mercoledì, 11 Giugno 2025
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PREISTORICI MONUMENTI PASTORALI DELL’ARABIA NEOLITICA MOSTRANO LA RESILIENZA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

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Una nuova ricerca tenta di dimostrare come gli antichi pastori di 7.000 anni fa dell’Arabia meridionale abbiano modificato nel tempo la collocazione e la costruzione di particolari edifici e monumenti pastorali, di fronte alle forze ambientali e culturali.

In uno studio pubblicato sulla rivista PLOS One, un team internazionale di archeologi documenta come alcune strutture siano cambiate con il passaggio del clima da un ambiente umido a un deserto arido.

Le prime strutture pastorali costruite da gruppi umani e tribù numerose hanno subito una drastica contrazione a causa della dispersione delle popolazioni dovuta al clima sempre più secco: gruppi più piccoli, dunque, iniziarono a costruire di dimensioni ridotte ma più numerose e in diverse occasioni.

Secondo Joy McCorriston, autore principale dello studio e docente di antropologia presso la Ohio State University, i risultati dimostrano che i monumenti sono stati con una tecnologia flessibile che riflette la resilienza dei pastori del deserto di fronte ai cambiamenti climatici, con il ruolo fondamentale che queste strutture hanno avuto nella vita delle persone è rimasto costante, conservando la funzione di riferimento sociale nelle vite delle popolazioni locali.

McCorriston ritiene che man mano che questi gruppi diventavano più piccoli e più sparsi nel deserto, le interazioni delle persone con i monumenti consolidavano il senso di appartenenza a una società più ampia, in modo quasi inversamente proporzionale rispetto alle edificazioni iniziali.

Il team di ricerca ha analizzato 371 monumenti archeologici nell’arida regione del Dhofar, in Oman e i monumenti più antichi studiati risalgono a un periodo compreso tra 7500 e 6200 anni fa, nel periodo umido dell’Olocene, un periodo caratterizzato da precipitazioni superiori a quelle attuali nell’Arabia meridionale. I monumenti più recenti studiati sono stati creati tra il 1100 e il 750 a.C., quando la zona era ormai diventata un deserto.

Sebbene esempi della maggior parte dei monumenti e dei siti archeologici fossero già stati studiati e classificati in precedenza, la ricerca era in genere molto specifica, suddivisa per periodo e luogo: secondo McCorriston, lo studio realizzato è stato quello di dimostrare come tutti questi singoli monumenti facessero parte di una storia sociale più ampia, di come i monumenti siano cambiati con l’evolversi della vita delle persone nel corso di migliaia di anni.

I ricercatori hanno esaminato un set standard di osservazioni per tutti i monumenti e sviluppato un modello che potrebbe essere utilizzato anche in altri contesti e luoghi in tutto il mondo. Ad esempio, il modello potrebbe essere applicabile e adattabile per valutare la resilienza sociale in regioni come quella sahariana, mongola o le alte Ande.

Una delle misurazioni chiave effettuate dai ricercatori è stata il volume e le dimensioni delle pietre utilizzate nella costruzione dei monumenti. I monumenti neolitici più antichi oggetto dello studio erano dotati di piattaforme di fondazione che contenevano pietre più grandi. Erano le strutture pastorali più grandi studiati e furono costruite contemporaneamente.

McCorriston ritiene che per realizzare le strutture maggiori con le pietre più grandi occorrevano più persone per sollevarle. Questi grandi monumenti, dunque, potevano essere costruiti solo all’inizio, prima che la regione diventasse arida, quando i grandi gruppi umani potevano ancora riunirsi contemporaneamente e realizzare opere più complesse.

Alcuni di questi monumenti più grandi potevano ospitare grandi raduni di persone, dove potevano radunarsi numerose mandrie di bovini e celebrare sacrifici di animali e banchetti. Quando la regione divenne sempre più arida e non riusciva più a sostenere un gran numero di persone né a riunirsi, piccoli gruppi nsi staccarono e iniziarono a viaggiare molto, dirigendosi verso luoghi dove potevano trovare acqua e posti in cui far pascolare i loro animali.

I ricercatori hanno scoperto che in alcuni casi, quando è stato necessario costruire delle strutture pastorali per contenere delle sepolture, tendevano a essere strutture più piccole e a utilizzare pietre più piccole. Quelli che divennero più comuni furono i cosiddetti monumenti pastorali accrescitivi, che i gruppi umani costruivano nel corso del tempo, a volte nel corso di molti anni, anziché in un unico episodio, come i precedenti monumenti a piattaforma.

Un esempio di tali monumenti sono i triliti accrescitivi e il loro numero maggiore, insieme ai volumi lapidei più piccoli e a poche pietre pesanti, sono coerenti con monumenti costruiti nel tempo da gruppi più piccoli e dispersi in un’epoca di iper-aridità.

Questi monumenti pastorali accrescitivi fungevano da pietre di paragone, consentendo ai pastori di mantenere i legami e la resilienza sociale anche quando i loro spostamenti e le loro popolazioni diventavano più dispersi.

Secondo McCorriston, in molti casi, stavano costruendo un ricordo. Gli individui pastori arrivavano a un monumento e aggiungevano il loro pezzo, gesto che aiutava le persone a mantenere un senso di comunità, anche con coloro che vedevano raramente. Ad oggi è impossibile dire con precisione quali fossero i messaggi che i monumenti intendevano trasmettere ma sicuramente si voleva trasmettere un significato comprensibili ad altri che condividevano lo stesso contesto culturale.

È possibile, tuttavia, che alcuni monumenti siano stati costruiti per garantire ad altri utenti di una rete sociale l’accesso a importanti informazioni ambientali, man mano che queste arrivavano, come ad esempio, se avesse ha piovuto in quel posto l’anno precedente, se le capre avessero mangiato tutta l’erba e altro. I pastori usavano questa tecnologia per assorbire il rischio di trovarsi in un ambiente intrinsecamente variabile e rischioso e l’affidarsi a una rete sociale affidabile per lo scambio di bestiame, per trovare partner e materiali rari, come conchiglie, corniola, agata e metallo, era decisamente fondamentale.

Questo è uno dei punti chiave di quanto scoperto nella ricerca e il modello la dipendenza dai monumenti pastorali per preservare i legami e adattarsi socialmente in un mondo in continua evoluzione anche a causa dei cambiamenti climatici.

 

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Università Statale dell’Ohio

Penisola arabica

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