.

Gli studiosi ritengono che questo periodo di aridità avrebbe avuto conseguenze significative nell’ambiente locale, soprattutto nelle oasi temporanee del deserto. Ad esempio, il livello del Lago Balkhash era di almeno 20 metri più basso durante il picco della mega siccità rispetto a oggi.

Gli scienziati suggeriscono che la grande siccità sia stata il risultato di uno spostamento verso nord delle correnti occidentali: secondo Liangcheng Tan,  questo spostamento potrebbe aver ridotto la frequenza e l’intensità delle precipitazioni nel Mediterraneo e in parti dell’Asia sud-occidentale, riducendo il trasferimento di umidità verso l’Asia centrale. Inoltre, ha rafforzato e spostato i venti occidentali verso nord, diminuendo la temperatura della superficie dell’Atlantico settentrionale, riducendo l’umidità evaporata trasportata dal Nord Atlantico verso l’Asia centrale, amplificando gli effetti della siccità.

I ricercatori hanno inoltre raccolto documenti archeologici da tutta l’Eurasia relativi agli ultimi 10.000 anni, scoprendo un cambiamento sincrono nei tempi della dispersione dei tratti culturali in tutta l’Asia orientale e occidentale. I gruppi agropastorali iniziarono ad espandersi nell’Asia centrale solo dopo la mega siccità che ha reso aride la zona anche dal punto di vista archeologico.

Lo studio suggerisce che i gruppi umani dell’Asia centrale hanno dovuto abbandonare la vita intorno alle oasi e trasferirsi in aree montane dotate di  approvvigionamenti d’acqua affidabili “, ha affermato il prof. John Dodson dell’Università di Wollongong. La siccità , dunque, ha ostacolato il movimento umano e di fatto ha ridotto o bloccato i viaggi via terra tra l’Asia centrale orientale e occidentale lungo la proto-Via della Seta.

I movimenti umani potrebbero essere stati spinti più a nord, nella steppa eurasiatica o nella steppa della foresta, provocando i primi movimenti trans-eurasiatici lungo la steppa della Siberia meridionale durante il V millennio a.C.

Trascorsa la mega siccità, le precipitazioni sono gradualmente tornate alla normalità e le oasi si sono riprese, consentendo un’espansione demografica e l’inizio della dispersione culturale attraverso tutta l’Asia centrale. Nel frattempo, lo sviluppo delle tecniche agricole e di pastorizia, l’addomesticamento del cavallo e del cammello hanno aumentato ulteriormente la mobilità dei gruppi agropastorali, facilitando  l’interconnessione dei popoli dell’Asia orientale e occidentale già da pieno IV millennio a.C.

Guanghui Dong dell’Università di Lanzhou, ritiene che questo studio riveli il meccanismo alla base della trasformazione spazio-temporale dello scambio trans-eurasiatico dell’Età del Bronzo asiatica e fornisce supporto per una migliore comprensione della formazione della proto-Via della seta.

Secondo Liangcheng Tan, l’insolito record di precipitazioni identificato in questo studio potrebbe anche contribuire a una migliore comprensione dei cambiamenti idroclimatici nell’Asia centrale, oltre a prevedere le tendenze future delle precipitazioni in questa regione ecologicamente vulnerabile.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

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