venerdì, 19 Aprile 2024
Pubblicazioni&StudiScoperte&SitiArcheologici

ORIGINE DEI FILISTEI DA STUDI SU DNA

Per leggere questo articolo occorrono 4 minuti

Un team internazionale, guidato da scienziati del Max Planck Institute for the Science of Human History e dal Leon Levy Expedition, ha recuperato e analizzato, per la prima volta, i dati sull’intero genoma di gruppi umani filistei vissuti durante l’Età del Bronzo e del Ferro (3600 – 2800 anni fa circa) nell’antica città portuale di Ashkelon, una delle principali città filistee durante l’età del ferro.

Il team ha scoperto che un antenato di origine europea sia stato introdotto ad Ashkelon nel periodo stimato dell’arrivo dei Filistei, suggerendo che gli antenati di questa popolazione ha migrato attraverso il Mediterraneo, raggiungendo Ashkelon all’inizio dell’Età del Ferro.

Questa componente genetica europea è stata successivamente diluita nel genoma levantino introdotto nei secoli successivi, suggerendo una miscela suggestiva tra popolazioni locali e straniere. Questi risultati, pubblicati sulla rivista Science Advances, sono un passo fondamentale verso la comprensione delle origini controverse dei Filistei.

I Filistei sono famosi per la loro apparizione nella Bibbia ebraica come nemici degli Israeliti. I testi antichi parlano poco delle origini filistee, a parte una menzione successiva che li indica provenire da “Caphtor“, il nome dell’Età del Bronzo per l’isola di Creta (Libro del Profeta Amos 9:7). 

Più di un secolo fa, gli egittologi proposero che un gruppo chiamato Peleset, riportato nei testi del tardo XII secolo a.C. egiziani, fosse lo stesso dei filistei biblici. Gli egiziani hanno affermato che il popolo Peleset abbia viaggiato dalle isole, attaccando quello che è oggi Cipro e le coste turche e siriane, tentando di invadere l’Egitto.

Queste iscrizioni geroglifiche furono la prima indicazione che la ricerca delle origini dei Filistei doveva essere concentrata nel tardo II millennio a.C.. Dal 1985 al 2006, la Leon Levy Expedition to Ashkelon, un progetto dell’Harvard Semitic Museum, iniziò la ricerca sulle origine dei Filistei proprio ad Ashkelon, una delle cinque città “filistee”, secondo la Bibbia ebraica.

Guidato dal suo fondatore, Lawrence E. Stager, e poi da Daniel M. Master, direttore della Leon Levy Expedition to Ashkelon, il team ha trovato le prove di sostanziali cambiamenti nei modi di vita durante il XII secolo a.C., collegabili all’arrivo dei filistei. Molti studiosi, tuttavia, hanno sostenuto che questi cambiamenti culturali erano semplicemente il risultato del commercio o dell’imitazione locale di stili stranieri e non il risultato di un movimento sostanziale di persone.

Questo nuovo studio rappresenta il culmine di oltre trent’anni di lavori archeologici e di ricerche genetiche che utilizzano tecnologie all’avanguardia, concludendo che l’avvento dei filistei nel Vicino oriente meridionale coinvolse un movimento di persone provenienti dall’Occidente, durante l’Età del Bronzo e del Ferro. 

I ricercatori hanno recuperato con successo i dati genomici dai resti di 10 individui che vivevano ad Ashkelon durante l’Età del Bronzo e del Ferro.  Questi dati hanno permesso di confrontare il DNA per determinare in che modo erano correlati i vari individui.

I ricercatori hanno scoperto che gli individui analizzati hanno avuto un antenato comune di origine locale ma che gli individui della prima Età del Ferro di Ashkelon avevano una componente ancestrale di provenienza europea, non presente nei predecessori dell’Età del Bronzo.


Michal Feldman, del Max Planck Institute for the Science of Human History, ritiene che questa distinzione genetica è dovuta al flusso genico di origine europea introdotto ad Ashkelon durante la fine dell’Età del Bronzo e l’inizio dell’Età del Ferro: un tempismo che collima con le stime sull’arrivo dei Filistei sulla costa del Vicino oriente. Un futuro campionamento potrebbe identificare, con maggiore precisione, le esatte popolazioni europee che hanno introdotto la loro componente genetica ad Ashkelon. 

Analizzando gli individui immediatamente successivi all’Età del Ferro, i ricercatori hanno scoperto che la componente europea non poteva più essere rintracciata, ormai diluita completamente nel pool genetico locale con predominanza levantina.

Questi dati, dunque, cominciano a colmare una lacuna temporale nella mappa genetica del Vicino oriente meridionale. Allo stesso tempo, con l’analisi genetica comparativa allargata del periodo preso in considerazione, si scopre che le caratteristiche culturali uniche della prima Età del Ferro si rispecchiano in una distinta composizione genetica dei primi popoli dell’Età del Ferro!

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

ondate migratorie; Ashkelon

Ciao! Lascia un commento o una tua considerazione. Grazie

error: Il contenuto è protetto!!