venerdì, 19 Aprile 2024
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PALMIRA, EBLA, NIMRUD. LA NUOVA PRIMAVERA! – prima parte –

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Nella primavera del 2015 un esercito di fanatici dell’isis (sempre e volutamente in minuscolo…) invade la culla delle antiche civiltà del Medio Oriente: Palmira, Ebla, Nimrud. Mete turistiche alla stregua dell’Acropoli di Atene cadono sotto il controllo dell’isis e il mondo assiste, senza speranza, all’annientamento di una parte importante della propria storia.

Mentre gli eserciti sono impegnati su diversi fronti, ladri e ribelli saccheggiano siti archeologici importantissimi, come Eblaabbandonata al proprio destino, ma anche Nimrud, l’antica capitale dell’impero assiro, e Palmira sorta oltre 4000 anni fa è conosciuta anche come la Venezia delle sabbie, di cui ho già parlato (clicca qui). L‘arte è vittima della guerra!

L’arte simboleggia l’autorità e il potere degli individui e questo è il motivo della sua importanza e la ragione per cui viene attaccata: così un esercito vittorioso può appropriarsi dei simboli del popolo che ha conquistato, facendoli propri o al contrario può modificarli o distruggerli. Per l’Occidente questo atteggiamento non è estraneo e per le più svariate ragioni politiche, religiose e soprattutto artistiche,,si è compiuto la stessa cosa.

Nel maggio 2015 le truppe dell’isis occupano ‘antica città romana di Palmira devastando, senza scrupoli, uno dei più importanti siti archeologici del mondo. Le devastazioni dell’Isis non vanno ricondotte ad un’unica ragione benché molti terroristi siano motivati dal credo religioso: credono che rimuovendo questi simboli si possa ritornare al VII secolo, all’epoca del profeta Maometto; ma molti hanno altri lo fanno a scopo di lucro, facendo a pezzi i manufatti antichi per venderli

La distruzione di monumenti e immagini da parte dell’Isis appartiene all’antica dottrina dell’iconoclastia, ovvero la pratica di distruggere ogni rappresentazione artistica dotata di significato simbolico. Le immagini sono il più potente degli strumenti poiché sono universali: una cultura basata sulla scrittura può essere compresa solo da coloro che parlano quella determinata lingua mentre le immagini possono viaggiare attraverso culture diverse e  perciò  molto più influenti dei testi scritti.

Uno dei primi esempi di iconoclastia religiosa risale all’Impero bizantino, tra l’VIII e il IX secolo. In questo periodo le immagini sacre vengono prese di mira dallo Stato ed eliminate da chiese, dimore e palazzi. L’iconoclastia ha una lunga tradizione iniziata con il Secondo comandamento della Bibbia ed è diventata una tradizione protestante, bizantina e anche cattolica. Ma la pratica di distruggere gli idoli e le icone delle altre culture è viva ancora oggi.

Durante la Riforma protestante del XVI secolo le 93 sculture della vita e dei miracoli della Vergine Maria nella Cappella mariana della Cattedrale di Ely, in Inghilterra, sono duramente colpite. 

Ma l’Occidente ha conosciuto anche esempi più recenti: ci sono molte analogie tra quello che l’isis sta facendo oggi e quello che ordina il ministro della propaganda nazista, Joseph Goebbels: la distruzione di manufatti ebrei, bolscevichi, comunisti o semplicemente non tedeschi o perché considerati troppo moderni o di gruppi etnici considerati inferiori ai nazisti, assistendo al ripudio di tutta l’arte non germanica.

Anche se la distruzione dell’arte ha origine antiche, solo oggi il patrimonio artistico mondiale può essere salvaguardato grazie anche alle nuove tecnologie: equipe di esperti italiani, con ampia esperienza nel restauro, grazie all’aiuto della stampa tridimensionale, di una scrupolosa ricerca, di documenti storici e materiali fotografici, è riuscita a riprodurre le copie perfette di tre colossali opere d’arte: gli Archivi Reali di Ebla, che hanno rivoluzionato la nostra  comprensione dell’antico vicino Oriente, la statua di un Lamassu di Nimrud , simbolo dell’apice dell’impero assiro, e una porzione del soffitto del tempio di Bel di Palmira, simbolo dell’internazionalità Dell’arte siriana,.

Il soffitto originale della sala

Il nostro patrimonio culturale i capolavori dell’arte hanno una grande rilevanza storica e  contemporaneamente possiedono un immenso potere di persuasione e seduzione: più un’immagine è riconoscibile e più la sua distruzione diventa indispensabile per affermare la supremazia culturale del potere dominante. Da un punto di vista politico. l’iconoclastia consiste nella distruzione delle raffigurazioni delle autorità del potere, che siano le immagini di un re o di un Dio, questi soggetti devono essere distrutti così da essere rimossi dalla memoria e dalla storia.

Dai primissimi esempi di iconoclastia, con le effigi delle dinastie precedenti rimosse dai faraoni egiziani, fino alla damnatio memoriae, la pratica con cui gli antichi romani cancellavano le immagini dei predecessori, la distruzione delle icone e dei simboli nella lotta per l’affermazione del potere hanno in origine motivazioni religiose che, però, diventano anche politiche! Ad esempio, quando l’Unione Sovietica si sfalda, si assiste alla distruzione delle immagini di Lenin e Stalin, simbolo della caduta di quell’impero; recentemente il caso più eclatante è stato la rimozione della statua di Saddam Hussein dal centro di Baghdad perpetrato con l’ausilio di un paese occidentale, gli Stati Uniti.

