giovedì, 28 Marzo 2024
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MASADA, UN’ANTICA STORIA DI RESISTENZA

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Nel 1983 rimasi impressionato e affascinato da una miniserie televisiva dal titolo Masada e, dopo qualche ricerca, ho il piacere di raccontarvi di come siano andate veramente le cose. Buona lettura.


Masada è un’icona della resistenza ebraica all’Impero romano, ma la storia di Masada, del suicidio di massa della popolazione per non capitolare all’egemonia romana, si è rivelata falsa, non suffragata pienamente. dalle fonti archeologiche.

Ogni studente israeliano conosce ed è orgoglioso della storia di come gli ebrei si siano ribellati ai Romani e si siano asserragliati nella fortezza di Masada, fatta erigere da Erode il Grande. Dalle fonti storiche, sembrerebbe che abbiano optato per il suicidio di massa, uccidendo se stessi e le loro famiglie per evitare la cattura e l’umiliazione che avrebbero loro inflitto le forze dell’imperatore Vespasiano.

La storia dell’assedio di Masada è stata riportata da Joseph ben Matityahu, meglio noto come Giuseppe Flavio: dapprima comandante della grande rivolta ebraica che ha avuto inizio nel 67 d.C., poi trasformato nel miglior mezzo di propaganda romana tra gli Ebrei, divenendo consigliere del futuro imperatore Vespasiano.

Secondo Giuseppe Flavio, Elazar ben Yair, uno dei capi ribelli, ha così parlato ai suoi concittadini: “Già da molto tempo decisi di non essere servo dei Romani, né di alcun altro se non Dio stesso, che è il solo e vero Signore del genere umano. Il tempo è ora giunto e ci obbliga a prendere questa soluzione. Siamo stati i primi a ribellarci e saremo gli ultimi a morire contro di loro e dobbiamo essere grati a Dio per il favore che ci ha concesso: è ancora in nostro potere morire con coraggio e in libertà”.

Nel suo resoconto  in Guerra Giudaica (Bellum iudaicum), Giuseppe Flavio ha affermato che la fortezza di Masada è stata popolata da  967 persone: tutti hanno condotto una campagna di guerriglia contro i Romani ma nel 73 d.C., con la distruzione di Gerusalemme ormai avvenuta (70 d.C., ndr) e la guerra vinta, il senatore Lucio Flavio ​​Silva e le sue legioni sono arrivati a Masada per completare la vittoria.

Secondo la storia o la leggenda, morire liberi piuttosto che vivere come schiavi è stata la principale prerogativa dei “967”: gli intraprendenti difensori della città uccisero dapprima tutti i membri delle loro famiglie e poi hanno estratto a sorte chi avrebbe ucciso gli ultimi commilitoni. Solo due donne e cinque bambini sarebbero sopravvissuti, nascondendosi.

Il generale e archeologo Yigael Yadin, ormai passato a miglior vita, negli scavi condotti presso la fortezza nel 1963, ha ritenuto che le testimonianze archeologiche supportino Giuseppe Flavio. Nonostante l’accettazione del dato archeologico, tra gli studiosi israeliani non tutti sono d’accordo. Gli scavi di Yadin hanno prodotto poco materiale archeologico per corroborare, o negare, il resoconto dell’assedio narrato da Giuseppe Flavio e i reperti rinvenuti restano aperti alle varie interpretazione.

Gli archeologi  della Hebrew University of Jerusalem non sono soddisfatti da quanto poco rinvenuto negli scavi e non riescono a confermare la versione di Giuseppe Flavio e sembra che Yadin, nel suo libro “Masada. La fortezza di Erode e l’ultima difesa degli Zeloti“, del 1968, abbia modificato le sue conclusioni per sostenere la versione dello scrittore ebraico-romano.

Tra i reperti rinvenuti da Yadin si enumerano rotoli di papiro, ceramiche, abiti, tra cui un sandalo, armi (che includono punte di freccia e pietre per fionda) e monete ebraiche che risalgono fino all’anno dell’assedio. Quello che, ovviamente, questi elementi non provano, è quello che è successo a Masada nel 73 d.C.

La rampa romana – Foto Dan Lundberg

Haim Goldfus, professore alla Ben Gurion University of the Negev, ha messo in dubbio l’esistenza di un assedio perché non ci sono prove effettive. Ma a tutti sono visibili le tracce della “rampa romana” che avrebbero permesso ai soldati romani di posizionare un ariete per sfondare le massicce mura di pietra della fortezza. Secondo Goldfus la “rampa” è troppo stretta e piccola e non avrebbe potuto essere usata dall’esercito romano per posizionare un ariete e alla luce degli scarsi reperti romani rinvenuti nella zona, sembra che non ci siano state tracce di battaglia.

