NUOVI STUDI SULLA “MINI ERA GLACIALE” DELLA TARDANTICHITA’ E LE SUE CONSEGUENZE
Secondo un nuovo studio, una “mini” era glaciale del VI secolo potrebbe essere stata la causa che avrebbe portato alla disintegrazione finale dell’Impero romano d’Occidente. Tra il 536 e il 547 d.C., tre distinte eruzioni vulcaniche generarono una quantità di cenere sufficiente a oscurare il sole per 200-300 anni, raffreddando la superficie terrestre di diversi gradi e, in Islanda, sono state trovate nuove tracce di questa mini era glaciale.
Studiando le rocce trasportate dagli iceberg dalla Groenlandia fino alla costa occidentale dell’Islanda, un team di ricercatori ha scoperto quella che ritengono essere un’ulteriore traccia della gravità di questa mini era glaciale. I loro risultati, pubblicati sulla rivista Geology, indicano che il prolungato raffreddamento fu un fattore chiave per il declino dell’Impero Romano d’Occidente, sebbene non tutti gli storici siano concordi.
La data esatta della caduta dell’Impero Romano d’Occidente è oggetto di dibattito: alcuni sostengono che sia avvenuta nel 410 d.C. con il Sacco di Roma da parte dei Visigoti, mentre altri la collocano nel 476 d.C., con l’abdicazione dell’ultimo imperatore romano d’occidente Romolo Augustolo. Tuttavia, il clima più freddo causato dalla mini era glaciale potrebbe aver ulteriormente messo a dura prova l’instabile regione dopo la sua caduta, alimentando le migrazioni di massa che si verificarono in quel periodo, secondo gli autori dello studio.
Secondo Christopher Spencer, autore principale dello studio e docente associato di “Tectonochemistry and Geodynamics” alla Queen’s University di Kingston, Ontario, i significativi cambiamenti ambientali e climatici potrebbero aver influenzato le migrazioni, in particolare nelle aree vulnerabili a fallimenti dei raccolti e carestie: la combinazione di questi fattori di stress potrebbe aver esacerbato le pressioni sociali già presenti in quel periodo, contribuendo alla disintegrazione finale dell’impero.
Crisi economica, corruzione governativa, pandemia, guerra civile, invasioni, religione: le cause della caduta dell’Impero Romano sono complesse, interconnesse e innumerevoli. Nel 1984, lo storico tedesco Alexander Demandt compilò un ironico elenco di 210 ragioni alla base del declino dell’impero.
Nel 2016, un articolo pubblicato su Nature Geoscience ha utilizzato i dati raccolti dalle analisi dendrocronologiche sugli anelli degli alberi per ipotizzare un cambiamento climatico come fattore chiave nella caduta di Roma, ovvero una “Piccola Era Glaciale Tardoantica” causata dall’attività vulcanica.
La teoria è apparentemente supportata da documenti storici. Lo storico bizantino Procopio di Cesarea descrisse un cielo senza sole come “un presagio di grande terrore” proprio nell’anno 536, preceduto da lamentele per il freddo insolito e i cattivi raccolti, tanto che “non mancarono tra gli uomini né guerre né pestilenze né alcunché che portasse morte”.
Questo cambiamento climatico è stato avvertito in tutto il mondo, essendo stato collegato a eventi storici che includono il crollo della Dinastia Wei settentrionale in Cina, il declino di Teotihuacan in Messico e la peste di Giustiniano nell’Impero romano d’Oriente.
Il collegamento del nuovo studio con quegli anni tumultuosi è iniziato in modo marginale, dopo che i ricercatori che lo hanno promosso hanno utilizzato immagini satellitari per scoprire che un terrazzo di spiaggia rialzata sulla costa occidentale dell’Islanda era insolitamente di colore bianco rispetto ai suoi vicini neri di basalto.
Il team ha esplorato la spiaggia e ha trovato diverse rocce granitiche insolite su uno strato della spiaggia, datandolo tra il 500 e il 700 d.C. Dopo aver frantumato un campione di rocce e aver sottoposto ad analisi chimica i cristalli di zircone rinvenuti al loro interno, i ricercatori hanno individuato l’origine delle rocce in Groenlandia, a circa 285 chilometri di distanza nella sua distanza più breve.
Secondo Spencer, lo spostamento di frammenti di roccia dalla Groenlandia all’Islanda è dovuto principalmente al fenomeno del rafting sui ghiacci, un processo in cui gli iceberg, carichi di detriti provenienti dai ghiacciai, vengono trasportati attraverso l’oceano dalle correnti.
Se quando si formò questo strato di spiaggia un gran numero di iceberg della Groenlandia si stavano spostando verso l’Islanda, i ricercatorii suggeriscono che ciò potrebbe contribuire a dimostrare una Piccola glaciazione tardoantica, in particolare una glaciazione che fu abbastanza intensa da avere ripercussioni sull’Impero romano d’Occidente in declino.
Con l’espansione dei ghiacciai della Groenlandia durante la Piccola Era Glaciale Tardoantica, grandi quantità di detriti furono intrappolate nel ghiaccio e, osserva Spencer, gli iceberg si staccarono dalla calotta glaciale della Groenlandia e furono trasportati dalle correnti della Groenlandia orientale e dell’Islanda orientale, depositando infine questi frammenti di roccia sulla costa islandese quando gli iceberg si sciolsero.
Tuttavia, i ricercatori hanno sottolineato che questa mini era glaciale si è verificata quando l’Impero Romano d’Occidente era già in decadenza. L’evento è posteriore a gran parte della caduta dell’impero: l’ultimo imperatore romano d’Occidente, Romolo Augustolo, fu deposto 60 anni prima dell’ondata di freddo, e Roma fu saccheggiata da Goti e Vandali e il suo esercito sconfitto ad Adrianopoli molti anni prima.
Detto questo, è possibile che la mini era glaciale abbia impedito a Roma di riprendersi, come era accaduto in precedenza, ha affermato Shane Bobrycki , docente associato di storia all’Università dell’Iowa. Secondo Bobrycki, Roma aveva affrontato crisi quasi esistenziali nel III secolo e ne era uscita nel IV; quindi, il ruolo decisivo della Piccola Glaciazione tardoantica (e forse della peste) fu quello di smorzare il ritorno di conquista di Giustiniano.
Secondo Bobrycki, sebbene il cambiamento climatico abbia giocato “un ruolo importante” nel determinare i cambiamenti tra il periodo romano e quello altomedievale nell’Europa occidentale, la relazione causale è tutt’altro che chiara. E la migrazione allora, proprio come oggi, “è sempre multifattoriale” e suddivisa tra complessi fattori di spinta e di attrazione.
Tuttavia, comprendere gli effetti della mini era glaciale sull’Impero romano d’Occidente potrebbe far luce su come il cambiamento climatico antropogenico influenzerà il nostro mondo globalizzato, rendendo fondamentale comprendere come questi eventi si sono svolti in passato; secondo Spencer, l’impatto del cambiamento climatico, in realtà un enorme complesso di fenomeni, che opera su una scala che la mente umana fatica a comprendere, sarà probabilmente tanto vasto quanto imprevedibile e la storia della Piccola Era Glaciale tardoantica induca a non sottovalutare la capacità del cambiamento climatico di rimodellare la storia.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Tectonochemistry and Geodynamics at Queen’s University
Le tue “lettere aperte” o notizie storiche sono sempre piacevolissime da leggere e una pennellata di cultura. Grazie, Roberto
Caro Roberto, è un piacere ricevere questi giudizi. Grazie per leggermi! Resta collegato al blog! Grazie ancora