A sinistra, i nomi di Hatshepsut raschiati e cancellati; a destra, invece, quelli di Thutmosis III lasciati intatti – da Wikimedia

Con le sue politiche estremiste l’isis ha individuato un bersaglio perfetto in Palmira, modello di coesistenza civile e crocevia di culture e civiltà differenti. Il Tempio di Bel, costruito  2000 anni fa, era il monumento più famoso del Palmira  ed era visitato, fino allo scoppio della guerra in Siria nel 2011, da circa 150 mila turisti ogni anno e in quanto simbolo di tolleranza religiosa rappresentava un bersaglio perfetto per l’isis! Nel 2011 lo stato islamico ha quindi attaccato il patrimonio culturale siriano anche se la distruzione dei siti archeologici non ha nulla a che fare con l’Islam e le azioni dell’isis sono mosse e giustificate dalla falsificazione degli hadit, aneddoti e tradizioni che non sono parte integrante del Sacro Corano.

L’isis si serve di alcuni hadith , di alcuni passaggi, per giustificare il terrorismo e la distruzione di simboli e mausolei, chiese e monumenti, divulgando menzogne ideologiche  sulla storia dell’Islam, arrivando a negare l’importanza delle incredibili opere d’arte prodotte nel corso della storia dagli artisti islamici. Se pensiamo al periodo di espansione dell’Islam e al primo Califfato omayyade di Damasco e ne osserviamo i palazzi, vediamo che sono completamente decorati e pieni di dipinti e sculture; tuttavia la rappresentazione del profeta Maometto è sempre stata proibita, perciò si trovano immagini del profeta con il volto non raffigurato o coperto dalle fiamme.

La distruzione di statue, la distruzione di siti, la distruzione di immagini, sono gesti completamente agli antipodi rispetto alla normale visione dell’Islam. Proprio questa interpretazione distorta del Corano ha portato l’isis a distruggere uno dei più importanti tempi della storia, il Tempio di Bel a Palmira, un simbolo di tolleranza religiosa e sincretismo in una città che rappresentava un punto di incontro tra Oriente e Occidente.

Palmira, il Tempio di Bel, com’era…

Consacrato nel 32 a.C., il tempio del dio Bel, il padre degli dei nella mitologia mesopotamica, divenne il centro della vita religiosa di Palmira, che con il resto della regione professava credenze politeiste. Il tempio era uno dei più grandi della Siria: si tratta di un tempio orientale ma dalle fattezze elleniche e ricorda un tempio greco per il lungo ipogeo e il colonnato, ma se si scende nei particolari, emergono tutti i dettagli orientali tra cui l’ingresso nel lato più lungo, la parte alta delle Mura che presenta decorazioni simili alla ziggurat, caratterizzati da motivi floreali e geometrici.

Le esplosioni perpetrate dall’isis, dalle quali oggi restano solo due pilastri, hanno tentato di annientare l’idea di quella interazione cosmopolita in cui individui di credenze diverse potessero unirsi…

Sala dell’ala nord del Tempio di Bel

A Ferrara un’equipe di esperti restauratori e archeologi  ha deciso di ricostruire il soffitto di un ambiente del tempio per aiutare il pubblico a comprendere come la coesistenza civile in una zona multiculturale come il mediorente sia possibile e auspicabile. È stato deciso di ricostruire il soffitto di una sala dell’ala nord del Tempio di Bel: la sala è molto complessa perché oltre alle decorazioni floreali e geometriche, al centro è posto il dio Bel intorno al quale vi sono 6 stelle o i pianeti conosciuti a quel tempo, contornati dai segni astrali dello zodiaco.

I tecnici hanno iniziato col creare un modello 3D del soffitto partendo dalla cupola centrale che, però, è molto sbiadita e le figure non sono particolarmente chiare e visibili. E’ anche particolarmente difficile accedervi per ottenere una foto zenitale del soffitto dal basso. L’equipe di tecnici ha prodotto una stampa 3D di tutti i dettagli decorativi: la parte principale del soffitto è stata suddivisa in diverse sezioni, poi la cupola centrale è stata levigata prima di passare alla fase delicata della ricostruzione, il rivestimento. È stato fondamentale scegliere un tipo di pietra il più simile possibile alla pietra arenaria di Palmira. Dopo aver cosparso la base con il rivestimento, si è passata alla fase di invecchiamento con l’aggiunta di tutti i graffi, i segni e le macchie necessarie a rendere il manufatto il più autentico possibile.

Il manufatto realizzato esposto al Colosseo

Molti monumenti del sito sono in pessime condizioni e occorrerà tanto tempo per restaurarli o ricostruirli. Crimini come la distruzione del tempio di bel di Palmira non conosce confini geografici e la perdita di antichi siti culturali è un problema di tutti : l’Italia grazie una vasta esperienza nel campo del restauro ha deciso di intraprendere questo progetto e  sensibilizzare sull’importanza della conservazione del patrimonio culturale mondiale.

La campagna per riprodurre alcune delle opere distrutte dall’isis è stata meticolosa ed efficace. L’impegno assunto dalle istituzioni, anche con dimensioni economiche crescenti, dovrà riportare alla ricostruzione fisica di quei luoghi che sono la testimonianza della civiltà e della meraviglia che a tutti appartiene.

 

— CONTINUA —

 

Elaborato e riadattato da Daniele Mancini

fonte: Rinascere dalle distruzioni: Ebla, Nimrud, Palmira, di SkyArte

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