Altri studiosi sono a favore della tradizione: Jonathon Roth, della San Jose State University, in California, ritiene che un assedio ha avuto luogo e la presenza di una alta base rocciosa abbia stimolato i Romani a usarla per la loro costruzione, che sarebbe stato in grado di esser pronta tra le quattro e le sei settimane. L’assedio sarebbe finita in pochi giorni.

Uno degli ostraka rinvenuti – Foto Alex Levac

Dagli scavi di Yadin sono venuti fuori anche 11 frammenti di ostraka, ognuno con incisi un nome e “Ben Yair” è stato uno di quei nomi: è l’evidenza che ha portato Yadin e altri studiosi successivi a concludere che questi siano stati gli elementi materiali utilizzati dai difensori per determinare chi avrebbe ucciso gli altri. Nel racconto di Giuseppe Flavio gli uomini sarebbero stati dieci e non undici.. La presenza degli ostraka apre la luce a diverse interpretazioni: secondo Yadin sarebbero serviti per uccidere gli altri; ma avrebbero potuto essere anche come una sorta di lotteria per chi avrebbe dovuto compiere altre missioni o, addirittura, sarebbero serviti quali elementi di un gioco di sciarada tra amici…

Giuseppe Flavio ha indicato in 967 il numero di abitanti la forteza di Masada: ma gli archeologi hanno scoperto solo gli scheletri di 28 corpi, di cui solo tre rinvenuti nel palazzo indicato da Giuseppe Flavio per l’omicidio/suicidio di massa.

Se la depredazione di animali selvatici e il trascorrere del tempo potrebbero spiegare il motivo per cui non sono stati rinvenuti i resti dei corpi, ad oggi non risultano tracce di eventuali altri organismi. I corpi mancanti gettano ulteriori dubbi sulla considerazione di Giuseppe Flavio circa il suicidio di massa e il professor Jerome Murphy-O’Connor, dell’Ecole Biblique, abbraccia pienamente questa teoria.

Il professor Yadin ha pensato che i resti dovevano essere degli ultimi difensori di Masada e che i tre trovati insieme, siano i membri di della famiglia dell’ultimo guerriero che ha ucciso i suoi uomini e la sua famiglia, prima di togliersi la vita lui stesso. Yadin basa la sua interpretazione anche sui resti di armature trovate nelle vicinanze, come Richard Monastersky ha scritto nel 2002.

Un ambiente della fortezza – Foto Ilan Assayang

Un antropologo del team di scavo ha stimato che dei tre corpi rinvenuti nell’ambiente, l’uomo è tra i 20 e i 22 anni, la donna tra il 17 e i 18, mentre il bambino 11 o 12 anni. Mentre l’uomo e la donna avrebbe potuto essere una coppia di sposi, il bambino non avrebbe potuto essere il loro figlio. Gli altri 25 corpi sono stati trovati in una grotta, che non è menzionata nel racconto di Giuseppe Flavio. Shay Cohen, professore di letteratura ebraica e filosofia presso la Harvard University, sospetta che questi fossero i resti degli ebrei  che si siano nascosti dai Romani, ma non abbastanza bene, e siano stati uccisi.

Joseph Zias, del Jerusalem’s Rockefeller Museum, suggerisce un’altra possibilità. Egli ritiene che i resti potrebbero essere di alcuni soldati romani. Questa tesi si si adatterebbe con l’ammissione di Yadin in cui afferma di aver trovato ossa di maiali con i resti umani. Zias ricorda che i Romani non avrebbero avuti vincoli religiosi a cibarsi dei maiali o a sacrificarli durante le sepolture. La Legio X Fretensis, che ha condotto l’assedio, aveva anche un cinghiale come uno dei loro emblemi.

Quattordici degli scheletri trovati nella grotta sono riferibili a maschi adulti. Sei di loro, di età compresa tra i 35-50 anni e dal fisico nettamente diverso dal resto. Il professor Ben Yehuda Monastersky pone il dubbio che alcuni dei corpi rinvenuti appartengano ai soldati romani che potrebbe essere stati uccisi durante il combattimento per la presa della fortezza o potrebbero essere stati parte della forza di occupazione lasciata dopo l’assedio.

La questione di quanto sia accaduto ai rimanenti difensori ebrei, purtroppo, è ancora senza risposta: se alcuni dei pochi corpi appartenevano ai Romani, uccisi nella lotta per la fortezza di Masada o in altro modo, la storia del suicidio di massa diventa più discutibile.

Daniele Mancini

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